(AGENPARL) – Roma, 24 apr – Il 2 marzo 2012 si sono svolte le elezioni legislative in Iran. Il Parlamento iraniano sarà costituito, come quello uscente, da una maggioranza di deputati conservatori, espressione della Guida Suprema Ali Khamenei. Secondo i dati ufficiali dello spoglio, dei 290 seggi di cui è formato il Parlamento, 225 candidati sono passati al primo turno, mentre gli altri 65 dovranno attendere il secondo turno che si svolgerà il 4 maggio (non avendo nessun candidato superato la soglia del 25 per cento dei voti necessaria per essere eletti al primo turno prevista dal sistema elettorale iraniano cfr. infra). In questa occasione, dovranno tornare alle urne gli elettori delle grandi città iraniane, tra le quali Teheran, alla quale sono stati per il momento assegnati solo 5 seggi (su 30). Dal punto di vista della forma di Stato e di governo, l’Iran è, sulla base della Costituzione approvata con referendum nel 1979, una repubblica islamica. Una posizione preminente nell’ordinamento costituzionale iraniano è occupata dal leader spirituale (wali faqih). I poteri di designazione (e di revoca) del leader spirituale sono detenuti dall’Assemblea degli esperti, un organo di 86 membri eletti popolarmente con un mandato di otto anni. Le candidature per le elezioni devono essere approvate dal Consiglio dei guardiani, composto di dodici membri, sei nominati dal Leader spirituale e sei dal potere giudiziario. Alla Guida suprema sono ricondotte insieme la tutela dei principi dell’Islam e le decisioni fondamentali della politica interna e della politica estera (come la dichiarazione di guerra), nonché nomine importanti come quella del Capo dell’ordine giudiziario, del capo della radiotelevisione iraniana dei vertici delle forze armate e delle Guardie rivoluzionarie (i pasdaran, corpo paramilitare creato con la rivoluzione islamica ed elemento essenziale della vita politica iraniana). A fianco della Guida Suprema, vi è la figura elettiva del Presidente della Repubblica, eletto suffragio universale a doppio turno. Il Presidente ha la responsabilità del potere esecutivo e nomina i ministri che però devono ricevere la fiducia individuale del Parlamento (nell’ambito della riforma costituzionale del 1989 è stata soppressa la figura del primo ministro e, conseguentemente, la previsione della fiducia collettiva al Governo). Il potere legislativo è detenuto, nei fatti, dall’Assemblea consultiva islamica e dal Consiglio dei guardiani. L’assemblea consultiva islamica è composta da composta da 290 membri, eletti per quattro anni a suffragio universale maschile e femminile (partecipano al voto tutti i cittadini con più di 17 anni) con un sistema maggioritario in collegi plurinominali: in ciascun collegio l’elettore dispone della possibilità di esprimere tante preferenze quanti sono i candidati da eleggere; per essere eletti risulta però necessario superare la soglia del 25 per cento dei voti, se nessun candidato supera il 25 per cento dei voti si tiene un secondo turno. Le leggi approvate dall’Assemblea consultiva islamica devono essere sottoposte all’approvazione del Consiglio dei guardiani. I conflitti tra Assemblea consultiva e Consiglio dei guardiani, sono sottoposti ad un organo terzo, il Consiglio per il discernimento. Anche le candidature all’Assemblea consultiva islamica devono essere approvate dal Consiglio dei guardiani. L’affluenza alle urne è stata, in base ai dati ufficiali, pari al 64,2 per cento, percentuale superiore rispetto a quella del 2008 che era stata del 55,4%. I dati sull’affluenza sono stati contestati dalle forze riformiste, che avevano invitato a boicottare il voto ed hanno confermato il boicottaggio per il turno di ballottaggio. Il consiglio dei guardiani ha reso noto di aver rifiutato 1130 candidati dei 5382 registrati nella prima fase. Nessuna delle due principali forze conservatrici è riuscita a prevalere in modo schiacciante sull’altra: il Fronte unito dei conservatori, che unisce dietro al presidente del Parlamento, Ali Larijani, gli oppositori del presidente Mahmoud Ahmadinejad, ha ottenuto 43 seggi. Il Fronte della stabilità, riconducibile al presidente in carica, ha invece ottenuto 10 seggi. Al loro fianco sono stati eletti 80 candidati indipendenti. I riformisti, anche a seguito della decisione dei principali movimenti di tale area politica di boicottare le elezioni,hanno perso la gran parte dei loro seggi, confermandone solo 19 su 60. 5 seggi sono tornati alle tre minoranze religiose, cristiani, ebrei e zoroastriani, tutte riconosciute dalla Repubblica Islamica, mentre la piccola coalizione conservatrice Voce della nazione ha ottenuto 2 seggi. Il significativo ricambio del Majilis, l’elezione di numerosi candidati indipendenti e la complessità delle alleanze politiche, rendono difficile qualsiasi ipotesi sul gioco delle alleanze e sull’equilibrio tra partigiani e avversari di Ahmadinejad nella futura assemblea.

