Ieri sera, 13 febbraio 2012, al programma “Innovation” in onda sulla 7, allietava la serata il ben noto super maestro Travaglio, Marco Travaglio.  L’argomento di punta della serata erano le nuove tecnologie usate dall’informazione che permettono una più libera espressione e soprattutto la non manipolazione od omissione dei fatti. Il super maestro, giustamente, spiega il ben noto conflitto esistente tra il giornalismo e le esigenze dell’editore che deve accontentare gli inserzionisti, gli amici e gli amici degli amici,  e punta il dito verso l’inevitabile manipolazione. E fin qui siamo pienamente d’accordo, anzi, da qui le nostre scelte editoriali “azzardate” nel cercare quella libertà indispensabile che dovrebbe avere l’informazione. Ma la cosa che davvero ha fatto sorridere è da quale pulpito arriva la predica, o forse proprio perché ben conosce la materia, il superTravaglio, riesce a pubblicizzare meglio i risultati della manipolazione.   Di Travaglio ce ne siamo occupati molto nel corso degli ultimi anni. Ultimamente addirittura le sue genialità sono state raccolte in un libro “Cittadino giornalista – Trucchi, falsi, manipolazioni del giornalismo italiano e i segreti della Repubblica (2009-2011)” di Gabriele Paradisi, edito da LiberoReporter. Un tema che ci sta molto a cuore quello della cattiva informazione, crediamo che sia onesto e giusto nei confronti del lettore riportare sempre i fatti per quel che sono, mettendo in conto che spesso l’onestà non porta alla popolarità ma d’altra parte nessuno può costruire la propria ricchezza a danno di altri, chiunque esso sia, utilizzando il bluff. Il giudice si rende uguale al reo in sostanza.

Per onor di cronaca riportiamo integralmente l’articolo  “LiberoReporter chiama Travaglio”  pubblicato sul n. 03 – Aprile/Maggio 2010 -sulla rivista  LiberoReporter « Domenica 11 aprile 2010 a pagina 8 de «il Giornale» è stato pubblicato un articolo di Antonio Selvatici intitolato “Sbugiardato lo scoop che rese famoso Travaglio”. Sulla versione online del quotidiano milanese il pezzo di Selvatici è stato per tutta la giornata domenicale il più letto, accumulando più di 100 commenti e suscitando vivo interesse e numerosi richiami su moltissimi blog, forum di discussione e vari social network. L’articolo riprendeva la nostra inchiesta, pubblicata sul numero di gennaio-febbraio di «LiberoReporter», che avevamo intitolato “La lampada di Travaglio”. In quel nostro WatchDog avevamo analizzato la cosiddetta “ultima intervista a Paolo Borsellino”, realizzata da giornalisti francesi per conto di Canal Plus il 21 maggio 1992 nemmeno due mesi prima della tragica morte del magistrato palermitano, ma soprattutto avevamo vivisezionato l’uso che di quella intervista, o di suoi spezzoni mandati in onda su Rainews 24 il 21 settembre 2000, ne aveva fatto Marco Travaglio negli anni.

Su quella intervista infatti il giornalista torinese si è costruito la fama e la popolarità di cui ancora oggi gode, grazie ad un compiacente Daniele Luttazzi che l’aveva ospitato, il 14 marzo 2001, nel programma Satyricon che allora conduceva su Rai 2.

Quella sera Travaglio, leggendo brani dal libro “L’odore dei soldi” scritto insieme ad Elio Veltri, aveva riportato frasi “agghiaccianti” tratte dall’intervista e attribuite a Borsellino, nelle quali emergevano palesemente gravi responsabilità del senatore Marcello Dell’Utri, stretto collaboratore di Silvio Berlusconi, che appariva addirittura direttamente coinvolto in traffici di droga con esponenti mafiosi.

