Dovrebbe essere il consorzio italo-americano ‘Titan-Micoperi’  ad occuparsi della rimozione della Costa Concordia.

La nave da crociera è naufragata all’isola del Giglio lo scorso 13 gennaio.

Il consorzio italo-americano era in gara con la ‘Smit Salvage-Neri’, altro consorzio di imprese composto dalle società ‘Smit Salvage’ e la livornese ‘Tito Neri’,  sceso in campo per aggiudicarsi l’ incarico per il recupero del relitto della Costa Concordia. Un consorzio che è lo stesso che si è occupato delle operazioni di defueling e caretaking. Si tratta dell’estrazione del carburante dai serbatoi, che è terminato lo scorso 24 marzo, e la pulizia del fondale marino oltre al recupero di materiali e detriti usciti dalla nave in seguito all’incidente, che continuerà fino a quando la ‘Titan Salvage’ e la nuova ‘Micoperi’ ravennate  inizieranno a lavorare.

Alla fine nella fase finale della selezione dei progetti l’ha spuntata il consorzio italo americano composto dalla italiana ‘Micoperi SRL’  e l’americana ‘Titan Salvage’ .

Le due società hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per aggiudicarsi la gara ed eseguire lavori di punta come quello del recupero del rottame della nave da crociera affondata nel mare davanti all’isola del Giglio.

E’ ovvio che ora dovranno mettere in campo tutti i loro mezzi, l’esperienza e i tecnici necessari per l’operazione di recupero del relitto della Costa Concordia.

‘Titan Salvage’ è una società statunitense, appartenente al gruppo Crowley Group, leader mondiale nel settore del recupero di relitti.

La ‘Micoperi SRL’ del gruppo PROTAN  è invece,  una società italiana  ‘erede’ del marchio della  vecchia Micoperi Spa (Milano-Lugano) che era specializzata ed aveva al suo attivo una lunga esperienza sia nella costruzione sia nella progettazione subacquea che poi, cessò l’attività.

Dalla Micoperi rottamata nacque la Saipem, gruppo ENI, praticamente costruita con i  mezzi e gli uomini della Micoperi Spa e quindi in continuità con la storia e l’esperienza della vecchia Micoperi Spa.

Sembra poi, che l’imprenditore di Ravenna,  Silvio Bartolotti,  amministratore delegato della nuova Micoperi,  rilevò invece,  solo  il marchio, alla liquidazione  dell’impresa, e i pochi rimorchiatori arrugginiti che non erano serviti alla Saipem per  cui bisogna fare attenzione a non fare confusione in quanto l’attuale  ‘Micoperi SRL’ non ha alcuna continuità con la vecchia ‘Micoperi Spa’ rottamata.

Il 10  giugno scorso la nuova ‘Micoperi’ ha anche rinnovato il Cda annunciando l’ingresso come consigliere con funzione di Presidente del prof Andrea Monorchio.  L’ex ragioniere generale dello Stato  entrava nel consiglio della società ravennata in cui siedono  Claudio Bartolotti, Vincenzino Scollo, Luisa Bartolotti, Silvio Bartolotti, Patrizia Galassi e Fabio Bartolotti.

Una curiosità  il nome di Silvio Bartolotti  era salito alla ribalta delle cronache nell’aprile del 2009 quando nel Golfo di Aden venne sequestrato e dirottato dai pirati somali un rimorchiatore d’altura della  sua società, il Buccaneer. La vicenda fece scrivere una triste pagina.

Ma ritorniamo ai due consorzi  ‘finalisti’, avevano entrambi presentato un progetto che prevedeva la rimozione dell’intero relitto,  la Corcordia sarebbe stata messa in condizioni di galleggiare ed essere trainata in mare verso un attracco in un porto italiano.

Il progetto vicnitore sembra sia frutto del lavoro di un team di tre ingegneri di cui sembra faccia parte anche un ravennate,  l’ing.  Giovanni Ceccarelli che ha lavorato  anche nella progettazione  dello scafo di Mascalzone Latino e +39, le due imbarcazioni italiane che hanno gareggiato  in Coppa America.

La scelta della ‘Titan-Micoperi’ sarebbe stata formalizzata il 20 aprile scorso a Londra. Il compito di valutare quale fosse il progetto migliore era stata affidato ad un comitato tecnico di valutazione composto da esperti in rappresentanza di Costa Crociere, Carnival Corporation, London Offshore Consultants e Standard P&I Club.

I lavori, che devono essere approvati dalle Autorità italiane, cominceranno a maggio e dovrebbero durare 12 mesi.

Il costo previsto per il recupero del relitto è di  circa 300 mln di dollari.

Di fronte alla tragedia accaduta nel mare dell’Isola del Giglio l’unico aspetto positivo a cui guardavano in tanti, era nella ricaduta occupazionale per il territorio che avrebbe portato il recupero del relitto. Anche per questo motivo erano in tanti che ‘tifavano’ per il tandem ‘Smit Salvage-Neri’.

In una nota Costa Crociere garantisce che la presenza del personale che lavorerà alle operazioni di rimozione non avrà conseguenze significative sulla ricettività estiva dell’isola.  La base operativa sarà fuori dall’isola, nei pressi di Civitavecchia, dove verranno raccolte apparecchiature e materiali necessari per gli interventi, in modo da evitare qualsiasi impatto sulle attività del porto turistico del Giglio.

Ferdinando Pelliccia