Quelli che stanno trascorrendo in India sono giorni di grande apprensione e di  attesa. Giorni  che vedono la diplomazia italiana impegnata in un fervido lavoro di ricucitura di uno strappo tra Italia e India scaturito dal caso dell’Enrica Lexie.

Si tratta della nave italiana su cui erano imbacati, come Nucleo Militare di Protezione, NMP, anti pirati, sei fucilieri del Reggimento San Marco. Militari della marina dei quali due sono ora accusati dalle autorità indiane dello stato federale del Kerala di essere i responsabili della morte di due pescatori indiani.

I due scambiati per pirati somali sarebbero stati uccisi in mare il 15 febbraio scorso.

Quella appena iniziata è forse la settimana decisiva per giungere ad una verità in merito alla vicenda che mostra tanti punti oscuri e contraddizioni.

Stamani il sottosegretario italiano agli Esteri, Staffan De Mistura è ritornato a Kochi, nello stato federale indiano meridionale del Kerala, dove è alla fonda la nave italiana, MN Enrica Lexie.

De Mistura si trova in India da una settimana per seguire da vicino la vicenda che vede 2 militari della Marina italiana, i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver provocato la morte dei 2 pescatori indiani.

L’India non ha però, presentato alcuna prova a favore della sua accusa. Un’accusa che la parte italiana respinge fortemente.

In questi giorni de Mistura ha avuto numerosi incontrati con le autorità centrali e locali indiane per cercare di giungere ad un punto di incontro nella vicenda.

In India per domani è atteso anche l’arrivo del ministro degli Esteri, Giulio Terzi in visita ufficiale.

Ieri il team investigativo della polizia locale istituito ad hoc per condurre le indagini sul caso ha sequestrato le armi e munizioni in dotazione al team di sicurezza italiano.

Si tratta di sei fucili d’assalto modello Beretta ar 70/90, due mitragliatrici leggere ‘FN MINIMI’ prodotte  su licenza dalla Berretta, e relativo munizionamento, proiettili di calibro 5.56×45 mm Nato.

Il tutto è stato poi, portato al magistrato di Kollam, la città da cui provenivano i due pescatori uccisi e quindi competente del caso, che ne ha disposto la perizia balistica.

Una perizia che avverrà presso il laboratorio forense di Thiruvananthapuram, il Forensic Science Laboratory, FSL.

Per garantire la massima trasparenza Il tutto sta avvenendo alla presenza anche di due supervisori giunti dall’Italia. Si tratta di due ufficiali dei carabinieri del raggruppamento per le investigazioni scientifiche, Ris.

I due stamani hanno anche ispezionato la barca a bordo della quale si trovavano i due pescatori indiani uccisi, il peschereccio St.Antony. La barca da pesca si trova, a disposizione dell’autorità, ormeggiata nel porto di Neendakara da dove era partita per una battuta di pesca ed è poi, tornata dopo il tragico incidente in mare.

La perizia balistica che sta per essere effettuata su armi e munizioni servirà a stabilire quali armi hanno sparato e se sono quelle dai cui sono partiti i colpi che hanno ucciso i due pescatori indiani.  Per cui dal suo esito dipenderanno i prossimi passi che saranno poi, compiuti per chiudere in maniera ‘onorevole’ la vicenda. Con l’autopsia effettuata presso il Medical College Hospital di Trivandrum dai corpi dei due pescatori sono stati estratti 2 proiettili.

Inizialmente la polizia locale indiana ha ipotizzato che contro la barca da pesca siano stati sparati almeno una sessantina di colpi di cui una ventina avrebbero centrato lo scafo e i due marinai a bordo, uno centrato alla testa e l’altro al petto. Mentre gli uomini del team di sicurezza militare italiano a bordo della nave italiana hanno dichiarato di aver sparato 20 colpi e tutti in aria e in acqua a scopo dissuasivo.

Dopo un primo esame delle armi sequestrate sembra confermata la versione italiana infatti, le autorità indiane stamani hanno spiegato che dai caricatori delle armi in dotazione a due marò fermati, e sequestrate ieri, mancano 24 colpi.

Intanto, cresce attesa sul ricorso presentato dai due marò e dal governo italiano contro la competenza della giurisdizione indiana sul caso. I due militari italiani sono accusati di omicidio dal commissariato di polizia di Neendakara e se giudicati in base al Codice Penale Indiano rischiano l’ergastolo o la pena di morte. Domani in merito si dovrebbe pronunciare l’Alta Corte del Kerala.

Per l’Italia l’incidente è avvenuto nelle acque internazionali dove l’India non ha giurisdizione.

Nel ricorso si ricorda anche che i due militari erano in servizio attivo per proteggere una nave dagli attacchi di pirateria’ in base a una convenzione delle Nazioni Unite e che quindi godono di immunità garantita dal diritto internazionale e quindi possono essere solo processati da un tribunale militare in Italia.

Ferdinando Pelliccia