Parte da Marghera la riqualificazione delle aree industriali italiane. Una reindustrializzazione ambientalmente sostenibile che apre nuove prospettive per lo sviluppo delle aziende verdi nel nostro Paese. Lunedì 16 aprile alle ore 12.30 il ministro dell’Ambiente Corrado Clini firmerà a Venezia l’“Accordo di programma per la bonifica e la riqualificazione ambientale del sito di interesse nazionale di Venezia-Porto Marghera e aree limitrofe”. A sottoscriverlo il sindaco Giorgio Orsoni, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il magistrato alle acque di Venezia Ciriaco D’Alessio, in rappresentanza del ministero delle Infrastrutture. Cornice dell’evento la sala degli stucchi di Ca’ Farsetti, sede del Comune di Venezia.

L’accordo, grazie all’insediamento di nuove attività industriali, consentirà finalmente il rilancio economico di Marghera “mediante procedimenti di bonifica e ripristino ambientale – come si legge nel testo -, che consentano e favoriscano lo sviluppo di attività sostenibili dal punto di vista ambientale”.

Ecco le principali aree italiane da disinquinare:

Sono 57 i cosiddetti Sin (siti di interesse nazionale) da disinquinare.

2,2 miliardi di euro l’importo stanziato dal ministero dell’Ambiente dal 2001 a oggi. La somma è destinata agli interventi pubblici o di interesse pubblico. I privati sono tenuti a intervenire con propri investimenti.

Su circa 20 Sin il ministero ha concluso la sua parte di attività, ma l’attività non è finita. Anzi, spesso non è nemmeno cominciata. Difatti per legge (decreto 152 del 2006) la competenza è passata a Province e Arpa. E lì, spesso, tutto si è fermato.

Tipologia principali aree da bonificare

  • Marghera: polo industriale
  • Napoli orientale: ex raffineria Mobil
  • Gela: petrolchimico Eni
  • Priolo: petrolchimico Eni-ex Esso–Isab-Lukoil
  • Manfredonia: polo chimico
  • Brindisi: petrolchimico e 2 centrali elettriche a carbone
  • Taranto: acciaieria Ilva e raffineria Eni
  • Cengio (Savona): ex Acna (industrie chimiche)
  • Piombino: siderugia
  • Massa e Carrara: siderurgia e amianto
  • Casale Monferrato: amianto
  • Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano: cimitero di rifiuti della camorra
  • Pitelli (La Spezia): discarica rifiuti a ridosso dell’arsenale della marina militare
  • Balangero (Torino): miniera di amianto e discarica di altri tossici nocivi
  • Pieve Vergonte (Val d’Ossola): vecchia chimica
  • Sesto San Giovanni: siderurgia
  • Pioltello Rodano: ex Sisas (acetilene e derivati; discarica cancerogena di circa cinquant’anni fa)
  • Napoli Bagnoli: acciaieria dismessa e stabilimento Eternit
  • Trieste: raffineria Aquila (primi del Novecento)
  • Cogoleto: stabilimento Stoppani (cromo esavalente per la concia delle pelli)
  • Cerro al Lambro: impianto abbandonato di chimica militare (gas nervini)
  • Milano Bovisa: gasometri di carbon coke
  • Sulcis: polo di alluminio a Portovesme
  • Livorno: raffineria Eni
  • Trento nord: piombo tetraetile per benzina rossa (cancerogeno)
  • Brescia: industrie Caffaro (diossina)
  • Falconara marittima: raffineria Api
  • Laghi di Mantova: polo chimico Eni ex Montedison
  • Porto Torres: polo chimico (Eni e altri) (si segnala il progetto di investimenti nella chimica verde)
  • Bacino del fiume Sarno: inquinamento da concerie
  • Milazzo: raffinerie Q8
  • Pianura (Napoli): discarica
  • La Maddalena: base Usa con sommergibili atomici
  • Bari: amianto Fibronit (concorrente Eternit)
  • Broni (Pavia): amianto