Come ho scritto nelle mie precedenti note intendo, con le sole armi che possiedo, ovvero lo studio della legge ed il confronto documentale, contribuire a far emergere i quotidiani soprusi ed i continui reati che le banche ed i banchieri commettono in questo paese. Con molta umiltà e modestia cerco di evidenziare a chi amministra la giustizia che è doveroso, e credo obbligatorio, perseguire chiunque commetta dei reati in quanto la nostra democrazia ed il nostro Stato di diritto sanciscono questo ed il principio dell’uguaglianza di tutti di fronte alla legge, ma così purtroppo non è stato.

Entriamo subito nella questione esponendo i fatti :

a)    Il Gip del Tribunale di Bergamo GIP-Trib_BG_001, nell’ambito della trattazione del procedimento nr. 11879/2010 R.G.N.R. per il reato di usura a carico di un istituto di credito, ha emesso un provvedimento del 14 maggio u.s. con il quale rigetta la richiesta di archiviazione formulata dal PM affermando:

<<Il PM .. nel chiedere l’archiviazione, pur ipotizzando la sussistenza, sotto il profilo oggettivo, del reato contestato, ha ritenuto l’infondatezza della notizia di reato per l’insussistenza del dolo. 

Orbene, la valutazione del PM, proprio perché basata su considerazioni che attengono all’elemento   soggettivo del reato, occorre che sia riferita a specifici soggetti, anche in ragione del fatto che la denuncia presentata è quanto mai ampia sotto il profilo della indicazione di coloro che potrebbero essere chiamati a rispondere del reato, coinvolgendo anche “coloro che si rapportano con la Banca d’Italia ed hanno partecipato alle decisione dell’istituto di diritto pubblico nel corso degli anni quali rappresentati dell’azionariato” e “coloro che hanno arbitrariamente nel corso degli anni escluso dalle <Istruzioni> della Banca d’Italia voci di costo decisive, in patente violazione della legge 108/96” .

PQM  …..

Respinge la richiesta del PM , ritenendo necessario che siano individuati i soggetti in relazioni ai quali la stessa viene formulata.”

b)     Il Tribunale di Campobasso, nel pomeriggio di ieri, ha assolto Gianpiero Fiorani  ed altri otto imputati per il reato di usura bancaria “perché il fatto non costituisce reato”. Motivazione e provvedimento che confermano la presenza dell’usura, dell’elemento oggettivo del reato, commessa in danno di aziende locali, ma non individuando la responsabilità soggettiva, insomma vi è il fatto reato ma non chi lo ha commesso.

Tale sentenza, come correttamente commentata dagli avvocati di parte civile, apre le porte alle azioni risarcitorie; quindi la banca imputata dovrà pagare per le illegalità commesse.

Questi due avvenimenti sono molto legati tra di loro ed entrambi trattano un caso analogo al mio.

Io circa 10 anni fa, quando accusare le banche era un’eresia, ho denunciato alla Procura di Palmi che le banche mi avevano fatto pagare oneri finanziari spropositati.

Dalle attente e approfondite indagini è emerso che le banche avevano aggirato la legge, che imponeva un tetto massimo di costo del denaro, non conteggiando nello stesso le spese e le commissioni, applicando in tal modo tassi di usura. La Procura, nonostante le banche continuassero a professarsi innocenti attribuendo il tutto ad una casualità, ad un errore dei computer, avviò  il procedimento penale per i vertici delle banche, ma dieci anni fa quest’ultime erano come dei “santuari” indiscutibili per cui anche di fronte all’evidenza del reato la Corte decise per l’assoluzione per mancanza dell’elemento soggettivo.

Certo era ed è difficile dimostrare che il Presidente di una banca agisse con l’intenzione di usurare il cliente De Masi e ciò, pur in presenza del reato, portò alla sentenza di assoluzione.

Da quegli anni molte cose sono però accadute e la gente cominciò ad aprire gli occhi, grazie anche agli innumerevoli e gravissimi scandali che coinvolsero tutto il sistema bancario facendo emergere fatti gravissimi e comportamenti fuori da ogni limite. Le denuncie si moltiplicarono in tutto il Paese, ed ogni Procura si trovò e si trova sul tavolo centinaia di fascicoli, tutti per usura bancaria.

