Roma, 28 feb – “Sono già più di 50.000 gli italiani che hanno sottoscritto la petizione LAV per la messa al bando dell’attività di allevamento, cattura e uccisione di animali per la loro pelliccia, una cifra perfettamente in linea con le statistiche del ‘Rapporto Italia 2011’ di Eurispes secondo cui l’83% degli italiani disapprova l’uccisione di animali per la produzione di capi d’abbigliamento”. La LAV (www.lav.it) risponde così alle affermazioni di Giovanni Boccù, presidente dell’Associazione Italiana Allevatori di Visoni e di Roberto Scarpella, presidente dell’Associazione Italiana Pelicceria, contenute nel servizio del Tg1 “In un allevamento di visoni” dell’edizione delle 20 di ieri, secondo cui sarebbe inesatto parlare di crescita della sensibilità dei cittadini nei confronti del mondo animale, in quanto la società chiede pellicce, così come sarebbe falso parlare di malessere dei poveri animali in gabbia. “La realtà è purtroppo ben diversa da quella raccontata da Boccù e Scarpella – afferma Simone Pavesi, responsabile LAV settore Pellicce – E come giustamente osservato dalla giornalista che ha condotto il servizio, la società ha le idee ben chiare sul dolore che c’è dietro l’industria della pelliccia. I consumatori di oggi sono consapevoli ed esigono prodotti etici. Non a caso molti marchi della moda si stanno orientando a diventare fur free non solo per una rinnovata Responsabilità Sociale e Ambientale d’Impresa, ma per non deludere i propri clienti”. Il consumo di prodotti in pelliccia in Italia ha avuto infatti un calo di fatturato del 30% in 5 anni, e solo grazie alle recenti esportazioni verso la Russia si è salvato dalla crisi più nera che abbia mai colpito il settore, relegato nel 2009 a rappresentare solo il 2,5% del consumo di abbigliamento in Italia. Quanto alle affermazioni di Giovanni Boccù rispetto alle “cure da prestare ai visoni per tutto il periodo della loro vita”, la cui bontà sarebbe dimostrata dai “palmari rosei” dei suoi visoni, la LAV ricorda che mentre la vita media di un visone libero è di 4-5 anni, la durata della vita zootecnica di questi animali scende a 8-9 mesi. “Il visone – sottolinea infatti Pavesi – è un animale acquatico, può immergersi sino a 5 metri di profondità e può nuotare sottacqua per circa 30m; così come è anche un abile corridore sulla terra ferma dove, solitario e non in branco, occupa sino a 4 km di territorio. I visoni in allevamento vivono, invece, a migliaia nello stesso impianto (anche 20-30mila animali), non hanno alcuna possibilità di nuotare, e l’unico mondo che conoscono è fatto di una gabbia in rete metallica delle dimensioni di 2.550 cmq (circa 36x70cm e alta 45cm). Per queste ragioni manifestano spesso comportamenti innaturali e per periodi prolungati nel corso della giornata, come il succhiarsi o mordersi la coda o altre parti del corpo sino a procurarsi automutilazioni o gravi lesioni. Si tratta di evidenze – precisa Pavesi – già documentate dal Comitato Scientifico per la Salute e il Benessere Animale della Commissione Europea nel report The welfare of animals kept for fur production”.
(AGENPARL)