I TIR si fermano e l’Italia si ferma insieme a loro. Sembra uno scherzo, ma è davvero così.

Al blocco dei TIR corrisponde il blocco delle vie di comunicazione e quindi alla limitazione della libertà di movimento su tutto il territorio italiano.

Tutto questo dimostra purtroppo che la ‘vitalità’ della penisola dipende dall’umore degli autotrasportatori.

E’ ormai chiaro che, come una spada di Damocle, questi ‘lavoratori’ hanno la forza di poter mettere in ginocchio un intero Paese. Del resto è sempre stato così.

Quelli dei camionisti si conferma quindi una delle categorie più forti d’Italia.

Sono 5 le regioni dove la situazione è più critica: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Campania e Puglia. Mentre è il Veneto la regione in cui si registra una scarsa partecipazione alla protesta degli autotrasportatori.

Il principale promotore della protesta l’organizzazione sindacale  ‘Trasporto Unito’ ha fatto sapere che la protesta proseguirà, ma senza blocchi.

Sono in pochi che però ci credono.

Significative le parole pronunciate dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Il numero uno del sindacato ha affermato: “Come sempre la protesta è un caos che va organizzato in modo che non violi diritti e non impedisca agli altri cittadini di potersi muovere e di poter fare le cose in questo caso mi pare che abbiamo superato un limite di relazione positiva. Le ripercussioni ci sono, penso ai lavoratori della Fiat ma penso anche a chi si trova bloccato, cioè persone che non hanno nessun potere decisionale, nessuna possibilità di intervenire quindi da un lato
c’è un tema di come sono fatte le proteste, dall’altro c’è un problema che riguarda tutti i cittadini”.

Sono tante le ripercussioni sia sui cittadini sia sulla filiera produttiva che il blocco dei TIR sta comportando e si cominciano già  a vedere
le prime conseguenze negative.

I camionisti sono scesi in strada a manifestare per far valere i loro diritti togliendoli però, ad altri.

Il costo di questo sciopero è stato quantificato in almeno 3 mln di euro al giorno.

Una bella bastonata alla già precaria economia italiana. Anche in virtù del fatto che anche se la protesta si ferma o termina nel giorno annunciato, Venerdì prossimo, le sue ripercussioni si rifletteranno per altri giorni su tutte le attività. Nel senso che il danno non finisce con lo sciopero dei TIR.

L’operazione che hanno messo in piedi i camionisti per prima cosa ha fatto infatti, registrare la mancata consegna delle merci e di tutto quello che ‘viaggia’ su gomme, circa l’86 per cento delle merci,  in tutti i settori commerciali.

Tutto questo alimenta anche il rischio di effetti speculativi sui prezzi delle merci.

Se davvero la protesta continuerà per i prossimi giorni fino a venerdì prossimo la situazione diventerà davvero drammatica.

Nelle città italiane è scoppiata una vera e propria psicosi da provvista. I supermercati sono stati letteralmente presi d’assalto. La gente ha speso in un giorno quello che avrebbe speso in un mese e forse, comprando anche merce inutile. Un bel danno per le magre finanze domestiche.

Disagi enormi per gli automobilisti, costretti a incolonnarsi per ore per attraversare i presidi dei camionisti o a cercare un distributore ancora con le pompe capaci di erogare carburanti. In tanti infatti, i distributori che hanno esposto il cartello del ‘tutto esaurito’.

I produttori di merci deperibili sono i più colpiti.

In testa gli agricoltori che vedono, impotenti, marcire i loro prodotti e con un danno enorme per le loro casse.

Sono infatti, ogni giorno che passa a rischio 50 mln di euro di prodotti alimentari deperibili.

Si tratta di latte, fiori, frutta e verdura e altri prodotti freschi che ogni giorno le aziende che li producono li inviano ai mercati e alle industrie di trasformazione da dove poi, giungono sugli scaffali dei supermercati e da questi poi, nelle case di tutti.

Quello che poi, è ancora più grave è il fatto che la Fiat ha fermato i suoi stabilimenti facendo restare a casa migliaia di lavoratori perché le catene di montaggio sono rimaste senza rifornimenti.

Ferdinando Pelliccia