Nel nostro articolo avevamo cercato di dimostrare per tabulas che in realtà gli spezzoni di quell’intervista trascritti da Travaglio non solo nel 2001 ma anche nella riedizione del 2009 de “L’odore dei soldi”, erano frutto di montaggi, tagli e manipolazioni operati da non si sa chi. Subito dopo l’uscita del numero di gennaio-febbraio di «LiberoReporter», avevamo pensato, com’è nostra abitudine, di contattare direttamente Marco Travaglio, ponendogli una serie di domande pacate, ma puntuali e precise, su quanto noi avevamo scoperto, dandogli così modo, eventualmente, di chiarire quelle che a noi apparivano e appaiono tutt’oggi evidenti incongruenze. Così il 9 gennaio 2010 riportammo dieci domande sul blog Voglioscendere che Travaglio cura insieme a Peter Gomez e Pino Corrias e contemporaneamente le inviammo anche alla redazione de «il Fatto Quotidiano», giornale di cui Travaglio è fondatore. Ma non ottenemmo nessuna risposta. Il 23 febbraio 2010 in un suo editoriale proprio sul «Fatto», Travaglio scrisse queste parole cristalline che ci indussero a raccogliere l’invito e a ritentare: «…adoro essere contraddetto nel merito, anzi spero sempre che qualcuno mi dica che cosa c’è di sbagliato o di non vero in quel che dico». Ma nemmeno quella volta, ahinoi, ottenemmo soddisfazione. Così abbiamo deciso, visto che l’articolo di Selvatici ha riacceso interesse sulla vicenda, di pubblicare le nostre dieci domande su «LiberoReporter», laddove cioè l’inchiesta è nata, confidando che prima o poi il giornalista torinese trovi il tempo per rispondere più che a noi ai suoi tanti lettori e ai cittadini»

Vogliamo ritentare la fortuna e riproporre le famose 10 domande poste al  Travaglio nazionale nel medesimo articolo sopraccitato, che non hanno mai avuto una risposta.

«Caro Travaglio 10 domande per Lei

1) Lei ebbe modo di leggere il servizio sulla famosa intervista pubblicato sul numero dell’8 aprile 1994 dell’Espresso? O comunque ebbe modo di farlo prima del settembre 2000?

2) Lei vide la messa in onda, il 21 settembre 2000, della famosa “clip” su Rainews24 ?

3) Lei quando seppe delle polemiche che si scatenarono addirittura prima della messa in onda della “clip”? Le ricordo che lo stesso 21 settembre su La Stampa uscì un articolo firmato da Guido Ruotolo in cui si evidenziavano alcune anomalie e differenze tra il filmato e la trascrizione dell’Espresso.

4) Lei seguì le polemiche successive? Quando ad esempio nel dicembre 2000 venne evidenziata la “manipolazione” operata sulla “clip” e venne denunciato il fatto che la famosa telefonata dei “cavalli in albergo” non era tra Mangano e Dell’Utri, ma tra Mangano e uno della famiglia Inzerillo?

5) Se era a conoscenza di questi fatti perché pensò di pubblicare su “L’odore dei soldi” (febbraio 2001) la trascrizione del filmato di Rainews24  e non la trascrizione più completa e corretta dell’Espresso?

6) Supponendo anche che Lei ed Elio Veltri abbiate dato il testo de “L’odore dei soldi” all’editore in un momento precedente alla vostra presa di coscienza che il filmato era stato “manipolato”, perché Lei la sera del 14 marzo 2001 nel Satyricon di Luttazzi raccontò la storiella dei “cavalli in albergo” come se appartenesse alla telefonata tra Mangano e Dell’Utri?

7) Quando ha avuto modo di vedere per la prima volta il cosiddetto filmato “integrale”, quello cioè pubblicato in DVD con il Fatto e distribuito il 18 dicembre 2009?

8) Quando si è accorto esattamente che il filmato “integrale” era molto diverso da quello della “clip”, tanto da farle dire nella presentazione del DVD “in effetti il montaggio è un po’ diciamo, un po’ sbrigativo e anche un po’ troppo riassuntivo, ecco, forse forza un tantino la mano di quello che vuole dire Borsellino”?

9) Perché nonostante ciò ha deciso nella riedizione de “L’odore dei soldi” (ottobre 2009) di ripubblicare il testo dell’intervista ricavato dalla “clip”, quindi quello “manipolato”, anziché il testo “integrale” (o almeno sue parti fedeli)?

10) Perché secondo Lei Elio Veltri ha diffidato l’editore dalla pubblicazione della nuova edizione chiedendone il sequestro[1]?

[1] Il sequestro de “L’odore dei soldi” è stato accordato dal Tribunale Civile di Roma – Sezione IX il 26 maggio 2010

Daniela Russo