Aggiornamento:

I due marittimi ostaggi dei pirati somali uccisi nel corso di un blitz militare da parte della nave da guerra danese ‘Absalon’ sono un iraniano e un pakistano.

Secondo quando reso noto dal comando della Marina Militare danese anche gli altri 16
sono della stessa nazionalità. Facevano tuti parte dell’equipaggio di una stessa barca da pesca catturata dai pirati somali è utilizzata come ‘nave madre’.

 

Due ostaggi uccisi e altri 16 liberati. E’ questo il risultato di un contatto avvenuto al largo delle coste somale la notte tra domenica e lunedì scorso tra una nave da guerra della marina danese, la Absalon, impegnata nella missione antipirateria marittima a guida NATO ‘Ocean Shield’, e una ‘nave madre’ pirata.

Si tratta di una barca da pesca forse yemenita a bordo della quale vi erano 18 ostaggi e 17 presunti pirati somali.

L’unità navale da guerra danese per giorni ha seguito a distanza le mosse della presunta nave madre pirata, quando si è accorta di essere stata scoperta e quando la nave pirata stava cercando di prendere il largo, è intervenuta per fermarla.

Dopo ripetuti avvertimenti a fermarsi, visto che dalla nave pirata non giungevano segnali di risposta, è stato dato l’ordine di fare fuoco. Dopo che dall’unità navale da guerra danese sono stati esplosi alcuni colpi contro la nave dei pirati, che l’hanno resa inoffensiva, i militari della Marina danese sono saliti a bordo e ne hanno assunto il controllo. Una volta a bordo hanno scoperto i due ostaggi gravemente feriti e gli altri 16 impauriti ma felici di essere restituiti alla vita. Nonostante le cure del medico di bordo della nave militare danese i due sono deceduti in se4guito alle ferite riportate.

Non è ancora chiaro come 2 dei 18 marittimi ostaggi siano rimasti uccisi nel corso  del blitz militare. In merito stanno indagando le autorità danesi che stanno valutando anche l’opportunità o meno di giudicare i 17 presunti pirati  arrestati.

Non è la prima volta che dei marittimi ostaggi dei pirati somali rimangano uccisi nel corso di un blitz militare.

Anche se non è stata ancora diffusa la nazionalità ne delle vittime ne degli altri ostaggi superstiti, è certo che tra essi non vi  siano ostaggi di nazionalità danese.

Attualmente in mano ai pirati somali sono trattenuti in ostaggio due marittimi di nazionalità danese.

Si tratta del comandante della nave MV ‘Leopard’, Eddy Opolo Lopez di origine cilena, ma di nazionalità danese, e il marittimo Soren Bjorn Lyng. I due sono caduti nelle mani dei pirati somali insieme ad altri 4 membri dell’equipaggio, tutti filippini, il 12 gennaio del 2011 quando il loro mercantile venne attaccato mentre era in navigazione nell’Oceano Indiano in rotta verso la Giordania.

La nave di proprietà della compagnia marittima Schipcraft venne poi, abbandonata in mare mentre l’equipaggio venne portato via.

Difficile sapere dove ora sono, ma è facile pensare che si trovino con altri ostaggio a bordo di una delle navi che i predoni del mare  ancora trattengono o sono prigionieri a terra.

Per il loro rilascio la gang del mare che li tieni in ostaggio chiede 8 mln di dollari. Una richiesta che la società armatrice della nave non è in grado di soddisfare. Nel luglio scorso i pirati hanno permesso ai due ostaggi danesi di inviare un accorato appello a pagare per ridare loro la
libertà.

Lo scorso anno, il 24 febbraio, caddero in mano ai pirati somali anche altri 7 danesi. Si tratta della famiglia Johansen di Copenaghen, padre, madre e tre figli minorenni, e due membri dell’equipaggio del loro Yacht ING che venne catturato nell’Oceano Indiano. Sono stati rilasciati l’estate scorsa dopo il pagamento di 3,5 mln di dollari.

Nel mare del Corno D’Africa e Oceano Indiano, nonostante la presenza di decine di navi da guerra, mercantili e Yacht sono facili prede dei pirati somali che infestano quei mari. Finora nelle loro mani sono cadute un centinaio di navi e almeno un migliaio di marittimi. Attualmente trattenuti in ostaggio ci sono almeno 200 lavoratori del mare di diversa nazionalità e almeno 20 navi. Tutti tenuti in ostaggio in attesa del pagamento di un riscatto. Nelle loro mani anche dei cittadini europei tra i quali degli italiani.

Sempre più spesso i pirati somali utilizzano le navi catturate come ‘navi madri’ con cui si confondono che il normale naviglio nell’Oceano Indiano da cui lanciano poi, a sorpresa, gli attacchi ai mercantili. Ovviamente gli equipaggi di queste navi vengono lasciati ai loro posti  e utilizzati come scudi umani.

Ferdinando Pelliccia