Entrano in gioco le truppe di terra, come già anticipato nelle settimane scorse. I movimenti delle truppe leali al regime siriano, che già da circa dieci giorni si stavano dispiegando alla periferia della città di Homs, ora ha iniziato quella che fonti vicine alla presidenza Assad, ha definito “l’opera di pulizia totale” dei ribelli. Homs è una città distrutta e totalmente isolata. La reporter francese Edith Bouvier, dovrebbe essere ancora in città e cresce la preoccupazione per la sue condizioni di salute.

Un mese di continui bombardamenti e colpi di mortaio per annientare l’opposizione al regime del presidente Bashar al Assad. Ora le truppe di fanteria dell’esercito stanno penetrando nella città per quella che è considerata l’offensiva finale contro i ribelli. Homs è totalmente isolata: le linee elettriche e telefoniche sono state tagliate.

L’obiettivo è annientare la rivolta e per farlo, proprio nella giornata di oggi, le truppe di terra sono entrate nella città e stanno attuando un rastrellamento casa per casa, non prima di averla in continuazione bombardata per tutta la notte. L’attenzione dei soldati lealisti si sta concentrando inizialmente nel quartiere di Bab Amro, simbolo della resistenza. Mentre la comunità internazionale non va al di là delle parole di circostanza, solo un miracolo potrà salvare chi sta ancora resistendo.

La giornalista Edith Bouvier, ferita nel bombardamento del media center, insieme al collega Conroy, che è riuscito ieri a raggiungere il Libano, si trova ancora nella zona e si teme possa perdere la vita. La Francia ha esercitato pressioni su Damasco affinché faccia cessare il fuoco su Homs, per permettere ai soccorsi di raggiungere i feriti ed evacuare la reporter francese e i corpi dei due colleghi morti nel bombardamento: la giornalista americana Marie Colvin e il fotografo francese Rémi Ochlik. Ma la Siria fa orecchie da mercante. Il giornalista Conroy, che è riuscito a raggiungere il Libano nelle prime ore della giornata di ieri, è stato aiutato dagli attivisti antiregime: l’operazione per cercare di portare il reporter ferito oltre confine, ha lasciato sul campo 13 attivisti e ci sono volute ben 24 ore per metterla in atto. Probabile che per la Bouvier, avendo una condizione sanitaria peggiore rispetto al collega Conroy, sia stato valutato di non farle intraprendere il viaggio, per evitare di esporla a rischi maggiori. Ma queste sono soltanto supposizioni. Purtroppo, però, non si hanno notizie sulle reali condizioni della reporter.