Mai resa nota una lista definitiva delle vittime italiane. Grazie a ricerche incrociate, siamo riusciti a scovare le schede anagrafiche di due cittadini romani periti nel naufragio: Roberto Urbini e Roberto Vioni.

di Gian Paolo Pelizzaro

«Morto il 15 aprile 1912 disastro Titanic». Con queste due annotazioni vergate a mano sul frontespizio delle schede anagrafiche è stato possibile identificare le due vittime romane del disastro del transatlantico RMS (Royal Mail Steamer) Titanic, affondato alle ore 2 e 20 di domenica 15 aprile 1912 nel Nord Atlantico: due ore e quaranta minuti dopo che la vedetta Frederick Fleet aveva avvistato la montagna di ghiaccio, lanciando il segnale di «oggetto galleggiante dritto di prora». In una delle due schede, l’allora funzionario del Comune ritenne di aggiungere un ulteriore particolare di natura geografica per dettagliare meglio la portata della tragedia: «nell’Atlantico».
Trascorso un secolo da quella tragica notte di mare piatto e senza luna, le schede anagrafiche dei due cittadini romani morti durante la sciagura del Titanic rappresentano ormai un reperto storico.
A cento anni esatti dal disastro navale che ha segnato un’epoca, la città di Roma per la prima volta potrà finalmente ricordare la memoria di due suoi giovani lavoratori che trovarono la morte insieme agli altri italiani imbarcati sul Titanic. Roberto Urbini, 22 anni, e Roberto Vioni, 26 anni, questi i nomi delle due vittime partite da Roma con una valigia piena di sogni, speranze e tanti desideri di un futuro migliore.
Da un punto di vista storico, il naufragio del Titanic rappresenta la prima, grande tragedia dell’emigrazione italiana dall’Unità d’Italia con un bilancio finale di circa 50 vittime. Roberto Urbini e Roberto Vioni erano fra questi sfortunati concittadini che persero la vita quella tragica notte di cento anni fa.
Come cento anni fa, il 15 aprile cade di domenica e questa coincidenza non fa che aumentare l’emozione della serie di scoperte emerse durante la ricerca che è stata svolta incrociando i dati degli elenchi e dei documenti ufficiali del disastro (conservati nei National Archives di Kew, a sud di Londra) con i dati e le informazioni in possesso dell’Anagrafe di Roma Capitale.
In questo senso, fondamentale è stato l’aiuto e il supporto del direttore dell’Anagrafe, Angelo Ottavianelli, che mi ha personalmente accompagnato negli archivi sotterranei alla ricerca delle schede anagrafiche, degli atti di nascita, morte e matrimonio delle vittime al fine di recuperare ogni utile dato sulla loro vita, sulle loro famiglie e sui luoghi di residenza…

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