(AGENPARL) – Roma, 23 apr – “Lo Stato deve cambiare, o sarà il Paese stesso a farlo saltare”. E’ quanto afferma Italiafutura, think tank di Luca Cordero Montezemolo, secondo un articolo pubblicato oggi sul sito web dell’associazione a firma del commercialista Enrico Zanetti. “È un po’ come se – questa la lettura di Zanetti – dopo l’incosciente mix di (lieve) riduzione della pressione fiscale e (dirompente) aumento della spesa pubblica che ha caratterizzato gli anni dal 2001 al 2006, dal 2007 in avanti i due governi di differente colore politico che si sono succeduti e l’attuale governo tecnico si siano passati il testimone nell’invarianza sostanziale di una linea politica ben precisa: fermare l’ormai insostenibile avanzata ulteriore dello Stato e del parastato, ma al tempo stesso cercare di puntellarne per benino le posizioni guadagnate, mettendo in conto all’economia privata il riequilibrio di un bilancio non più quadrabile con il ricorso illimitato alle emissioni di nuovi titoli di debito. Così non può funzionare. Se le responsabilità sono indiscutibilmente dei governi politici precedenti, la colpa di questo governo tecnico è aver forse pensato che, come nel 1992-1993, si trattasse di gestire una difficile transizione economica e politica, nella sostanziale invarianza della struttura dello Stato e della sua pubblica amministrazione. Questa volta non è così: questa volta lo Stato deve cambiare, o sarà il Paese stesso a farlo saltare”.

Zanetti analizza il Def 2012, Documento Economico Finanziario, che secondo lui porta due elementi di novità, uno positivo ed uno negativo. “Quello positivo – afferma – è la significativa riduzione della stima della spesa per interessi passivi: tra i 9,9 e i 12,8 miliardi di euro in meno per ciascuno degli anni tra il 2012 e il 2014. Quello negativo è il peggioramento delle stime sulle dinamiche del PIL: la recessione sul 2012, stimata lo scorso dicembre in misura pari a – 0,4% è stata portata su un più realistico – 1,2% (Banca D’Italia, però, lo scorso febbraio aveva parlato di -1,5% e l’FMI addirittura di – 1,9%), mentre per i successivi 2013 e 2014 sono state sostanzialmente confermate le previsioni di lenta ripartenza (+0,5% e + 0,9%) e per il 2015 è stato messo in conto “addirittura” un + 1,2%”.