L’associazione nazionale italiana degli infermieri  ha chiesto che sia sviluppata una legislazione che regolamenti la selezione degli operatori sanitari.

Una richiesta che deriva dal fatto che in  Italia lavorano sempre più  infermieri stranieri e sempre meno qualificati.

Una presenza questa, in costante aumento e che fa riscontrare anche grossi problemi legati alla comunicazione e  alla scarsa conoscenza della lingua e delle abitudini vigenti in Italia.

A rilevarlo un recente studio condotto dalla Federazione Europea delle Associazioni Infermieristiche, EFN, che si basa anche su una serie di importanti contributi raccolti durante una tavola rotonda di interventi  di membri dell’EFN alle Assemblee Generali nel 2009, 2010 e 2011.

http://www.efnweb.eu/version1/en/documents/EFNReportontheImpactoftheFinancialCrisisonNursesandNursing-January2012.pdf

Dai dati emersi dallo studio  si rivela che in Italia  sono in aumento le assunzioni di infermieri stranieri e che  l’assistenza domiciliare e quella agli anziani è sempre di più affidata ad immigrati anche senza qualifiche.

Un fenomeno indotto anche dall crisi economica in atto che ha costretto anche a dei  compromessi relativamente alla qualità delle cure e alla salute dei pazienti.

La federazione ha condotto un’analisi comparativa sull’impatto della crisi economica nel settore in 34 Paesi europei associati che ha fatto emergere una situazione a dir poco allarmante.

Gli infermieri stranieri, al 31 dicembre 2010, erano 38.527, costituendo il 10,3% del totale, ma raggiungendo il 16-17% in diverse regioni. Al Nord, la presenza di stranieri è doppia o tripla di quella rilevata al Sud

Risulta  che gli infermieri che lavorano in Italia sono stranieri di nazionalità rumena, polacca, peruviana,  indiana, svizzera, tedesca, albanese, francese e spagnolo.  I primi due costituiscono in totale quasi il 40 % degli infermieri stranieri che lavorano in Italia.

Mentre  sono stranieri  il 4,4% dei medici. Si tratta per lo più di medici tedeschi.

Un fatto questo, che è una diretta conseguenza  dei tagli ai fondi per l’educazione infermieristica  e medico specialistica attuati negli ultimi anni in Italia e che ha portato ad una carenza  di personale infermeristico pari a circa  50 mila infermieri.

Una carenza a cui entro il 2015 si aggiungerà anche quella di medici specialisti per radiologia, anestesia e pediatria.

in italia l’esercizio della professione d’infermiere è subordinato al possesso di una laurea in scienze infermieristiche e all’iscrizione all’ordine professionale degli infermieri, assistenti sanitari e vigilatrici  d’infanzia, Ipasvi.

Gli interessati di origine straniera devono innanzitutto provvedere, dall’estero, ad ottenere il riconoscimento del proprio titolo di studio equivalente presso il  Ministero della Salute; successivamente, anche se la categoria degli infermieri non rientra nelle quote annuali, devono essere richiesti da una struttura sanitaria italiana.  A seguito di tale richiesta, viene loro concesso un visto di entrata temporanea, necessario per prepararsi e per superare un esame che verte  ull’accertamento della conoscenza della lingua italiana e delle norme deontologiche della professione, superando il quale è possibile iscriversi all’ordine professionale. L’iscrizione all’albo permetterà di svolgere  l’attività lavorativa con decorrenza immediata ed assunzione in via definitiva sulla base di un permesso di soggiorno con durata indeterminata.

Ferdinando Pelliccia