Scoperte alcune stanze segrete con porte telecomandate che nascondevano la contabilità in “nero”
La Guardia di Finanza di Treviso ha scoperto, con l’operazione “COAT RACK” due società operanti nel settore del mobile che, tra il 2004 ed il 2011, hanno evaso ricavi per oltre 100 milioni di euro ed IVA per 32 milioni, impiegando irregolarmente 434 lavoratori, di cui 13 completamente in nero.
Quando le fiamme gialle hanno iniziato le verifiche fiscali accedendo presso le aziende, hanno chiesto l’esibizione della contabilità e mentre acquisivano i libri e le fatture esibite dai ragionieri delle due società, hanno notato, in un caso, un cavo elettrico che fuoriusciva dal muro a lato di un appendiabiti e, nell’altro caso, sempre un’appendiabiti attaccato al muro in posizione non utile al suo utilizzo.
Insospettiti dagli insoliti particolari, gli investigatori hanno scoperto che, in realtà, i due mobili nascondevano le porte di accesso ai vani in cui era tenuta la vera contabilità delle due aziende; in un caso un telecomando faceva scattare una serratura elettromagnetica per l’apertura dell’attaccapanni, che nascondeva una vera e propria stanza, nell’altro caso la chiave di apertura era camuffata dal pomello dell’attaccapanni.
Le fiamme gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Treviso hanno passato al setaccio migliaia di files e documenti rinvenuti nei nascondigli, scoprendo che le società verificate avevano ceduto beni a numerosi clienti ed acquistato materie prime da fornitori completamente in “nero” così come in “nero” erano stati corrisposti compensi a dipendenti e rappresentanti di commercio per oltre € 27 milioni, evadendo ritenute per oltre € 5 milioni. In questo modo, le aziende, hanno tenuto una “dimensione contabile” fittizia, ma coerente a fronte dei tanti milioni di euro evasi.
Dopo la ricostruzione del reddito reale delle due imprese, è scattata la denuncia dei due rappresentanti legali all’Autorità Giudiziaria per dichiarazione fraudolenta, destinatari anche di provvedimenti di sequestro per equivalente per oltre € 13 milioni di euro, corrispondenti alle quote societarie possedute ed a svariati immobili in Veneto, sui cui lo Stato potrà rifarsi delle imposte evase.