Standard & Poor’s, nonostante tutto, questa volta non ha torto. L’agenzia mette in evidenza una politica basata esclusivamente sull’austerity che inevitabilmente porta ad aumentare il rischio recessione nell’Euozona e attacca fortemente la strategia messa in campo durante il summit del 9 dicembre scorso, per rilanciare la possibilità dell’Unione fiscale europea. Così decide di far retrocedere di ben due livelli l’Italia il cui rating passa da “A” a “BBB+ e il nostro paese entra così nella fascia medio bassa, all’ottavo dei dieci livelli ‘investment grade’. Bastonate anche la Spagna che passa da AA- ad A, il Portogallo che passa da BBB- a BB, e Cipro che scende di due livelli. Anche Francia e Austria perdono il giudizio di massima affidabilità e il loro rating è passato da AAA a AA+ mentre Slovacchia, Slovenia e Malta scendono di un livello. Molto meglio va alla Germania, Irlanda, Estonia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo il cui rating non solo non viene toccato ma addirittura gli viene eliminata l’indicazione “creditwatch negativo” affibbiato il 5 dicembre scorso.