Il 4 maggio del 2007, il Parlamento italiano  ha votato e approvato una legge con la quale si istituisce il 9 maggio, data in cui veniva assassinato Aldo Moro, come  ‘Giorno della memoria’ in ricordo dello statista e di tutte le vittime del terrorismo.

Trentaquattro anni fa le Brigate Rosse uccidevano barbaramente l’allora presidente della Democrazia cristiana. Dall’anno seguente alla sua uccisione, l’esponente della DC viene ogni anno ricordato con messaggi e cerimonie presenziate dalle cariche istituzionali.

Anche quest’anno, nell’anniversario di una delle più tristi pagine della storia italiana scritta con il sangue di tanti innocenti, stamani il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il presidente del Senato, Renato Schifani, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il premier, Mario Monti, hanno deposto una corona d’alloro in via Caetani, a Roma.

Fu in questa via che, dopo un sequestro durato 55 giorni, venne fatto ritrovare il cadavere del presidente democristiano.  Moro venne lasciato morto nel portabagagli di una Renault 4 rossa che i brigatisti lasciarono parcheggiata in via Caetani. Una via del centro a pochi passi dalle allora sedi della Dc, piazza del Gesù, e del Pci, via delle Botteghe Oscure.

Si concludeva in questo modo la più fosca vicenda della Prima repubblica, iniziata il 16 marzo con il rapimento di Moro e il massacro degli uomini della sua scorta uccisi senza pietà e a tradimento in via Mario Fani. Cinque uomini coraggiosi e fedeli servitori dello Stato, i carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi e i poliziotti Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

Questo evento segnò un punto di svolta per la politica della Repubblica Italiana, che all’epoca stava cercando, anche attraverso il presidente DC, una sua identità svincolata dalle alleanze della seconda guerra mondiale.

Dalla ‘prigione del popolo’ Aldo Moro scrisse moltissime lettere, indirizzate ai familiari, ma anche alla  dirigenza della DC allora rappresentata da Benigno Zaccagnini, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti.

Moro scrisse anche all’allora leader dei socialisti, Bettino Craxi  che fu uno dei pochi che allora abbia sostenuto la necessità di trattare per salvare la vita di Moro.

Durante la prigionia Moro fu infatti, sottoposto ad un processo politico dal ‘Tribunale del Popolo’ istituito dalle BR e dopo aver chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo stato italiano, decise di uccidere il presidente della DC.

Dopo tanti anni, non sono ancora stati chiariti i motivi e le dinamiche del rapimento, e restano insoluti i dubbi su connivenze e altro.

Il gruppo di brigatisti che si macchiò di questo delitto venne individuato e catturato.

Oggi però, quei terroristi pur condannati all’ergastolo sono tutti liberi, lavorano ed conducono una loro vita.