In Russia il popolo ha  sollevato la testa e protesta contro l’esito delle elezioni parlamentari svoltesi il 4 dicembre scorso. Un Paese intero  protesta. A migliaia hanno affollato le piazze e continuano a farlo chiedendo l’annullamento del voto del 4 dicembre macchiato da sospetti e
denunce di brogli e irregolarità. Il popolo russo sta dimostrando di non aver più paura e mette in discussione la regolarità del voto dopo le denunce di violazioni nelle procedure elettorali. Osservatori internazionali e indipendenti hanno infatti, parlato di migliaia di episodi di irregolarità in tutto il Paese a favore del partito di governo e uscito vincitore dalle urne, ‘Russia Unita’.

Le autorità russe però, nel tentativo di sminuire la portata dell’evento, afferma che i brogli denunciati dall’opposizione riguardino solo un numero molto esiguo di schede, si tratta dello 0,5% del numero totale di schede votate. Pertanto, non possono certamente mettere in discussione i risultati finali del voto. In base a ciò per il Procuratore generale, Iuri Caika non vi sono ragioni valide per annullare i risultati del voto del 4 dicembre. Mentre, laCommissione Elettorale Centrale, Cec, ha respinto la richiesta di rimozione del suo presidente, Vladimir Churov presentata dai due rappresentanti comunisti della commissione stessa.  Lo scorso  9 dicembre la Cec, nonostante le proteste dilaganti nel Paese, ha ufficializzato l’esito del voto.

Segnali questi che i risultati delle contestate elezioni legislative in Russia non cambieranno nonostante le massicce proteste di piazza. Contestazioni che in Russia però, cominciano comunque a sortire il loro effetto e si stanno trasformando in una protesta anti Putin e nel risveglio della società civile russa. Una società che si sta risvegliando, ma che non vuole spargimenti di sangue o cambi violenti del potere, ma solo vedersi riconosciuti i propri diritti costituzionali come quello di voto e di assemblea.

I risultati del voto hanno decretato la vittoria di ‘Russia Unita’, il partito di Vladimir Putin, che ha ottenuto 238 seggi su 450 alla Duma, la camera bassa del Parlamento russo, meno 77 rispetto alle precedenti elezioni. Secondo i dati forniti sul voto del 4 dicembre al Partito comunista sono andati invece, 92 seggi, mentre 64 a Russia Giusta e 56 al Partito Liberal Democratico, Ldpr. Diffusi anche i dati dell’affluenza
che è stata del 60,21%.

Un risultato che comunque indica che il  partito putiniano ‘Russia Unita’ e il suo stesso leader stanno perdendo consensi. Certamente questo non influirà sull’esito delle presidenziali di marzo, nelle quali il candidato favorito è Vladimir Putin però, di certo fa accendere un campanello di allarme. Un segnale evidentemente raccolto in quanto oggi, dopo le manifestazioni contro dei giorni scorsi, a scendere in piazza sono stati i sostenitori del presidente Dmitry Medvedev e del premier Putin. In piazza sono scesi i membri di Russia Unita, ma soprattutto i giovani di varie organizzazioni filo-Cremlino, tra cui i Nashi, Rossiya Molodaya e Stal.

Sempre oggi è giunto anche l’annuncio che il magnate russo, Mikhail Prokhorov, si candiderà alle presidenziali di marzo. Mentre, il presidente
Dmitri Medvedev ha chiesto un’indagine su tutte le denunce di brogli avvenute durante le legislative del 4 dicembre.

Il 10 dicembre scorso in Russia si è tenuta la più grande manifestazione antigovernativa post comunista e dei 12 anni dell’era Putin. Si è manifestato in oltre 80 città del Paese. Però, quella più importante è stata la manifestazione di Mosca convocata via social network e che ha raccolto oltre 40mila adesioni on line nonostante il disturbo venuto da hacker ‘governativi’. In piazza sono però, confluite almeno 50mila
persone, mentre in tutta la Russia la protesta avrebbe chiamato a raccolta lmeno 150mila manifestanti. A gran voce e a testa alta hanno chiesto l’annullamento el voto legislativo del 4 dicembre, nuove elezioni veramente democratiche, un’inchiesta u tutte le denunce di brogli con l’assunzione di provvedimenti punitivi per i esponsabili, le dimissioni di Vladimir Churov presidente della Cec, e la liberazione di tutti i prigionieri ‘politici’. Sono infatti, ancora n carcere i manifestanti arrestati nel corso della settimana di protesta a Mosca e in altre città russe. Tra i fermati, anche il blogger Alexei Navalny e Ilya Yashin, leader di un movimento dell’opposizione, che sono stati condannati a 15 giorni di carcere per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Nel caso in cui tutte le richieste, contenute in una risoluzione, non saranno accolte, gli organizzatori della protesta hanno promesso che scenderanno ancora a manifestare in piazza il 24 dicembre prossimo. Ai manifestanti sono stati distribuiti fiori bianchi, mentre altri mostravano
nastri e palloncini bianchi. Il colore bianco è quello scelto dal popolo anti-Putin

Il potere ha cercato finora di minimizzare la situazione e puntare il dito contro colpevoli stranieri, come gli USA, che Putin, nei giorni scorsi, aveva accusato di fomentare la protesta. Specie dopo le preoccupazione e dubbi sulla correttezza del voto espressi dal segretario di Stato americano,  Hillary Clinton.

Da Russia Unita, il partito di governo, è arrivata invece, una risposta alle manifestazioni di protesta che sono state definite delle provocazioni
dell’opposizione che non ha accettato i risultati delle elezioni ed ha incitato la gente a scendere in piazza.

Il presidente Medvedev ha espresso invece, apertamente il suo dissenso nei confronti dei manifestanti commentando le manifestazioni di
protesta sul suo profilo di Facebook. “Non sono d’accordo con gli slogan e le dichiarazioni della protesta”. Il capo dello stato russo ha anche respinto le accuse di brogli elettorali formulate dall’opposizione.

L’opposizione però, forte del sostegno popolare non molla.

Ferdinando Pelliccia