Si infittisce ancora di più l’alone di mistero che aleggia intorno alla petroliera greca Olympic Flair.

Si tratta della nave greca che somiglia tanto, soprattutto per il colore, rosso e nero,  a quella  italiana Enrica Lexie più nota perché salita  alla ribalta della cronaca internazionale in quanto coinvolta in uno spiacevole episodio che ha portato alla morte di due pescatori indiani, Valentine Jalestine e Ajesh Binki.

La nave italiana  ha  infatti, avuto un contatto, al largo delle coste meridionali dell’India, con presunti pirati il 15 febbraio scorso. La Enrica Lexie si trovava in acque internazionali.

Allo stesso modo quel giorno, anche la Olympic Flair, alla fonda a due miglia dal porto di Kochi, quindi in acque indiane, ha subito respingendolo un attacco pirata come risulta dalla segnalazione inviata come da prassi all’International Maritime Bureau, IMB, alla Guardia Costiera indiana e al Maritime Rescue Coordination Centre di Mumbai.

Il contatto sarebbe poi, stato reso noto con il rapporto numero 054-12 e pubblicato dall’International Maritime Bureau Piracy Reporting
Centre. Il rapporto riferiva di un episodio di pirateria registrato alle 21.50 locali del 15 febbraio a 2,5 miglia a sud di SPM Cochin. Nel rapporto, in particolare, si fa riferimento a circa 20 persone che, a bordo di due imbarcazioni, avrebbero tentato l’abbordaggio di un tanker, rinunciando dopo che il personale della sicurezza della petroliera aveva fatto scattare le procedure d’allarme.

Il rapporto riporta anche l’Imo del tanker. Si tratta del numero di registro internazionale nr. 8913966. Questo numero corrisponde a quello della Olympic Flair.

Al largo delle coste dell’India, e quindi anche del Kerala, sono nella norma gli assalti dei predoni del mare alle petroliere ancorate fuori del porto in attesa di entrare per caricare o scaricare greggio.

Lo scopo è quello di rapinarle.

Per questo motivo la polizia locale indiana ha predisposto anche dei pattugliamenti in mare per sorvegliare e proteggere le petroliere

A volte però, sono anche i pescatori indiani che si avvicinano alle grosse petroliere  per protestare quando queste, una volta fuori dal porto, come quello di kochi, lavano le loro cisterne e poi scaricare tutto in mare.

Il punto dove la nave greca ha riferito del contatto con i presunti pirati corrisponde a quello indicato dai superstiti del peschereccio indiano St. Anthony in cui sarebbero stati fatti oggetto da colpi di armi da fuoco sparati da una petroliera rossa e nera. Come ha poi, ribadito in questi giorni l’armatore del St. Anthony, Freddy Bosco.

A bordo della barca da pesca si trovavano i due pescatori uccisi.

Bosco dal modo come ha raccontato della morte del suo timoniere fa intendere che forse è stato centrato dal colpo di un cecchino seguito poi, da una sparatoria

traEnricaLexieeOlympicFlairil'unicadiversitàbenvisibileèilfumaioloIl proprietario della barca da pesca ha anche raccontato di non essere riuscito a leggere il nome della nave da cui sparavano, ma di aver visto solo che era rossa e nera e di averne saputo il nome perché glielo hanno detto, una volta rientrato sulla terraferma, la polizia locale.

A bordo della nave battente bandiera italiana, la MN Enrica Lexie era imbarcato un Nucleo Militare di Protezione, NMP, composto da 6 marò del Reggimento San Marco per difenderla dagli attacchi dei pirati somali in base ad una legge italiana, la 130 del 2011, che autorizza gli armatori italiani a farlo.

Se anche dall’Olympic Flair hanno aperto il fuoco contro i presunti pirati vuol dire che il 15 febbraio scorso vi erano imbarcati con molto probabilità guardie private armate.

La notizia se confermata suscita enormi perplessità.

Per il momento agli armatori greci non è ancora consentito imbarcare guardie armate private sulle loro navi anche se navigano in zone di mare a rischio pirateria.

Lo potranno però, fare tra breve in quanto è in fase di approvazione un progetto di legge del ministero per la Protezione del Cittadino, che è responsabile anche per la Marina Mercantile greca, per la “Fornitura di servizi di sicurezza da guardie armate a bordo delle navi mercantili e altre disposizioni”.

La legge sarebbe stata approvata Il Consiglio dei ministri greco il 14 febbraio scorso ed ora dovrebbe passare alla ratifica del Parlamento ellenico.

Il progetto di legge approvato prevede la possibilità di imbarcare guardie private armate che non siano membri dell’equipaggio della nave e fissa anche una tariffa per l’autorizzazione all’utilizzo di guardie armate che ammonta a 2mila euro per la licenza di validità sei mesi e a 3.500 euro per un periodo di 12 mesi.

Fin dal novembre del 2011 il Governo greco, per contrastare gli atti di pirateria, si era impegnato a varare una legge che consentisse appunto l’imbarco di guardie armate a bordo di navi mercantili.

Il ministro greco per la Protezione del Cittadino, Christos Papoutsis  lo scorso 22 marzo ha presentato in Parlamento, il disegno di legge che regola appunto le procedure previste per l’assunzione di guardie armate e i termini per la concessione del relativo permesso.

A differenza di quelle di altri Paesi, che già adottano una difesa armata delle navi commerciali, in Grecia la nuova legge precisa anche i doveri del comandante della nave nei confronti delle guardie e prevede inoltre sanzioni contro quelle guardie che si dovessero trovare a bordo delle navi greche senza autorizzazione.

La normativa alla fine del suo iter autorizzerà gli armatori ad imbarcare un minimo di sei guardie armate per nave con un contratto semestrale rinnovabile.

Questo nuovo decreto, applicato principalmente alle navi battenti bandiera greca, potrebbe anche essere esteso alle imbarcazioni a vela da diporto che attraversano acque territoriali greche, per non cadere in sanzioni IMO.

Una volta approvato definitivamente questo decreto consentirà anche agli armatori greci di navi battenti bandiere di comodo, sono circa
500 navi secondo una stima del Sindacato dei Capitani ellenico, di vedersi  queste navi considerate idonee alla navigazione e sotto tutela governativa.

In base a ciò il 15 febbraio scorso la Olympic Flair della società di navigazione, Olympic Shipping & Management Sa di Atene non poteva ancora imbarcare guardie armate a bordo.

Ora in base al fatto che ha riferito di  aver subito un attacco pirata e di averlo respinto la domanda viene spontanea, in che modo e con che cosa?

Fa accendere una lampadina il fatto poi, che una volta diffusasi la notizia sia dal Ministero greco per la Protezione del Cittadino sia la compagnia di navigazione della nave greca si sono affrettati a smentire la notizia del contatto con i presunti pirati, come mai?

A questo punto viene spontaneo chiedersi non è che i greci avevano delle armi a bordo e le hanno usate come deterrente sparando contro
i presunti pirati assalitori e quindi potrebbero essere loro i  veri responsabili dell’uccisione dei due pescatori scambiati per pirati?

Il fatto che poi, non fossero autorizzati ad avere queste armi a bordo li ha forse portati anche a tacere sulla verità.

Un inconfessabile verità è quindi forse alla base di questa intricata vicenda che vede due pescatori indiani uccisi e due marò italiani
ritenuti essere i responsabili della loro morte e per questo motivo si trovano in carcere nello stato federale indiano del Kerala accusati di duplice omicidio.

Ferdinando Pelliccia