Il maltempo ha dunque rovinato la festa.
Nel penultimo giorno di gare, ma di fatto per tutti i giorni in cui si è gareggiato, tranne giovedì scorso, a Napoli si è regatato sempre sotto una pioggia battente e con venti in media di 15 nodi.
Una pioggia e una forza del vento che però, non aveva finora impensierito gli organizzatori dell’evento sportivo velico. Considerando anche il fatto che normalmente le regate si svolgono nell’Oceano dove di certo il tempo non è sempre clemente.
Anche stamani il Golfo di Napoli, dove si svolgono le regate, era sferzato da un vento che soffiava tra i 15-18 nodi.
Sul campo di regata imperversava praticamente una tempesta di acqua e vento.
Il mare era agitato con onde che al largo superavano anche i 3 metri di altezza.
Un maltempo che di certo non avrebbe dato tregua nella giornata di oggi anzi, era previsto un peggioramento delle condizioni meteo dal tardo pomeriggio.
Per il fatto che le previsioni meteo erano in peggioramento, cosa nota già da giorni, il comitato di regata ha dunque deciso prima di rinviare i Match Race a domani e poi, anche le regate di flotta.
Una decisine quest’ultima giunta dopo che le previsioni meteo indicavano un aumento anche della forza del vento fino ai 35 nodi di velocità.
Una velocità questa, considerata proibitiva per i catamarani AC 45, non tanto per tenerli in acqua e gareggiare, ma per riportarli a terra al termine delle regate.
Infatti, le imbarcazioni, scomposte in due, corpo barca e ala rigida, durante la notte sono tenute al sicuro alloggiate negli hangar dei vari team. Si tratta di rimesse che sono state edificate nell’area tecnica dove si trovano anche tutti i servizi e le strutture tecniche di appoggio alla manifestazione sportiva.

Un’area che è ubicata sul lungomare Caracciolo e nei pressi della rotonda Diaz. Al mattino, per poter partecipare alle gare in acqua, le imbarcazioni vengono poi, tirate fuori dagli hangar. I vari team preparano il corpo barca e l’ala rigida che compongono il proprio catamarano e lentamente li portano fuori. Inizia così una lunga operazione, che mediamente dura 25-30 minuti, in cui prima l’ala rigida, alta circa 27 metri, viene spinta fin sotto una gru e poi agganciata. A questo punto inizia l’operazione di sollevamento da terra dell’ala rigida fino a diversi metri di altezza restandovi poi, sospesa nel vuoto. Successivamente i team spingono anche il corpo barca fin sotto la gru in corrispondenza dell’ala rigida sospesa nel vuoto e, a questo punto inizia l’operazione di assemblaggio delle due parti. Il tutto si svolge mentre l’ala rigida è sospesa nel vuoto a dondolare ed è proprio grazie alla perizia degli addetti e degli stessi uomini dei team che si riesce a unire le due parti che compongono il catamarano.

A questo punto la gru solleva l’imbarcazione ormai assemblata. Una volta raggiunta l’altezza di una decina di metri inizia poi, l’operazione di avvicinamento del catamarano verso il mare nell’area allestita come porticciolo. Una volta che l’imbarcazione da regata è sulla perpendicolare del punto di messa in acqua inizia la discesa e solo quando è terminata il catamarano viene sganciato dalla gru.
A questo punto la parte più pericolosa e difficile è terminata. Impiegandoci pochi altri minuti l’imbarcazione viene messa in grado di poter prendere il mare. Fondamentale durante questa operazione di messa in acqua, che si ripete nella medesima maniera, ma in senso opposto quando si deve riportare il catamarano a terra, che non vi sia un vento talmente forte da rendere l’operazione ancora più difficile e rischiosa.
Il dondolio dell’imbarcazione è già forte in condizioni meteo normali è immaginabile quanto possa essere forte il dondolio quando spira un vento fortissimo.
Ferdinando Pelliccia





