La moda in borsa

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Ecco lo studio su La Moda in Borsa nel 2011 svolta da Panbianco, nota società di analisi e consulenza del settore lusso. Dopo l’annus horribilis 2008 le azioni della moda e del lusso raccolte nell’indice Pambianco Fashion Europe, hanno avuto una crescita molto sostenuta nei due anni a venire, rispettivamente del 32% nel 2009, e del 34,3% nel 2010. Non è stato però cosi per questo 2011, anno in cui l’indice ha chiuso con un -8,1%, sottoperformando l’indice FTSE 100, che invece si è attestato ad un -5,6%. Dal 2000 a oggi le azioni della moda e del lusso in Europa hanno sempre fatto meglio del mercato, eccezion fatta per due anni: questo appena concluso e il 2004, dove erano cresciute solo del 6,8% contro il 9,9% dell’indice generalista. In realtà fino a luglio anche l’indice Europeo era in territorio positivo e con una performance migliore rispetto al FTSE 100, ma la crisi dell’Euro scoppiata ad agosto ha cambiato le carte in tavola trascinando al ribasso anche i titoli della moda e del lusso, con poche eccezioni e nonostante molti di essi continuassero a registrare fatturati e utili record, trascinati dalle vendite nei paesi emergenti, Cina in primis.  Diversa è la situazione negli USA dove invece anche il 2011 si chiude positivamente per le azioni della moda e del lusso: l’indice Pambianco Fashion USA registra comunque un +11,5%, sovraperformando in questo caso l’indice Dow Jones, che chiude l’anno con un +5,5%.

 

DELISTING MA ANCHE IPO

Cambia anche la fisionomia dei listini. A Milano vengono delistate Bulgari, acquisita da LVMH a € 12,25 per azione e Coin, acquisita da BC Partners a € 6,5 per azione. A Milano è però sbarcata Salvatore Ferravamo che, collocata a € 9 per azione a giugno, chiude l’anno con un +13,1%.  A fare maggior scalpore sono però state le IPO su Hong Kong, segno eclatante dell’inesorabile spostamento del baricentro del lusso verso l’Asia. Samsonite a giugno, Prada a luglio e Coach (già quotata anche a New York) a dicembre sono sbarcate sul listino, anche se per il momento, con performance non brillantissime:

Samsonite perde infatti il 16% e Prada l’11% dal prezzo di quotazione. Si modifica anche il campione americano con il delisting di Timberland, acquisita da VF Corporation. L’Opa

condotta da VF a giugno è stata realizzata ad un prezzo di $ 43 ad azione, con un premio del 43% sul prezzo di chiusura del giorno precedente. A dicembre è invece stato il momento dell’IPO di Michael Kors. quotato a $ 20 per azione, che ha chiuso l’anno con un +36%.

 

MULBERRY ED HERMES GLI “ANTICRISI”

Premio come miglior azione del 2011 in Europa va a Mulberry che regala ai suoi azionisti un +63%. L’Azienda di pelletteria inglese ha chiuso il 2011 con una crescita record: il fatturato è passato da 72,1 a 121,6 milioni di sterline, l’utile operativo da 4,9 a 23 milioni e l’utile per azione da £ 5,2 a £ 29,8. Medaglia d’argento alla solita Hermes, che chiude il 2011 con un +47%. Già nel 2008, quando i listini erano crollati, il titolo della maison francese era stato l’unico a chiudere in positivo. La performance fatta registrare

quest’anno è dovuta da una parte agli ennesimi numeri “record” con una crescita del fatturato nei primi 9 mesi del 2011 del 20,2% a quota € 1,989 miliardi. Dall’altra all’appeal sempre più speculativo dovuto al rastrellamento in corso delle azioni da parte di LVMH che ormai detiene, con una partecipazione di circa il 22,3%, quasi tutto il flottante.

Bene anche le italiane Caleffi (+41,1%) e Aeffe (+20,4%). L’Azienda di biancheria per la casa festeggia l’importate accordo di licenza con Roberto Cavalli, mentre il gruppo di abbigliamento guidato da Massimo Ferretti inizia a risalire la china grazie ai numeri del 2011 e alle buone previsioni per il 2012.

