In India si sta consumando un terribile dramma.

Una nave battente bandiera italiana, la MN ‘Enrica Lexie’ della F.lli D’Amato di Napoli è stata praticamente sequestrata dalle autorità indiane.

A bordo di questo pezzo di territorio italiano ci sono anche ben 11 cittadini italiani, 5 marittimi, parte dei membri dell’equipaggio tra cui il comandante Umberto Vitelli, e 6 militari della marina italiana. A bordo poi vi sono anche altri membri dell’equipaggio. Si tratta di 18 marittimi di nazionalità indiana.

Per le autorità di Kerala sono tutti responsabili della morte di due pescatori indiani uccisi in mare lo scorso mercoledì.

L’imbarcazione italiana è stata scortata nei pressi del porto di Kochi nello stato meridionale indiano di Kerala, dove ora è alla fonda, da due motovedette della Guardia Costiera indiana che l’hanno intercettata in pieno Oceano Indiano e invitata a seguirle.

Un invito che il comandante della nave italiana non ha disatteso, anche se poteva, a dimostrazione della buona fede e piena disponibilità a collaborare con le autorità giudiziarie indiane che accusano gli uomini a bordo di aver violato le leggi commettendo un crudele assassinio.

I due pescatori indiani, secondo le autorità indiane, sarebbero stati uccisi erroneamente perché scambiati per predoni del mare. A compiere l’errore, sempre per gli indiani, sarebbero stati i fucilieri del Battaglione San Marco imbarcati come Nucleo di Protezione Militare, NPM, a bordo della nave italiana ‘Enrica Lexie’ per difenderla dai possibili attacchi dei pirati somali  che infestano le acque dell’Oceano Indiano e del Corno D’Africa.

La possibilità per le navi italiane, che navigano in queste aree a rischio pirati, di chiedere una scorta armata a bordo composta da militari della Marina italiana, è data da un’intesa siglata lo scorso mese di ottobre tra il Ministero della  Difesa italiano e la  Confederazione degli armatori, Confitarma.

Per ora questi italiani che si trovano ‘ospiti’ in India, anche se non hanno mai manifestato di volerlo essere, hanno come ‘scudo diplomatico’ il Console generale italiano di Mumbai, Giampaolo Cutillo che è a bordo con loro e media ogni contatto con le autorità indiane. Al momento, quella che si vive, è una situazione di calma e di attesa.

Si attendono soprattutto gli sviluppi delle indagini in corso da parte della polizia indiana sperando che possano finalmente fare chiarezza sull’episodio che vede incombere sugli 11 italiani una dura accusa, quella di omicidio.

Si è chiaramente di fronte ad una intricata vicenda contraddistinta  da discutibili racconti, quelli fatti da ambo le parti coinvolte, marinai a bordo nave italiana e quelli a bordo del peschereccio indiano, che si mostrano pieni di contraddizioni e discordanze.

L’Italia insiste nel definire l’episodio come un incidente che è avvenuto in acque internazionali e come tale va trattato in base alla giurisprudenza internazionale sulla materia.

L’India invece, che non accetta i chiarimenti che sono stati forniti per spiegare quanto accaduto, ritiene che  l’episodio sia avvenuto in acque nazionali e che è paragonabile ad un crudele assassinio e chiede una giusta punizione per i responsabili della morte dei due pescatori indiani.

Per le autorità indiane non sono state rispettate le procedure internazionali previste in caso di attacco pirata e per questo motivo sono morti per sbaglio due cittadini indiani e vuole dare ora un esempio in modo che tutti capiscano che le leggi vanno rispettate. Se dovesse prevalere la teoria indiana difficile immaginare cosa possa accadere.

A bordo della nave commerciale italiana vi sono anche dei militari.

Le autorità locali indiane chiedono giustizia ed una giusta punizione per i responsabili della morte dei due pescatori. Ovvio che per ottenere questa giustizia si vogliono rivalere sull’equipaggio e sugli uomini della sicurezza della MN ‘Enrica Leixe’ che attualmente sono praticamente nelle ‘loro mani’.

Una vicenda che vede, per ora, impegnata al massimo la diplomazia. Si sta dando soprattutto spazio al dialogo e alla ragione visti anche i buoni rapporti che intercorrono tra Italia e India.

Tutto però può precipitare da un momento all’altro. Tutto può accadere.

Si stanno confrontando due culture e due mentalità completamente diverse ed è difficile ammetterlo ma forse gli indiani stanno esagerando e se tireranno troppo la corda chissà come potrebbe finire. Per ora si aspetta e si media.

Ferdinando Pelliccia