Da quel nefasto 15 febbraio, giorno del  presunto  incidente fra la nave  E. Lexie ed il peschereccio St. Anthony, o meglio fra il NMP (Nucleo Militare di Protezione ) imbarcato,costituito dai valorosi del San Marco ed un povero equipaggio dedito alla pesca(ma molto armato), l’orgoglio di essere italiani avrebbe dovuto risvegliare le coscienze di molti in Patria, ma così non è stato. Le recentissime manifestazioni capitoline e di alcuni degni rappresentanti consigliari che, forse per il caldo anticipato, non hanno voluto indossare le magliette  con scritte ‘’pro-marò’’  e l’inanità nazionale a qualunque accusa indiana, anche assai offensiva sul piano statuale – come l’associazione a delinquere- viene ‘’incassata’’. Al massimo si fa rientrare l’ambasciatore d’Italia in India che ci verrà a spiegare che l’India è un popolo rispettoso delle leggi, anche di quelle internazionali, che i 2 marò ‘’mangiano spaghetti, anziché riso indiano’’, che il Monsignore del Kerala è molto ‘’colpito dalla tragedia occorsa e che bisogna perdonare e ‘’pagare’’,perché qualche opportunità a chi è rimasto bisogna pur darla’’, bla, bla, ecc, ecc, mentre continuano gli abusi e le prese per i fondelli, divenute sempre più pericolose, nei confronti dei nostri 2 Fucilieri, imprigionati e tenuti proditoriamente in ostaggio in quel meraviglioso Stato del Kerala!   La nostra iniziativa è sempre ammantata dal massimo ‘’riserbo’’ diplomatico, giochiamo sempre di assoluta rimessa, e finora  è stata inconsistente; speriamo che gli indiani diventino più buoni e lascino ‘’i due Leoni’’,  di cui invece  dovremmo essere tutti orgogliosi, non fosse altro -al di là della loro opinabile colpevolezza-  perché ci rappresentano ed hanno dimostrato finora un contegno fiero, di coloro che hanno svolto fino in fondo e con onore il proprio dovere di Marinaio. Eppure i consigli, equilibrati e non bellicosi,  circa ‘’ le idee e le azioni da porre in atto’’ nel tempo, sono state invano fornite ai nostri Capi; eppure il teorema indiano è stato demolito a più riprese. Con la logica e la competenza sono stati smontati: gli esami balistici dilettanteschi sul calibro dei proietti; le posizioni relative della Lexie che si trovava a circa 50 km dal peschereccio  S.t Anthony,in cui neppure un cannone può arrivare;la discrasia  nel tempo che si discosta di circa 5 ore; ed abbiamo assistito ad uno spregevole, ma artato, balletto (o gioco di squadra) fra le decisioni delle Corti di New Delhi e quelle del Kerala. Di più: il sequestro della nave Lexie con la tecnica del sotterfugio piratesco, pur essendo il presunto evento occorso ad una distanza dalla costa keralese  al di là delle acque territoriali (erano a 33 miglia, mentre le acque territoriali sono a 12 miglia); l’illegittimo arresto dei 2 Fucilieri in porto a Kochi ed  il successivo  coattivo sequestro dell’armamento ,non personale ma dello Stato; soprattutto la giurisdizione competente a processarli  per fatti occorsi in Alto Mare, che è dello Stato di Bandiera –lo fissa il Diritto Internazionale e la Convenzione di Montego Bay- e ,quindi, italiano. L’ottimismo altalenante di qualche bontempone, circa una rapida soluzione della crisi ,è  svanito come neve al sole; i balletti  fra le Corti indiane  continuano senza pudore prolungando il carcere preventivo oltre il limite dei 90 giorni ed  anche gli sberleffi  si fanno intollerabili e sempre più cocenti nei confronti dell’Italia e dei nostri 2 marò, con accuse  infondate e strumentali, ma non per questo meno laceranti.    ‘’The last new ‘’è  che, siccome scadevano i termini per il carcere preventivo, il cui massimo è 3 mesi, gli imperturbabili  indiani-oggi- li hanno accusati di ben 4 capi d’accusa estremamente gravi, dall’ omicidio volontario  a quell’infamante  ‘’associazione a delinquere’’, che presuppone l’esistenza di una banda di malviventi –nell’ambito istituzionale perché i marò fanno parte di esso- con Capi e Capo del Governo che ne sono  i mandanti, se non i complici. Speriamo solo che,ora, non passino alle vie di fatto  perché le azioni diplomatiche e del massimo  ‘’riserbo’’ sono davvero esaurite. Già abbiamo assistito ad ogni tipo di genuflessione; dai perdoni, alle pietà religiose, fino alle rifiutate-ed ammissioni implicite di colpevolezza- conciliazioni appannaggio delle famiglie dei pescatori e del proprietario del peschereccio: non è più umanamente accettabile che si chieda in ginocchio, si porga l’altra guancia col capo cosparso di cenere, ciò che ci spetta di Diritto, stando in piedi.  