Nella vicenda dei nostri 2 marò  non passa giorno che l’Italia non riceva una ‘’stoccata’’, che affievolisce le speranze ,ma rafforza il convincimento che essi siano  sottoposti ad un equo giudizio di un Tribunale italiano  o, in alternativa, di caratura internazionale  sovraordinato alle norme ‘’regionali’’del Kerala e di quelle nazionali, stante la estenuante disputa delle parti in causa. I marò, invece, dalle ultimissime notizie stampa, dovranno affrontare il processo indiano, viste  le  categoriche dichiarazioni  del  primo ministro dell’ormai tristemente nota  regione  del Kerala, Chandy , ‘’ devono essere giudicati in India, e non si cambierà posizione anche se vi saranno pressioni da Nuova Delhy per motivi diplomatici’’. Pare che  la  nostra policy diplomatica del ’’basso profilo e del massimo riserbo’’  non sia  quella più adeguata, vuoi sotto  l’aspetto del risultato finale, che sotto il peso degli sgambetti, a cui quotidianamente siamo –volenti o nolenti- passivi   spettatori. Il rinvio delle risultanze balistiche unilaterali sui colpi sparati, l a mancanza di notizie sulla autopsia in merito al calibro dei proietti che hanno ucciso i due pescatori,  gli ingiustificati rimandi di decisioni sul procedimento in corso con rinnovo  del carcere preventivo a carico dei 2 marò, la situazione  altalenante del rilascio della Lexie, e molto altro , lasciano  intravedere  una giustizia indiana ben diversa da quella magnificata dal predetto premier per il quale è ‘’molto aperta, molto equa e molto indipendente da ogni influenza politica locale o non’’. Sembra di assistere ad una telenovela amara e piena di colpi di scena,   tragicomica, se non fosse per il fatto che ci sono due nostri marò tenuti imprigionati, o fatti prigionieri con sotterfugi inaccettabili  nel 21° secolo da parte di una Nazione che dovrebbe giocare un ruolo geostrategico nell’ arena mondiale, dall’ economia, alla sicurezza, alla giustizia, al progresso globale : ma se il nostro futuro planetario è legato  anche a certi giocatori di scacchi che hanno un posto di rilievo nei paesi emergenti del BRIC, allora dobbiamo difenderci  per evitare di finire nell’ angolo del ring internazionale, senza vie d’uscita. Personalmente sono dell’ avviso che la lealtà e l’ onestà intellettuale nelle relazioni sociali siano valori imprescindibili, e lo sono anche nei rapporti internazionali, perché il miglior comportamento per il recupero di stima, rispetto e credibilità a livello mondiale,  è quello di operare  con coscienza e rettitudine, e rispettando i valori, i diritti e la libertà di ogni cittadino:credo che questo sia il  giusto modo di servire il proprio Stato e ,indirettamente, la comunità internazionale. Ma bisogna che tutti si giochi la stessa partita, a ‘’carte scoperte’’ e, almeno statualmente, ci siano regole di ‘’civiltà’’e di rispetto reciproci –fra Stati- delle norme e dei Trattati internazionali e, prima ancora, di  condivisione formale di principi  e di norme consuetudinarie  riconosciute. Ora siamo in stallo continuo e questi principi sembrano appartenere ad un’altra galassia; certo non si può permanere in ‘’stallo’’ perché è una situazione-come sa bene un pilota- instabile , sofferta e  pericolosa che, se non corretta  adeguatamente e rapidamente, porta alla entrata’’ in vite’’ dell’ aereo con effetti pericolosi, irrecuperabili, e spesso catastrofici.

Non è ancora terminato lo stupore delle notizie di ieri,dopo le dichiarazioni del menzionato   premier che , qualche momento fa, la telenovela si arrichisce di un’altra perla:la polizia del Kerala scopre,oggi, che manca un’arma  all’ appello, oltre le 7 già sequestrate. Forse più che  di fantasie  per proseguire la trama della telenovela giornaliera, potrebbe trattarsi  della ricerca spasmodica dell’arma che ha sparato quei proiettili  sui due pescatori, non  essendo riusciti  ad avere conferme che le armi sequestrate  siano quelle incriminate  e non c’è, forse, corrispondenza con i proiettili trovati sui corpi dei 2 pescatori. Verrà fuori che i nostri marò  hanno occultato l’arma del delitto e, magari  che  è proprio quella mancante, quella con cui  hanno sparato colpi di calibro  diverso, corrispondenti –nel calibro o nella circonferenza, qualche misura dovrà pur avvicinarsi- a quelli ritrovati. Visto  la dichiarata‘’apertura’’ della polizia locale  e del loro premier, non  esiste  neppure la testimonianza dei nostri esperti dei Carabinieri, inviati allo scopo di assistere alle prove balistiche , che sono stati respinti e rientrati “con le pive nel sacco”.  Lo stallo si aggrava ogni giorno di più, con incredibile fiorire  di cavilli e soprusi nei nostri confronti; e allora se non vogliamo ‘’avvitarci’’ bisogna porre in essere alcune azioni  o tentativi per risolvere la incresciosa situazione, senza sperare  solo nello  “stellone”.

