Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon © un.orgStamani a Mogadiscio è giunta in visita una delegazione delle Nazioni Uniti.Un evento che avrebbe potuto non avere nulla di eccezionale se non fosse stato per il fatto che a guidarla vi era  il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon in persona.

 

Un arrivo inaspettato in quanto non annunciato per motivi di sicurezza.A ricalcare poi, l’eccezionalità dell’evento il fatto che si tratta della prima volta di un numero uno del Palazzo di Vetro di New York nella capitale somala. Il significato di questa visita assume una valenza importante. Ban Ki-moon giunge nella capitale somala in un momento di grande difficoltà per il debole governo federale di transizione somalo, Tfg, sostenuto dalla comunità internazionale, ONU in testa.
Un governo che ha fallito su tutti i fronti ed ha perso il controllo di gran parte del Paese del Corno D’Africa. Non riesce nemmeno a mantenere il controllo totale della capitale Mogadiscio. La città è sempre di più un campo di battaglia su cui si affrontano, in violenti e sanguinosi scontri, le milizie islamiche filo al Qaeda degli Imaarah Islamiya, la nuova denominazione assunta da pochi giorni dagli al-Shabaab, e le ‘scalcinate’ truppe governative somale appoggiate dai caschi verdi della missione di Peacekeeping dell’Unione africana, Ua, in Somalia, la Amisom. Proprio questi ultimi garantiscono la ‘sopravvivenza’ del Tfg.  Infatti, finora ogni tentativo dei ribelli islamici, che controllano circa il 70 per cento del territorio somalo, di dare la spallata finale al governo di Mogadiscio è fallito grazie ai caschi verdi dell’Amisom. Mogadiscio, da qualche mese è anche scossa da attentati terroristi e attacchi suicidi. Dopo che i mujahideen somali si sono resi conto che era vano ogni tentativo di affrontare frontalmente gli ‘stranieri’, come chiamano quelli dell’Ua, nell’agosto scorso hanno abbandonato le loro posizioni in città per avviare una nuova strategia, quella della guerriglia.
La visita di Ban Ki-moon serve proprio a dare loro maggior impulso nel sostegno al governo somalo di Mogadiscio. Il primo atto compiuto infatti, dal segretario generale dell’ONU, dopo essere giunto nella capitale del Paese del Corno D’Africa, è stato quello visitare la base dell’Amisom situata nei pressi dell’aeroporto.
Ban, accompagnato dal primo ministro somalo, Abdiweli Mohamed Ali si è poi, recato a Villa Somalia, la residenza presidenziale, per incontrate il presidente somalo, Sharif Sheikh Ahmed.
Il numero uno dell’ONU intervenendo ad un incontro con i giornalisti ha invitato i miliziani islamici, che sono dal 2007 la spina nel fianco del Tfg, a partecipare al processo di pace avviato nel Paese africano.  Un processo di pace che è fortemente messo di nuovo in discussione dall’intransigenza dimostrata, armi in mano, dai miliziani islamici degli Imaarah Islamiya.

Di recente la comunità internazionale ha anche approvato una tabella di marcia per questo processo. Si trattava di una sorta di roadmap che si basa sul sostegno, principalmente economico come sempre, alle istituzioni federali transitorie somale allo scopo di ristabilire le condizioni di legalità nel Paese africano. L’attuale governo federale di transizione somalo, non è infatti un governo eletto dal popolo somalo, ma voluto dalla comunità internazionale, USA in testa, che nel 2004, a fronte di un enorme gettito di denaro, l’ha posto a guidare il processo di pace in Somalia. Un processo che dava mandato del TFG  di riconciliare il Paese del Corno D’Africa, scrivere una nuova costituzione e organizzare elezioni democratiche. Nulla di tutto questo è avvenuto.
Il mandato è anche scaduto la fine dello scorso mese di agosto. Però,  come sempre ha prevalso l’ ‘interesse’ a voler riportare la pace in Somalia, e questo mandato è stato  prorogato per altri 12 mesi,  fino al 20 agosto 2012.

Ferdinando Pelliccia