Tra la crisi di Hormuz e presunte spie, si sta combattendo una guerra tra Iran e Usa. Amir Mirzai Hekmati, cittadino americano di origini iraniane è stato condannato a morte per spionaggio, corruzione e cooperazione con un paese ostile. Gli Emirati Arabi intanto annunciano di poter “aggirare” l’ostacolo della ventilata chiusura dello stretto: a giugno potrebbe essere pronto un oleodotto che “sposterebbe” l’approvvigionamento sulle coste del Golfo dell’Oman.

Dopo la crisi dello stretto di Hormuz, le relazioni tra Usa e Iran peggiorano sempre di più. La notizia è stata diffusa questa mattina dalla corte rivoluzionaria della Repubblica islamica dell’Iran, con un comunicato stampa: l’Iran ha condannato a morte un ex marine americano, di origini iraniane, Amir Mirzai Hekmati, per spionaggio, corruzione e cooperazione con un paese ostile.
La decisione è stata presa anche in seguito ad un video diffuso ancora in dicembre dalla tv di Stato, in cui lo stesso Amir ammetteva di essere una spia e di aver cercato di infiltrarsi nel ministero dell’intelligence iraniana. I modi di cui sono capaci in Iran per “convincere” alla confessione i reclusi nelle proprie carceri, gettano forti dubbi sull’autenticità della confessione dell’ex soldato americano, che secondo quanto riferito dai parenti, si occupava per conto degli Stati Uniti, di fare il traduttore, grazie alla sua conoscenza delle lingue orientali. Le tensioni tra i due paesi è altissima già da parecchi mesi, ma negli ultimi giorni si è avuta un’impennata: la richiesta di nuove sanzioni contro la Repubblica islamica, da parte degli Usa, avevano innescato una reazione iraniana che ventilava la chiusura dello stretto di Hormuz, il cosiddetto corridoio petrolifero, il più importante “collo di bottiglia” attraverso cui passa circa un terzo del flusso petrolifero mondiale. E mentre a Teheran veicolavano la notizie della condanna a morte di Amir Mirzai Hekmati, gli Emirati Arabi comunicavano che entro giugno prossimo un oleodotto di prossima costruzione, permetterà di superare il problema dello stretto: questa nuova opera permetterà l’approvvigionamento non più nel Golfo Persico, ma direttamente nel golfo dell’Oman, tagliando fuori di fatto, il passaggio “obbligato” di Hormuz. Le schermaglie di sicuro non si fermeranno qui: intanto nel paese islamico le condanne a morte si susseguono ad un ritmo vertiginoso.