AIUTATECISAVINAIn queste ore è iniziato un conto alla rovescia. Quello della fine della vicenda del  sequestro della  ‘ Savina Caylyn’. Si tratta della petroliera italiana della società armatrice Fratelli D’Amato di Napoli catturata l’8 febbraio 2011 e rilasciata il 21 dicembre successivo.

Con la nave vennero catturati anche i 22 membri del suo equipaggio.

Tra poche ore, esattamente alle 18,45, finalmente verrà messa la parola fine all’intera vicenda. Dopo, tutto sarà solo un ricordo che, sebbene drammatico, farà parte della vita dei marittimi ex ostaggi e dei loro familiari e amici rimasti per mesi a casa a ‘soffrire’ per la loro condizione.

I 22 lavoratori del mare ex ostaggi dei pirati somali sono di due nazionalità. Cinque sono italiani, Giuseppe Lubrano Lavadera, Crescenzo Guardascione, Gian Maria Cesaro, entrambi Campani, i primi due di Procida e l’altro di Piano di Sorrento, Antonio Verrecchia, laziale di Gaeta, ed Eugenio Bon, di Trieste. Diciassette sono invece, indiani provenienti da diverse parti del Paese, Modak Mudassir Murad, Puranik Rahul Arun, Nair Hari handrasekharan, Balakrishnan Bijesjh, Kalu Ram, Kamalia Jentilal Kala, Tamboo Ahmed Hussein, Nantumuchchu Gurunadha Rao, Solanki Jitendrakumar Govind, Nevrekar Asgar Ibrahim, Fernandes Prinson, Fazil Sheik, Rabbani Ghulam, Palav Ganesh Babaji, Abrar Abdul Qadir, Cardozo Pascoal Michael, Jetwa Denji Keshav.

Oggi, finalmente i 22 marittimi arriveranno tutti insieme, con un volo di linea, nel pomeriggio a Roma da dove poi, ognuno raggiungerà il proprio luogo di origine. Per alcuni di loro l’aereo che giunge dagli Emirati Arabi li riporta finalmente a casa o quasi. Si tratta dei 5 italiani che però, da Roma, non si sa con quali mezzi, dovranno poi, raggiungere rispettivamente le loro abitazioni a Trieste, Gaeta, Procida, Piano di Sorrento. Mentre gli indiani dovranno pazientare ancora un altro po’ di tempo prima di poter riabbracciare le loro famiglie in India.

Quella della ‘Savina Caylyn’ sembra essere davvero una avvenimento fuori da ogni schema e il modo con cui  sta avvenendo il rimpatrio del suo equipaggio è una delle tante ‘anomalie’ che hanno caratterizzato l’intera vicenda del suo sequestro.

Inspiegabilmente infatti, sono state fatte trascorrere quasi tre settimane, dal rilascio di uomini e nave, avvenuto lo scorso 21 dicembre, prima che questi potessero almeno in parte tornare a casa. Forse si è ‘voluto’ far riprendere loro un aspetto umano. Oppure completare l’opera, facendogli raggiungere ben 11 mesi dal giorno del sequestro, battendo ogni record occidentale, anche per quanto riguarda le festività passate lontano da casa: praticamente non esiste una festa, che ai marinai della Savina, sia stata risparmiata in un anno. Sequestrati nelle vicinanze di Carnevale, hanno passato in cattività anche: i 150 anni dell’Unità d’Italia, Pasqua, 25 Aprile, Primo Maggio, 2 Giugno, Ferragosto, Ognissanti, 8 Dicembre, Natale, Santo Stefano, Capodanno e, crepi l’avarizia, anche l’Epifania.

In genere la prima cosa a cui si pensa è quella di riportare subito gli uomini a casa ed invece, i 22 lavoratori del mare della petroliera italiana sono stati ‘sbalottati’ a destra e sinistra.

Ancora più inspiegabile il perché li facciano rientrare con un volo di linea.

Così non avvenne quando nel 2009 vennero rilasciati, dopo quasi 4 mesi di prigionia,  i 16 marittimi del rimorchiatore ‘Buccaneer’. In meno di 4 giorni giunsero a Roma con un volo di stato accolti da autorità e familiari all’aeroporto.

Comunque sia a Procida, come lo è di certo in tutti gli altri luoghi di origine dei 22 lavoratori del mare, tutto è pronto per dare il bentornato ai due marittimi procidani.

I riflettori sono accesi in particolare sull’isola del Golfo di Napoli in quanto essa è diventata l’epicentro del movimento nato, in seguito al prolungarsi del sequestro della nave e del suo equipaggio, per sollecitare il loro rilascio.

Durante la prigionia in Somalia a casa i familiari dei marittimi ostaggi dei pirati somali vivono, al pari dei sequestrati, una condizione di forte disagio e disperazione angosciati dal pensiero che forse rischiano di non poter rivedere più i loro cari.

Tutti i lavoratori del mare, equipaggio della ‘Savina Caylyn’, dopo aver patito e condiviso l’inferno della prigionia in Somalia, ora si godranno il resto della loro vita da uomini liberi e non più come animali in gabbia. Essi sono felici di aver riacquistato la loro libertà dopo mesi e mesi di
sofferenze e privazioni. La festa è quindi solo all’inizio e durerà fino a quando durerà la gioia di essere ritornati vivi dalla prigionia in Somalia e
di averli potuti riabbracciare sani e salvi. Una prigionia che è durata oltre 10 mesi e che sarà difficile cancellarne il ricordo dalle proprie menti. I
fantasmi resteranno per sempre, ma certamente, ora che è finalmente finita, sarà più facile almeno superare i patimenti e le privazioni subiti.

I membri dell’equipaggio della petroliera italiana sono giunti allo stremo delle forze e costretti a vivere in vergognose condizioni igieniche e sono stati sottoposti ad angherie di ogni tipo e a torture fisiche e psicologiche.

Mentre si gioisce per il lor ritorno a casa il pensiero non può non andare alle altre centinaia di marittimi ed ai 2 turisti velisti sudafricani, Marco Pelizzari e Deborah Calitz che invece, sono ancora nelle mani dei pirati somali e che vivono appieno il dramma della prigionia. Un dramma che investe appieno anche una mezza dozzina di minori, mozzi a bordo di pescherecci egiziani, catturati insieme alle navi  da pesca e trattenuti dai predoni del mare.

Alla gioia per quelli che sono tornati liberi è bene associare una preghiera per i marittimi ostaggi che sono rimasti in Somalia prigionieri dei pirati somali.

ULTIMA ORA: i marittimi della Savina Caylyn non arriveranno neppure questa sera, ma domani, martedì 10 gennaio. Hanno fatto trenta, qualcuno avrà pensato che potevano anche fare trentuno.

Ferdinando Pelliccia