 

I PEGGIORI SONO A PIAZZA AFFARI

La maglia nera del 2011 va purtroppo a 4 titoli di Piazza Affari. Safilo è la peggiore con un -63,3%. A pesare sull’Azienda di occhialeria soprattutto il mancato rinnovo della licenza di Armani, che pesava per circa il 16% del fatturato. Tale evento è stato parzialmente compensato con l’acquisizione di Polaroid Eyewear e con la licenza di Celine dal gruppo LVMH. Male anche Antichi Pellettieri (-58,3%) affossata dalle vicende di Mariella Burani.

Performance molto negative anche per Benetton (-40,0%) e Geox (-36,5%). Su entrambe le aziende pesa la sovraesposizione all’Italia e ai mercati maturi, il che rende il loro profilo di crescita più vulnerabile alle deboli prospettive macroeconomiche.

 

 

IN USA ANNO DI RIALZI

Positivi quasi tutti i titoli del campione. Miglior performance è stata quella di VF Corporation, con un +47%. Il gruppo di sportswear americano, oltre alle acquisizioni di Timberland e della JV indiana, prevede di chiudere il 2011 con ricavi in crescita di circa il 23%. Bene anche Limited Brands (+31,3%) e Ralph Lauren (+24,5%).  Lascia sul terreno un terzo del valore Guess (-37,0%), affossata dalle turbolenze in Europa dove il marchio

sviluppa oltre un terzo del proprio business. In discesa anche Abercrombie & Fitch (-15,3%) e Gap (-14,3%), soprattutto dopo i deludenti risultati comunicati da entrambe le aziende nel terzo trimestre, che hanno suscitato preoccupazioni anche sulla chiusura dell’anno.

 

MALE LE BORSE ASIATICHE

Da quest’anno, vista l’effervescenza del mercato, abbiamo deciso di monitorare anche i titoli della moda e del lusso quotati in Asia. La piazza di Hong Kong, in particolare, si è dimostrata molto ricettiva ai titoli di questo settore e in prospettiva potrà attrarre sia ulteriori marchi occidentali (in previsione 2012 la quotazione del brand di gioielleria Graff) sia aziende locali. Da inizio anno, però, le performance dei titoli del nostro campione non sono state entusiasmanti. Fatta eccezione per Fast Retailing (Uniqlo) che chiude l’anno con un

+8,3%, tutto il resto dei titoli è in rosso. Particolarmente negative le performance per Esprit (-72,8%) e per Li & Fung (-68,4%). Il retailer quotato ad Hong Kong paga una forte riorganizzazione che ha portato l’utile 2011 (bilancio chiuso a fine giugno) in calo del 98% rispetto ai risultati del 2010. Il colosso manifatturiero asiatico paga invece il rallentamento dei consumi in Europa e negli stati uniti e chiude il 2011 con un calo degli utili del 15%, il primo calo negli ultimi 14 anni.

 

 

LE PROSPETTIVE PER IL 2012

Dopo un 2010 particolarmente positivo ci si poteva aspettare un 2011 in rallentamento. In Europa c’è invece stata una brusca frenata. Sarebbe stato impossibile prevedere eventi quali lo tsunami in Giappone e la crisi dei debiti sovrani scoppiata ad agosto in Europa.

Tuttavia i bilanci delle Aziende, soprattutto dei grandi marchi globali, sono ai massimi storici, trainati soprattutto dai mercati asiatici. L’Europa è l’epicentro della crisi e, da questo punto di vista, con le manovre correttive in atto, il 2012 non sarà probabilmente un anno di crescita per i consumi. Un possibile respiro di sollievo alle Aziende della moda e del lusso potrà arrivare dai tassi di cambio, con un euro più debole che potrà agevolare le esportazioni. Un’altra spinta ai listini potrà venire dalle operazioni di M&A. Dopo Bulgari,

Coin e Timberland nel 2011, nel 2012 continuerà l’assalto di LVMH a Hermes, ma ci potranno anche essere altre prede in giro da tenere d’occhio: Hugo Boss (oggi controllato dal fondo di private equity Permira), Tiffany e Buberry (entrambe scalabili) i nomi più caldi.

Inoltre il PIL mondiale, nonostante la crisi europea, continuerà a crescere, così come la popolazione mondiale. Due indicatori storicamente positivamente correlati alla crescita dei beni di lusso.

FONTE: Pambianco Strategie di Impresa