L’Alta Corte del Kerala oggi si pronuncerà sul ricorso presentato dall’Italia che contesta l’applicabilità delle leggi indiane sul caso dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, arrestati e incarcerati in India nello stato del Kerala.
L’udienza del giudice P S Gopinathan è stata fissata per le ore 13.45 ora locale , le 10.15 ora italiana.
I due fanti di marina sono accusati di aver ucciso in mare due pescatori indiani scambiati per pirati. L’incidente verificatosi lo scorso 15 febbraio ha coinvolto oltre ai due militari della marina italiana altri 4 commilitoni , e l’equipaggio della nave italiana, MV Enrica Lexie della società di navigazione F.lli D’Amato di Napoli.
Il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola è da oggi in India dopo essersi recato a Trivandrum, dove sono detenuti i due marò, si recherà a New Delhi dove incontrerà il suo omologo indiano.
Ieri l’Alta Corte ha dato il suo via libera alla partenza della nave italiana bloccata nel porto indiano di Kochi dallo scorso 15 febbraio.
A bordo della nave italiana vi erano oltre ai due marò arrestati anche altri 4 militari, Renato Volgina, Antonio Fontana, Alessandro Conte e Massimo Andronico, che facevano tutti parte di un Nucleo Militare di Protezione, NMP, che secondo una legge italiana, la 130 del 2011, sono a bordo delle navi italiane come protezione delle stesse da assalti pirati.
L’equipaggio della Enrica Lexie, come sempre più spesso capita sulle navi di bandiera, è multietnico, 5 sono italiani , tra cui il comandante Umberto Vitelli, e altri 18 sono di nazionalità indiana.
La decisione del dare il via libera alla nave è stata salutata con soddisfazione dalla società armatrice la Fratelli D’Amato di Napoli.
La compagnia di navigazione partenopea ha fatto sapere che ogni giorno di stop della nave gli costa 530mila euro.
Una cifra di cui in seguito potrebbe chiedere il rimborso al governo italiano se venisse stabilito che i due marò, funzionari dello stato, sono responsabili di quanto accaduto.
La società napoletana proprietaria della nave aveva presentato una petizione all’Alta Corte del Kerala in cui chiedeva il suo rilascio sulla base appunto delle ingenti perdite economiche causate dalla sosta forzata.
La Flli D’Amato suo malgrado si vede coinvolta in un altro drammatico episodio legato alla pirateria marittima.
La petroliera italiana Savina Caylyn, catturata e trattenuta dai pirati somali per oltre 11 mesi, faceva parte della stessa società.
Nei prossimi giorni la nave potrà lasciare il porto indiano dopo l’adempimento di alcune condizioni stabilite dal giudice, tra cui il pagamento di un deposito vincolato. Un ‘bond’ ossia una sorta di impegnativa scritta in favore dello stato del Kerala di pagamento del valore di 30 milioni di rupie, circa 440 mila euro, che serve per assicurare eventuali adempimenti che potrebbero essere richiesti nel processo contro i due maro’ italiani.
L’altra condizione prevede la sottoscrizione di un impegno scritto da parte della compagnia di navigazione partenopea nei confronti delle autorità indiane del Kerala qualora abbiano bisogno di acquisire altri indizi.
In merito si era espresso nei giorni scorsi il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che aveva definito il blocco della nave “una situazione inaccettabile” . Ieri il commento è stato: “E’ una buona notizia “.
Ferdinando Pelliccia