Russia e Cina hanno posto di nuovo il veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla bozza di risoluzione contro la Siria.

Nel Paese da 11 mesi è in corso una rivolta popolare contro il regime di Damasco che la sta reprimendo nel sangue.

La bozza prevedeva la condanna dei massacri in Siria e chiedeva l’avvio di una transizione politica a Damasco.

Il documento che era stato proposto dai Paesi europei di fatto, riprendeva quello della Lega Araba.

La risoluzione era sostenuta da 17 Paesi: Libia, Bahrain, Giordania, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Oman, Turchia, Marocco, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Portogallo, Togo e Colombia.

Per venire incontro alle richieste della Russia, che si oppone ad ogni risoluzione contro la Siria, dalla bozza era stata eliminata l’esplicita richiesta di dimissioni del presidente siriano, Bashar al Assad e non veniva nemmeno fatto alcun riferimento alla vendita di armi a Damasco come chiesto da Mosca.

Il veto di Mosca e Pechino ha di fatto bloccato tutto.

Alla vigilia del voto si ipotizzavano 14 voti a favore e una astensione, quella della Russia, invece, nessuno si è astenuto e i voti a favore della risoluzione sulla Siria sono stati 13 su 15.

Russia e Cina avevano già posto il veto contro una precedente risoluzione contro la Siria presentata lo scorso 5 ottobre.

“E’ un giorno triste per la Siria e la democrazia’”, ha affermato dopo il voto il rappresentante diplomatico francese al Palazzo di Vetro, Gerard Arau.

In mattinata il ministro degli Esteri francese, Alain Juppe’ aveva invece, affermato: “Bombardando Homs, Damasco ha fatto un passo ulteriore nella barbarie e chi ostacola la risoluzione al Consiglio di sicurezza ONU sulla Siria si assumerà le responsabilità storiche”.

Il voto di oggi è giunto proprio il giorno dopo l’ennesimo massacro di civili.

Quasi a scandire il tempo alla sanguinosa repressione del regime siriano di Bashar al Assad alla rivolta popolare in corso in Siria da quasi un anno è la conta dei morti.

L’ONU stima che siano oltre 5.400 le vittime dell’inizio della rivolta scoppiata alla metà del mese di marzo 2011. Mentre sono centinaia le persone scomparse dopo che sono state arrestate nel corso di rastrellamenti condotti dalle forze di sicurezza e dall’esercito.

Ieri sera infatti, nella città simbolo della rivolta siriana, Homs, centinaia di persone, quasi tutte residenti nei quartieri di Khalidiya e Qusur, sono morte sotto le macerie delle loro abitazioni.

Secondo la Tv panaraba, al-Arabiya il bilancio delle vittime del bombardamento è di 337 morti e 1.300 feriti.

Intere famiglie sono infatti, state spazzate via insieme alle loro abitazioni da un violento bombardamento di artiglieria. Un bombardamento che il regime siriano ha prima negato che sia avvenuto e successivamente, con una nota diffusa dall’agenzia ufficiale Sana, lo ha attribuito a un non meglio precisato gruppo terroristico armato che ha sparato bombe in modo indiscriminato su numerose strade e quartieri in un’escalation metodica con lo scopo di uccidere cittadini siriani e alterare la realtà dei fatti. Il regime ha anche  accusato gli oppositori siriani all’estero di aver lanciato una campagna di isteria mediatica per spargere ancora più sangue siriano.

Nel frattempo, si moltiplicano le manifestazioni di protesta degli oppositori siriani contro le ambasciate di Damasco nel mondo.
Domani prevista una manifestazione di protesta anche davanti al consolato siriano di Milano.

Mentre il governo della Tunisia ha deciso di espellere l’ambasciatore siriano a Tunisi.

Ferdinando Pelliccia