Sono nati anche in Italia i primi bambini con l’Embryoscope, un dispositivo innovativo utilizzato per l’incubazione degli embrioni che, secondo gli ultimi studi, aumenta fino al 20% le probabilità di successo delle tecniche di fecondazione assistita (ricerca condotta presso tutti i centri IVI in Spagna).

Si chiama Francesco, è nato in Sicilia lo scorso novembre ed è il primo bambino in Italia ad essere venuto al mondo grazie all’Embryoscope, mentre i più “giovani” sono due gemellini nati a Monza all’inizio di quest’anno. In realtà le nascite stanno proseguendo in queste settimane e si stima che siano ormai una cinquantina i piccoli che in tutta la penisola hanno beneficiato di questa tecnologia avanzata.

È trascorso circa un anno e mezzo dalla nascita di Juan in Spagna, il primo bimbo al mondo venuto alla luce con l’impiego di questo dispositivo, che si sta diffondendo rapidamente in tutta Europa, grazie agli importanti risultati ottenuti. I progressi tecnologici in questo settore sono particolarmente importanti nel nostro Paese, dove il fenomeno dell’infertilità riguarda una coppia su cinque e dove l’impiego delle tecniche di fecondazione assistita aumenta del 10% ogni anno.

L’Embryoscope è un sistema innovativo che, con un unico strumento, permette di coltivare e di osservare costantemente gli embrioni senza mai estrarli dall’incubatore.

“Prima di essere impiantati, gli embrioni restano in laboratorio da tre a cinque giorni, dove devono essere conservati in appositi incubatori che ricreano l’ambiente più adatto alla loro sopravvivenza e sviluppo”, spiega Rubens Fadini, Responsabile di Ostetricia e Ginecologia dell’Istituto Clinico Zucchi di Monza, “Inoltre, per valutarne le condizioni, devono essere osservati regolarmente dagli embriologi. Questa importante fase di controllo viene normalmente eseguita estraendo gli embrioni dall’incubatore ogni 24 ore, proprio per ridurre al minimo lo stress dell’esposizione all’ambiente esterno. L’importante innovazione introdotta dall’Embryoscope è la possibilità di registrare automaticamente e a intervalli anche solo di qualche minuto tutte le fasi di sviluppo degli embrioni, senza la necessità di rimuoverli dal dispositivo mantenendo, così, inalterato l’ambiente di coltura fino all’impianto nell’utero”.

“In qualunque momento l’embriologo può analizzare i dati raccolti, valutare lo stato dell’embrione e tenere traccia dell’insorgenza di eventuali anomalie”, commenta Sandrine Chamayou, Responsabile Scientifica e Responsabile dei Laboratori – Centro Hera di Catania, “In questo modo, è possibile individuare con maggiore accuratezza sia gli embrioni dotati di più elevate capacità di impianto e sviluppo, sia qual è il momento più adatto per il loro trasferimento nell’utero. Questo ci ha permesso di ottenere un miglioramento statisticamente significativo nel numero di gravidanze ottenute”.