Recentemente  suggerivo  il pudore ed silenzio ( che è d’oro ‘’, perchè almeno quelli che vogano ‘’contro’’  la smettano di portare nocumento alle attività in corso) facendo leva sulla pazienza, sul nostro spirito di sopportazione, col convincimento che la beffa avesse i giorni contati, e che la ragione prevalesse sui pregiudizi: ma la pazienza  ha un limite naturale che  non va superato e si può trasformare in  rancore. Meglio allora esprimere  le proprie opinioni con educazione, senza troppo clamore, ma  per far sentire  gran parte della opinione ‘’marinara’’ che in questo momento è  sicuramente negativa e che attende, fiduciosa, delle azioni e  delle  tutele non solo a parole, ma con i fatti concreti. Ma quali?  Personalmente ritengo che le azioni siano parecchie e articolate, e debbano essere poste in atto non come richieste a titolo di favore, ma più come legittime aspettative  ed in particolare : direttamente al Governo di Delhy, tralasciando il Kerala; coinvolgendo  il Consiglio Europeo (e Mrs.PESC : Lady Ashton, responsabile della politica estera e di Sicurezza dell’UE); quindi interessando  le Nazioni Unite ed infine l’amministrazione Obama.  I razionali ci sono tutti: l’ONU poiché le operazioni antipirateria si svolgono sotto la sua egida e nel rispetto delle sue Risoluzioni; gli USA,considerati i loro stretti rapporti geostrategici con l’India, e che l’Italia è da sempre un buon alleato, dal supporto in ‘’Enduring Freedom’’ in Afghanistan, alla lotta al terrorismo globale, al contrasto della pirateria, all’Alleanza Atlantica.

I ‘’livelli ‘’ addotti,a questo punto, non debbono apparire troppo ambiziosi, perché si tratta –i 2 marò- di Organi dello Stato che non possono essere dileggiati, né lo Stato stesso italiano può accettare supinamente  che i soprusi  e la telenovela continuino  all’ infinito. Ma per chiedere cosa? Quali le argomentazioni delle loro richieste? ‘’ L’End State’’ è quello di avere i nostri 2 marò in Patria per essere  giudicati secondo la Legge che vigeva al momento, sulla nave Lexia, e cioè secondo la Legge Italiana, che loro onorevolmente servono e rispettano.

Primo: và preliminarmente verificato se nella loro Costituzione, al pari della nostra e della maggior parte, il Diritto Internazionale prevale su ogni altra norma nazionale, o addirittura su quella regionale come quella del Kerala, nel caso di disposizioni  fra loro conflittuali. Val la pena richiamare il dettato della nostra Costituzione, che, all’Art.10 così recita  ‘’L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto  internazionale generalmente riconosciuto. La condizione giuridica dello straniero è regolato dalla legge in conformità delle norme e dei Trattati internazionali’’. La collocazione dell’ Italia nella società internazionale (ma si auspica che ciò valga anche per l’India), implica l’esistenza di un complesso di regole giuridiche che vincolano lo Stato nei confronti di altri soggetti di diritto internazionale; ciò vale per l’insieme più vasto di norme internazionali: quelle che trovano origine in Trattati, ma soprattutto  per quelle che sono chiamate norme consuetudinarie o di diritto internazionale, il consenso dello Stato italiano non costituisce una condizione necessaria perché la norma operi nei suoi confronti. Il fatto che ,l’esigenza di ‘’conformarsi’’  dell’ ordinamento giuridico italiano alle norme del diritto internazionale ,sia posta da una norma costituzionale, implica che le varie disposizioni della Costituzione debbano essere interpretate tenendo conto di quello che dette norme internazionali stabiliscono. Nel caso in cui emergesse un contrasto, non superabile con l’interpretazione, fra una norma costituzionale  ed una norma internazionale generale, anche secondo la Corte Costituzionale (sentenza del 1979), prevale la seconda. In un Paese civile, coerente e rispettoso del Diritto Internazionale,  la situazione dovrebbe essere eguale!

Secondo: fare ogni sforzo per riportare la giustizia in equilibrio, richiedendo formalmente il trasferimento, comunque, del processo e del relativo giudizio ad un organismo superiore, quale la Corte Internazionale di giustizia, o ad un Tribunale speciale dell’ONU.

Terzo: esercitare in parallelo ogni azione ed auspicio nei confronti dell’India, attraverso l’Unione Europea, l’ONU e gli USA, in misura tangibile interessati alla problematica, utizzando qualsivoglia strada ,da quella degli affari esteri, diplomatici e del mercato, per soddisfare le legittime richieste italiane. Porre anche in discussione, quale ultimo ‘’ issue ‘’ di compromesso,  e considerata la loro negazione ‘’strumentale’’ del diritto internazionale, la titolarietà dell’ India  nel pretendere un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle N.U, che -si ricorda-  è la sede storica  che statuisce i Diritti (internazionali), i principi, le libertà dei popoli ed opera con l’obiettivo di verificarne il rispetto, evitandone le lacerazioni, motivo primario di conflitti di vario genere: sarebbe davvero un’assurdo!

Quindi la politica del ‘’massimo  riserbo’’ va sostituita a favore di quella del ‘’ giusto dinamismo’’, coinvolgendo la pubblica opinione nel  manifestare in concreto che la pazienza è finita  e che ulteriori soprusi non sono più tollerabili da parte di un sub-Stato come quello del Kerala; anche i media dovranno fare la loro parte privilegiando  trasmissioni serie e responsabili (almeno nelle reti pubbliche dellaTV)  per  comunicare le cose ‘’civilmente’’ importanti per gli italiani, anziché mettere  in onda quelle  di cronaca nera o rosa. C’è bisogno di dare corso –da subito-ad  azioni concrete a  ampio spettro, di supportare incisivamente i  due nostri marinai, di  dare più spazio  e attenzione alla dignità di un popolo per evitare di ‘’stallare’’ completamente e finire in una disastrosa vite: non se lo merita  l’Italia e non se lo meritano-soprattutto- i nostri 2 sottufficiali. Speriamo che sia una Buona Pasqua!

Giuseppe Lertora