Dopo Staffan de Mistura l’Italia ‘mette in campo’ anche Giulio Terzi. Il numero uno della Farnesina è da stamani in India ad affiancare il numero due nella spasmodica attività diplomatica  messa in atto dall’Italia con il sorgere della crisi nata dal caso Enrica Lexie. Si tratta della nave italiana a bordo della quale vi erano i 2 marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dall’India di aver ucciso nell’Oceano Indiano 2 pescatori indiani scambiandoli per pirati somali.

Sono veramente giornate di spasmodica attività diplomatica quelle che stanno trascorrendo dopo che dal 15 febbraio scorso i rapporti  tra India e Italia si sono leggermente incrinati anche se non è venuto a mancare quello spirito collaborativo che finora ha reso possibile ‘discutere in maniera positiva’ della questione.

Sulla vicenda vi è stata una forte presa di posizione da parte dell’opinione pubblica indiana e dei media. Incidenti del genere sono accaduti anche altre volte, senza un colpevole, ed ora, nel Paese asiatico credendo di averne trovato uno, si chiede che tutto questo finisca una volta e per sempre. Magari dando l’esempio ad altri.

Anche per questo motivo si lavora alacremente per fare chiarezza sui tanti punti oscuri e trovare quella verità sulla vicenda che tutti devono poi conoscere.

Per stamani erano attesi due passaggi importanti, perizia balistica armi marò e pronunciamento Alta Corte indiana su ricorso italiano sulla giurisdizione dell’incidente che si basa anche sul fatto che i due marò sono militari che erano in servizio anti pirateria su una nave battente bandiera italiana.

Due passaggi che dovrebbero condurre alla soluzione della vicenda.

L’Alta Corte indiana presieduta dal giudice P.S. Gopinath ha rinviato a giovedì prossimo l’udienza previta per oggi e riguardante il ricorso.  Il
rinvio è stato disposto allo scopo di dare tempo per la deposizione di atti riguardanti i processi giudiziari in corso in Italia contro i 2 marò accusati
di omicidio. La Procura di Roma ha infatti, avviato un’inchiesta per omicidio a carico di Latorre e Girone.

Mentre i giudici T.B. Radakrishnan e C.T. Ravikumar,  hanno da parte loro deciso di permettere una mediazione tra la società armatrice della Enrica Lexie, la F.lli Amato di Napoli, la stessa della ‘Savina Caylyn’, e i familiari delle vittime dei 2 pescatori uccisi per evitare i processo.

Questi ultimi chiedono per la perdita dei loro cari un indennizzo dall’Italia di  30 mln di rupie pari a 450 mila euro. Venti milioni li chiedono i familiari del più giovane dei due pescatori uccisi, Ajesh Bink di 25 anni, mentre 10 mln sono stati chiesti dalla vedova del quarantacinquenne Valentine Jelastine.

I familiari dei due indiani morti chiedono che la somma sia versata come cauzione.

Una richiesta di risarcimento è stata presentata anche dal proprietario della barca da pesca indiana sulla quale erano imbarcati i due pescatori morti e che sarebbe rimasta danneggiata ed ora è ferma nel porto a disposizione dell’autorità, ormeggiata nel porto di Neendakara da dove era partita per una battuta di pesca ed è poi, tornata dopo il tragico incidente in mare.

Per le tante contrapposizioni il tentativo di mediazione è fallito e quindi sarà avviato il processo. Ci vorranno anche tre anni per arrivare alla sentenza.

Per i momento la nave italiana resta alla fonda nei pressi del porto di Kochi impossibilitata a prendere il mare.

Ieri l’Alta Corte indiana ha disposto il suo fermo fino alle 17 ora italiana di oggi le 12.30 locali in attesa di pronunciarsi.

Comunque sia se anche fosse stato  raggiunto  un accordo extragiudiziale la nave non può comunque ripartire in quanto deve restare a disposizione degli investigatori indiani per il proseguimento delle indagini in corso.

Purtroppo si dovrà ancora attendere per avere i risultati della prova balistica che si doveva concludere oggi, ma che ha subito un rinvio.

Oggi è anche il giorno in cui il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi è arrivato in visita ufficiale a New Delhi in India.

Una visita che segue un invito ricevuto da tempo, e che è mirata a rafforzare il partenariato strategico con l’India, come lo stesso capo della diplomazia italiana ci ha tenuto a sottolineare. Una visita che però, riveste anche un’importanza particolare per il momento di forti attriti  che stanno vivendo i due Paesi amici.

Nell’agenda di Terzi è previsto un incontro con il ministro dell’Industria e del Commercio indiano, Anand Sharma a delineare la veste della visita basata sulla cooperazione economica in corso tra i due Paesi. L’Italia è il quinto partner europeo dell’India, con un interscambio che è aumentato del 28% nel 2010, per un valore di 7,2 mld di dollari.

Il  ministro infatti, guida una delegazione di imprenditori di aziende italiane come la Fincantieri, Finmeccanica, Techint, Todini Costruzioni, Ferrero e altre interessate a stabilire rapporti commerciali con l’India.

l numero uno della Farnesina però, incontrerà anche il suo omologo indiano, Somanahalli Mallaiah Krishna.

Al centro dei colloqui tra i due la vicenda che vede coinvolti, loro malgrado, 2 militari italiani che sono in custodia giudiziaria della polizia di Kochi, nel stato federale del Kerala, sulla loro testa pende un’accusa per omicidio, quello dei 2 pescatori indiani.

Il ministro ha in programma di incontrare i due sottoufficiali del Reggimento San Marco nel pomeriggio di oggi quando si recherà a Kochi.

I due fanti di Marina si trovavano a bordo della MN Enrica Lexie per svolgere compiti di contrasto alla pirateria marittima che impazza nell’Oceano Indiano e minaccia la rotta che unisce l’Asia all’Europa.

Per l’Italia la morte dei 2 pescatori indiani sarebbe avvenuta in acque internazionali, al largo della costa di Kerala, mentre l’India sostiene che è avvenuta in acque territoriali. Ed è sulla giurisdizione che si basa il dibattito tra i due Paesi. Definire chi dei due ha ragione è vitale per
i due marò. In base al codice penale indiano l’omicidio si condanna con l’ergastolo o con la pena di morte.

 

Stamani il quotidiano indiano, ‘The Hindu’ ha pubblicato un editoriale scritto da Giulio Terzi in cui si legge: ”Come popoli che vivono sul mare, sia gli indiani che gli italiani sono fortemente colpiti dalla perdita dei due pescatori che quel giorno, come tutti i giorni, sono usciti in mare a fare il loro lavoro per sostenere le loro famiglie. Centinaia di marinai indiani, insieme ai miei concittadini, fanno lo stesso ogni giorno sulle navi italiane in giro per il mondo. Diciannove di loro sono a bordo sulla ‘Enrica Lexie’. Marinai indiani e italiani sono stati tenuti ostaggio insieme in Somalia per mesi. La liberazione dell’equipaggio della ‘Savina Caylyn’ è arrivato dopo mesi di incessanti sforzi da parte del governo italiani”.

Ferdinando Pelliccia