Attentati in Afghanistan © APAfghanistan in lutto dopo gli attentati terroristici del 6 dicembre scorso a Kabul e a Mazar-e-Sharif. Attacchi in cui sono rimasti coinvolte centinaia di persone tra morti e feriti.

I terroristi hanno voluto colpire la popolazione di etnia sciita, minoranza nel Paese asiatico. Le vittime sono per lo più  fedeli, molti dei quali donne e bambini. Gli attentati sono stati infatti, compiuti nel giorno in cui si celebrava il giorno sacro per gli sciiti, quello dell’Ashura. Si tratta dell’annuale festa sciita che celebra il martirio dell’imam Hussein, nipote del profeta Maometto, e dei suoi seguaci nella battaglia di Kerbala, in Iraq, nell’anno 680. Un martirio che avvenne il 10 del mese di muharram, il primo del calendario islamico. Gli sciiti celebrano l’evento con il lutto che dura 40 giorni. Fino al 2001 in Afghanistan non era consentito agli sciiti di celebrare l’Ashura in pubblico.

Il più grave degli attentati si è verificato al santuario di Abu Fazal a Kabul. Un uomo bomba si è fatto saltate davanti al luogo di culto che ospita la tomba dell’imam sciita Abul Fazal. L’esplosione ha causato la morte di 59 fedeli e il ferimento di altri 170. Mentre, a Mazar-e-Sharif a saltare in aria è stata una bicicletta-bomba che per fortuna ha provocato solo poche vittime. Gli attentati sono stati duramente condannati dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dalla comunità internazionale. Gli stessi Talebani afghani hanno preso le distanze dalla carneficina bollandola come ‘disumana’. Appare  però, difficile credere che i Talebani siano del tutto estranei ai fatti accaduti. Il governo di Kabul ha subito puntato il dito contro gli estremisti sunniti pachistani che negli anni si sono resi responsabili dell’assassinio di migliaia di civili sciiti in quel Paese.

La conferma è poi, giunta con la rivendicazione del gruppo jihadista pakistano anti sciita dei ‘Lashkar-i-Jhangvi’. Le autorità afghane ha comunque sollecitato il governo di Islamabad ad investigare in merito e a colpire i responsabili della strage. Islamabad ha però, chiesto a Kabul di fornire prove a supporto della sua tesi. Le relazioni diplomatiche tra i due Paesi sono già abbastanza tese e questi ultimi avvenimenti non giovano certo alla riconciliazione. Le autorità di Islamabad hanno boicottato la Conferenza internazionale di Bonn rendendola di fatto inutile per l’assenza di uno dei fondamentali protagonisti, insieme ai Talebani, per favorire il processo di pace e la riconciliazione politica in Afghanistan. Un atto compiuto come protesta per l’attacco aereo della Nato che, il 26 novembre scorso, ha ucciso per errore 25 soldati pakistani.

Per l’Afghanistan è la prima volta che si verifica una carneficina del genere e che vede colpita la minoranza sciita del Paese. La gravità del momento si legge anche nel fatto che il presidente afghano, Hamid Karzai è rientrato in anticipo dal suo viaggio all’estero. Dopo aver partecipato proprio alla conferenza internazionale  sull’Afghanistan a Bonn in Germania, dove si è discusso appunto sul futuro del Paese asiatico dopo il ritiro delle truppe internazionali della Nato nel 2014, Karzai doveva recarsi in visita ufficiale anche nel Regno Unito. Tornato in patria il presidente afghano ha subito convocato una riunione di emergenza con i responsabili della sicurezza afghana. E’ opinione comune che l’obiettivo dei fondamentalisti sia quello di scatenare nel Paese asiatico la stessa violenza settaria che si registra da anni in Iraq e in Pakistan. Inoltre, in questo periodo i ‘Lashkar-i-Jhangvi’ starebbero cercando di accreditarsi nella galassia degli ultra-fondamentalisti sunniti, per cui cercano in ogni modo di mostrare come sia accresciuta la loro forza operativa. Qualcuno ha poi, anche non escluso la possibilità che vi sia un’impronta istituzionale dietro a questi attentati. Il riferimento, anche se non esplicito, è al fatto che esistono dei legami tra l’intelligence pachistana e i Lashkar-i-Jhangvi a loro volta legati strettamente ai talebani pachistani dei ‘Tehreek-i-Taliban’. La pista pakistana è stata quella immediatamente seguita anche perchè sembra che l’attentatore suicida di Kabul sia un uomo originario
del Kurram. Si tratta di una delle aree tribali semi-autonome situata nella parte nord-occidentale del Pakistan al confine con l’Afghanistan.

Ferdinando Pelliccia