La diplomazia  ha fallito; basta con i colloqui preteschi che ci colpevolizzano ‘’nel nome di Gesù’’ e che, secondo le ultime..’’certe tragedie non devono più capitare, e bisogna trovare qualche opportunità  per i familiari rimasti(…quelli dei pescatori, non i nostri!)’’ a cui la nostra diplomazia risponde fermamente che ..’’abbiamo preso nota dell’appello assicurando che l’Italia opererà affinché simili incidenti non si ripetano più..’’.Non bastano i rimbrotti, le accuse, gli schiaffi indiani; ora dobbiamo sorbirci pure le contumelie che contengono, a ben vedere, implicite condanne; chiedere i perdoni (che, se innocenti, non avrebbero senso), fino alla possibile redenzione e futuro ravvedimento per evitare il ripetersi di simili tragedie! Tutto ciò, mentre con i capi d’accusa a carico dei 2 Fucilieri, si paventa  il grosso rischio di una condanna all’ergastolo, se non peggio;  e, i Capi della Nazione  che costituiscono, con  la Marina, il San Marco, la Difesa, il Governo, una ‘’associazione a delinquere “, sono – anch’essi secondo gli indiani- una banda di ‘’mariuoli’’ da punire. Mai come ora abbiamo assistito ad una totale mancanza  di  orgoglio nazionale. Vergogna!: eppure non bisogna andare a scomodare i Samurai che facevano harakiri per non venir meno all’onore; abbiamo esempi di eroi italiani che durante la guerra non sono fuggiti all’estero, né nella diplomazia,ma si sono immolati per salvare l’onore e la dignità personale e Nazionale, anche per non abiurare ad un Giuramento prestato alla Patria.  Todaro, Clarlo Fecia di Cossato e molti altri, per mantenere fede al Giuramento si immolarono per questa nostra Nazione, che pare averne  perduto il ricordo e l’esempio.  Vergogna!: dobbiamo accettare ancora altre scempiaggini indiane? Oltre ai 4 capi d’accusa, di per sé pesantissimi ed infamanti, c’è pure la beffa: gli indiani sostengono il loro pieno  diritto nel giudicare i nostri, a fronte di una appendice della Convenzione internazionale del 1988 che stabilirebbe??-udite,udite- che la giurisdizione si applica anche nell’Alto Mare, fino a 200 miglia dalla costa; per noi italiani ciò potrebbe significare che  la Libia, o la Tunisia, o la Francia potrebbero esercitare tale  ‘’diritto’’ nel caso di incidenti  in mare al largo di  Capri, dell’Elba, ecc. Forse stanno confondendo  -surrettiziamente- che le famose 200 miglia fanno parte di quella ZEE (Zona Economica Esclusiva) che prevede ‘’il primato’’ nello sfruttamento economico del fondo marino da parte dei paesi costieri, ma sotto il profilo giuridico ciò che rileva nel Diritto Internazionale è l’Alto Mare, che confina con le TTW-acque territoriali- di 12 miglia (ai tempi di Grozio e successivi, le TTW  erano addirittura molto più ridotte, cioè fino al limite dove lo stato costiero poteva difendere il proprio territorio ‘’con la gittata dei cannoni’’).

Furbizie, sotterfugi, abusi non bastano: noi, Stato di Bandiera, per un fatto occorso a 33 miglia dalla costa, abbiamo  -stante il vigente Diritto Internazionale- l’esclusiva  titolarietà a giudicarli, tant’è che risultano pure imputati qui a Roma (anche se a mio avviso, sono innocenti fino a prove contrarie!). Ma, noi, come reazione ‘’forte’’, richiamiamo in sede l’ambasciatore Sanfelice di Monteforte, per  consultazioni e magari  per  prendersi  pure  qualche ‘’pesce’’? Gli indiani si sbellicheranno dalle risate. Almeno  cacciamo quello indiano a Roma, come persona che rappresenta uno Stato del tutto sgradito  per le inaccettabili accuse  contro lo Stato Italiano, tacciato  di essere o di far parte di una associazione a delinquere. Non ci possiamo aspettare che i solleciti vengano dalla  giunta capitolina, dopo lo spettacolo indecoroso di ieri con le magliette; né possiamo sperare in esortazioni o appelli di partiti, politici , centri sociali o, ancor meno, di gente di spettacolo o di calciatori (che, rammento, per i vari ostaggi, entravano in campo con le magliette  con la scritta ‘’  Liberate pinco palla’’, con riprese mediatiche,ecc).  Come ha scritto un  illuminato giornalista, se così stanno le cose, o il Reggimento San Marco e gli Incursori serrano i ranghi e se li vanno a riprendere, o altrimenti – e bene che vada-, i nostri Fucilieri rischiano di  diventare nonni  dietro le sbarre, in India.

Amm. Giuseppe Lertora