Tutti i magistrati però, commettendo secondo me un gravissimo errore, stanno trattando sempre queste vicende come casi singoli, anche quando lo stesso PM ha diversi fascicoli per la stessa banca e con gli stessi imputati. Per cui singolarmente non si ravvisa il dolo, la volontà del manager a commettere il reato, ma, se valutati i diversi casi nella loro sistematicità, si può certo scorgerne la precisa volontà strategica della banca e la consapevolezza dell’agire, oltre alla continuazione del reato nel tempo. Dolo comprovato poi dagli enormi benefit che tali politiche del massimo profitto a tutti i costi attuate dalla banca generano e che finiscono nelle tasche dei manager che dall’altro lato affermano candidamente di non saper nulla di tassi e condizioni.

Da diverso tempo mi chiedo cosa posso fare per far capire ai magistrati che si parla degli stessi manager imputati in altri processi penali per aver commesso gravissimi reati fiscali dell’ordine di miliardi di euro al fine di incrementare illegalmente gli utili e quindi i loro premi; pensiamo quindi che questi personaggi si possano fare tanti scrupoli nel truccare i software per manipolare i conteggi e le spese addebitate alla clientela?

Certamente gli imputati banchieri si difendono dicendo di aver semplicemente applicato le direttive di Banca d’Italia, ma a questo punto la mia domanda, di fronte alla palese violazione che tali direttive e/o circolari rappresentavano, violazioni confermate da sentenze dei Tribunali e da numerose pronunce della Suprema Corte di Cassazione, è se qualcuno ha mai verificato se Banca d’Italia ha emesso queste direttive (illegali) per ignoranza, per non conoscenza delle leggi, o in mala fede sapendo benissimo quello che stavano facendo?

Quindi domando se Banca d’Italia è vittima di ignoranza, o coautrice di reati?  Domanda ritengo  legittima alla quale doverosa risposta dovrebbe essere data da una magistratura che faccia indagini serie ed approfondite. Anche in considerazione che unico caso al mondo  Banca d’Italia  è di proprietà delle stesse banche vigilate,  secondo me in un evidente contrasto e conflitto di interessi e forse non solo.

Per chiudere voglio fare un esempio molto semplice che fa capire cosa è successo e sta succedendo:

“Il sig. Rossi si reca da Caio e gli chiede un prestito di 1.000 euro per un totale di 91 giorni, Caio amico di Rossi gli concede il prestito alle stesse condizioni che la sua banca gli applica:  un tasso di interesse del 10% annuo e commissione per sconfinamento e spese. Alla fine  Rossi si reca da Caio restituisce il suo debito(quantificato dalla banca) di 1.104,932 euro, versato a chiusura del debito bancario. Nel frattempo Rossi strozzato da usurai effettua una denuncia per usura , rendicontando tutti i suoi debiti tra cui quello restituito a Caio. Dopo alcuni giorni Caio viene arrestato per usura ed  interrogato  dichiara di non aver fatto usura e di aver concesso il prestito a titolo amichevole senza alcun guadagno applicando le stesse condizioni che la banca gli aveva concesso. Il PM comunica a Caio che ha praticato USURA al tasso medio del 42,088% . Caio diceva di essere  innocente e di aver applicato le stesse condizioni della banca senza profitti , chiedendo quindi di arrestare anche i dirigenti della banca. I dirigenti della banca però non avevano commesso usura perché avevano applicato un tasso medio del 18,000%.

Tutto ciò poteva avvenire ed avviene tutt’ora grazie agli illegali metodi di calcolo fatti da Banca d’Italia, dove 3×3 fa 9 per i cittadini ma al massimo 6 per le banche.

Il Gip di Bergamo con la sua decisione ha aperto uno spiraglio che porta ad individuare “la madre” delle illegalità bancarie. La domanda è si avrà la forza ed il coraggio di andare sino in fondo, oppure saranno sempre e solo i cittadini a dover subire impotenti tali evidenti fatti criminali.

Antonino De Masi