Stamani i due militari della marina italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti nel carcere di Trivandrum in India, si sono visti prolungare per altri 14 giorni la carcerazione preventiva a cui sono sottoposti dal 5 marzo scorso.

Si tratta di parte di un Nucleo Militare di Protezione, NMP, composto da 6 marò del battaglione San Marco imbarcati a bordo di una nave battente bandiera italiana, la MN Enrica Lexie per difenderla dagli attacchi dei pirati somali in base ad una legge italiana, la 130 del 2011.

I due sottoufficiali di marina sono accusati dalle autorità indiane del Kerala di aver causato la morte di due pescatori indiani uccisi il 15 febbraio scorso al largo delle coste meridionali indiane perché scambiati per pirati.

Se giudicati e riconosciuti colpevoli di duplice omicidio in India rischiano l’ergastolo o la pena di morte.

I due militari italiani sono assistiti da un team di legali indiani e italiani. In india sono infatti, giunti anche due legali dell’avvocatura dello Stato.

Era prevedibile che il giudice di Kollam, A.K. Gopakumar davanti al quale i due marò sono comparsi stamattina, adottasse questo provvedimento.

Così come era stato per il fermo di polizia preventivo durato dal 19 febbraio al 5 marzo scorsi per il quale il magistrato aveva la possibilità di rinnovarlo al massimo per due settimane  per lo svolgimento di indagini. Ora il giudice ha un periodo massimo consentitogli dalla legge indiana di tre mesi. Alla fine di tale periodo ai due marò è possibile che venga data anche la possibilità di chiedere la libertà provvisoria su cauzione.

Il governo italiano continua il suo paziente lavoro diplomatico. In India si trova un team interministeriale arrivato dall’Italia per coordinare ogni azione al fine di riportare in patria tutti gli italiani coinvolti in questa vicenda. Con i due marò fin dai primi momenti di questa vicenda il console generale di Mumbai, Giampaolo Cutillo e l’addetto militare dell’ambasciata di New Delhi, Franco Favre.

Durante l’udienza di oggi, il giudice ha anche espresso parere negativo alla richiesta presentata dal legale dei due marò sulla possibilità di concedere un fermo di polizia in alternativa alla carcerazione preventiva. Mentre ha rinviato a mercoledì prossimo ogni decisione in merito ad un’altra richiesta presentata dai due militari italiani. I due hanno inoltrato la richiesta di poter avere un televisore in cella. I due militari sono detenuti in una speciale struttura del carcere di Trivandrum separata dalle altre celle del penitenziario.

Oggi, insieme alla proroga del provvedimento di carcerazione preventiva la magistratura indiana doveva anche stabilire se l’episodio sia avvenuto in acque territoriali o internazionali.

L’India rigetta le motivazioni italiane.A tal fine si è tenuta presso l’Alta Corte del Kerala di Kochi la prevista udienza per il ricorso presentato dall’Italia contro la pretesa giurisdizione indiana della vicenda. L’Italia sostiene che i fatti sono avvenuti in acque internazionali. Inoltre, le autorità italiane sostengono che i due militari erano in servizio attivo per proteggere una nave italiana dagli attacchi di pirateria nell’Oceano Indiano in base a una convenzione delle Nazioni Unite e che quindi godono di immunità garantita dal diritto internazionale e in virtù di questo possono essere processati
solo da un tribunale militare in Italia.

Dopo oltre due ore di dibattito, il giudice ha rinviato la seduta a domani. Lo scopo del rinvio è stato dettato dalla necessità di permettere ai legali italiani di terminare la presentazione della loro tesi difensive mirate a dimostrare l’inapplicabilità della legge indiana in acque internazionali nel caso che ha coinvolto i due marò italiani e la Enrica Lexie.

Per quanto riguarda le perizie balistiche in corso presso il ‘Forensic Science Laboratory’, FSL, l’Istituto della polizia scientifica di Trivandrum sulle armi e munizioni in dotazione ai due marò queste procedono secondo calendario. I risultati della perizia balistica, che è ritenuta da molti la ‘prova regina’ per scagionare definitivamente i due marò o per farli incriminare, saranno disponibili per la metà della prossima settimana.

Nel frattempo, la Enrica Lexie è bloccata nel porto di Kochi guardata a vista. La nave italiana rimane in India dopo che l’Alta corte del Kerala non ne ha autorizzato la partenza come invece, aveva richiesto la società armatrice, la F.lli D’Amato di Napoli. La società di navigazione partenopea suo malgrado si vede coinvolta in un altro drammatico episodio legato alla pirateria marittima. La petroliera italiana Savina Caylyn, catturata e trattenuta dai pirati somali per oltre 11 mesi, faceva parte della stessa società.

Ferdinando Pelliccia