Oggi in Siria è avvenuto un episodio inquietante.

A Daraa, una delle roccaforte della rivolta contro il regime di Bashar al Assad, nel sud del Paese, un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio di mezzi militari.

Il fatto non avrebbe suscitato enorme interesse in un Paese ormai dilaniato da una guerra interna scoppiata in seguito alla ribellione popolare in corso dal marzo del 2011. Purtroppo con il convoglio viaggiavano anche mezzi ONU con a bordo osservatori della missione di monitoraggio dell’ONU, Unsmis.

Osservatori che  che si trovano in Siria dal 15 aprile scorso per monitorare il rispetto del cessate il fuoco in vigore dal 12 aprile scorso e frutto di un piano di pace ideato dall’ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan nominato inviato speciale ONU-Lega Araba per la Siria.

Ad accentuare la gravità dell’episodio la presenza a  bordo di uno dei mezzi anche del capo della stessa missione ONU  in Siria,  il generale norvegese Robert Mood e del  suo portavoce, Neeraj Singh.

I due non sono rimasti feriti, mentre lo sono stati almeno mezza dozzina di soldati siriani di scorta al convoglio. Sembra che fossero proprio quest’ultimi l’obiettivo dell’attentato dinamitardo.

Attualmente sono schierati in Siria appena 70 baschi blu  disarmati con funzione di supervisori che diventeranno 100 nei prossimi  giorni e 300 entro fine mese come prevede la risoluzione ONU n.2043 .

Immediata è giunta  la condanna  dell’attacco al convoglio del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.

Quanto accaduto oggi in Siria ha però,  fortificato ancora di più la convinzione che  300 osservatori ONU, di diversa nazionalità tra cui italiani,  da dispiegare  nel Paese  siano pochi.

In tanti, leader turco Recep Tayyp Erdogan in testa, sostengono che il contingente deve essere portato ad almeno 3mila uomini in modo da poter coprire contemporaneamente tutto il territorio siriano e non costringere  gli osservatori a compiere tour impossibili per potersi trovare in più parti nel Paese.

Sullla riuscita del  piano di pace di Annan soffia fin dall’inizio un forte vento di pessimismo.

L’unico a difenderlo è il suo ideatore che lo ritiene l’ultima possibilità per stabilizzare il Paese ed evitare che precipiti definitivamente in una guerra civile.

Il Palazzo di Vetro ha messo a disposizione di Kofi Annan un budget di 7.932.200 dollari.

Denaro che se alla fine si ‘scopre’ che il piano di pace è davvero fallimentare, come in tanti sostengono, saranno stati sprecati.