Per ora lo scontro tra  India e Italia è tutto a colpi di carta bollata.

Un braccio di ferro che vede predominare gli indiani forti del fatto che giocano in casa e che tiene in apprensione tutti.

Difficile capire cosa potrà succedere, per ora si aspetta e si spera.

La diplomazia italiana è fortemente impegnata a sostenere la tesi della estraneità dei fatti dei militari italiani coinvolti loro malgrado nella morte di due pescatori indiani o per lo meno la giurisdizione italiana della vicenda.

Dal 22 febbraio in India è accorso il sottosegretario agli Esteri italiano,giurisdizione Staffan de Mistura da allora il diplomatico si è completamento immerso in una frenetica attività di contatti con le autorità centrali e locali indiane e di coordinamento dell’azione della del team interministeriale italiano giunto nel Paese asiatico per seguire da vicino l’intera vicenda.

Stamani l’Alta Corte del Kerala presieduta dal giudice P.S. Gopinath doveva trattare proprio il ricorso presentato dall’Italia contro la decisione della magistratura indiana di processare 2 marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che si trovano in stato di fermo in India.

Su i due pesa l’accusa di aver causato la morte di due pescatori indiani uccisi al largo delle coste del Kerala perché scambiati per pirati.

L’incidente si è verificato lo scorso 15 febbraio nell’Oceano Indiano mentre i due fanti di marina si trovavano, insieme ad altri 4 commilitoni, imbarcati a bordo della MN Enrica Lexie per assicurarne la protezione dai pirati somali che infestano l’Oceano Indiano.

La corte però, ancora una volta inspiegabilmente ha rinviato ogni decisione. Stavolta a martedì 6 marzo prossimo.

Il ricorso riguarda le ragioni secondo cui l’Italia, dato che l’incidente è avvenuto in acque internazionali, ha il diritto, secondo i trattati internazionali, a cui anche l’India ha aderito, a far processare i due sottufficiali del Reggimento San Marco dalla magistratura italiana.

Ieri in un altro dibattimento il giudice di Kollam  ha disposto che i 2 militari italiani restino in custodia giudiziaria della polizia locale fino al 5 marzo prossimo. Si tratta dell’ultima prologa possibile del fermo di polizia preventivo a cui i due sono sottoposti dallo scorso 19 febbraio, dopo il giudice  dovrà decidere se farli trasferire in carcere o rilasciarli.

Quindi il 6 marzo praticamente si decide del loro destino.

L’atteggiamento tenuto dall’India in merito alla vicenda ha fin dall’inizio destato enormi preoccupazioni ed ogni rassicurazione data in merito è sempre caduta.

L’Italia si è fin dall’inizio mostrata collaborativa con le autorità locali indiane.

Prima la MN Enrica Lexie, raggiunta in acque internazionali, ha accettato l’invito fattogli da motovedette dalla Guardia Costiera indiana a entrare in acque territoriali e a raggiungere il porto indiano di Kochi nello stato del Kerala, dove si trova tutt’ora guardata a vista. Poi, i due marò si sono volontariamente consegnati alle autorità di polizia di Kochi tutto a dimostrazione della buona fede italiana. Purtroppo gli indiani sono persuasi

delle convinzioni e testardamente mantengono ferme le loro accuse anche senza poterle provare.

L’apprensione che si vive da quando è scoppiato questo caso tra India e Italia viene fuori in tutta la sua valenza dalle parole dette dal ministro della Difesa italiano, Gianpaolo Di Paola: “Nutriamo grande rispetto per l’India e per il popolo indiano ma ci aspettiamo uguale rispetto per l’Italia, per la legalità, per il diritto internazionale da parte della nazione indiana”.

E’ chiaro che in india si vive un particolare momento di anti-italianità.

Si attraversa una fase delicata della vicenda e ogni incomprensione potrebbe comportare rischi per i due militari italiani che si trovano in mano alle autorità locali indiane dello stato federale del Kerala.

In virtù di questo ogni azione o affermazione da parte dell’Italia è improntata alla prudenza.

Del loro caso il presidente del Consiglio, Mario Monti ha comunque discusso con l’alto rappresentante Ue, Catherine Asthon, e con i rappresentanti degli stati membri della Ue nel corso del recente Consiglio Europeo di Bruxelles.

Mentre, su un fronte è chiaro che gli indiani cercano di guadagnare tempo  su un altro la situazione sembra parzialmente sbloccarsi.

L’Alta Corte del Kerala presieduto dal giudice A K Goapakumar oggi ha invece, accordato ai due esperti italiani di poter assistere alle perizie balistiche su armi e munizioni in dotazione ai due militari italiani sequestrate dalla nave Enrica Lexie.

Mercoledì scorso lo stesso tribunale aveva già stabilito che i due esperti dei Carabinieri potessero assistere all’apertura delle casse contenenti le armi e le munizioni sequestrate dalla Enrica Lexie e alle prove di sparo.

L’Italia invece, chiede l’ammissione dei due esperti a tutte le fasi della perizia Balistica ritenendola come una forma di garanzia.

Una Perizia che verrà effettuata nel laboratorio della polizia scientifica di Trivandrum.

I due ufficiali dei RIS “potranno partecipare solo come ‘spettatori silenziosi e non potranno interferire, ne verificare i risultati o rivelarli”, come cita l’ordinanza emessa con cui il giudice ha anche stabilito che se necessario potrà partecipare anche il personale della Marina indiana. Altra grossa novità quest’ultima in quanto il regolamento del laboratorio scientifico è molto severo e al suo interno autorizza sola la presenza del suo personale. Neppure alla polizia  indiana era permesso l’ingresso che ora, una volta concesso agli italiani forse per compensazione è stato

concesso anche a loro.

Oggi  de Mistura ha reso noto che domani si trasferirà a Kollam per assistere di persona i due militari italiani che sono stati trasferiti da Kochi in quella città che è la stessa da cui provenivano i due pescatori uccisi e quindi competente per giurisdizione.

Ferdinando Pelliccia