La Serbia dopo 8 anni ha deciso di cambiare mandando a casa il presidente uscente  Boris Tadic e facendo entrare dalla porta il suo eterno rivale Tomislav Nikolic.

L’ellettorato serbo ha quindi deciso di dare fiducia a Nikolic cha ha promesso un cambiamento.

Un cambiamento basato soprattutto sulla promessa di risollevare l’economica del Paese che con un tasso di disoccupazione al 24% è quasi al tracollo.

La notizia però, che presidente della Serbia è  stato eletto Nikolic leader del Partito progressista serbo, Sns, ha colto tanti di sorpresa.

Si tratta di un uomo che è ricordato soprattutto per il suo passato radicale e per essere stato al fianco dell’ex dittatore, Slobodan Milosevic fino alla fine.

Con molta probabilità a suo favore ha di certo giocato quella scelta moderata compiuta nel 2008 quando chiuse con il Partito radicale serbo, Srs, e fondò uno suo, il Partito progressista serbo, Sns, di posizioni più moderate anche se ancora legate alla tradizione nazionalista e filorussa, ma non più contrarie all’adesione di Belgrado all’Ue.

Nikolic resta però, uno dei tanti che in Serbia ritengono l’indipendenza del Kosovo inaccettabile.

Quanto accaduto è di fatto un vero e proprio ribaltone in quanto tutti i pronostici della vigilia davano Tadic riconfermato alla presidenza.

Questo fa della vittoria di Nikolic un evento inaspettato che mette fuori gioco il presidente uscente  Boris Tadic, filo-europeista, leader del Partito democratico, Ds, ma come lo stesso neo presidente eletto ha affermato non allontana la Serbia dal suo cammino verso l’Europa.

Nikolic, l’ex nazionalista radicale ora moderato, quindi dopo 8 anni e dopo il terzo tentativo, riesce a sorpresa a spodestare Tadic.

La vittoria è giunta al secondo turno delle elezioni presidenziali tenutesi ieri in Serbia.

Complice del tracollo di Tadic è stata soprattutto la scarsa affluenza degli elettori, specie quelli pro Tadic, alle urne.

L’affluenza infatti, si è attestata sul  45-46% rispetto al 58,2% del 2008.

Secondo i dati diffusi dalla Commissione centrale elettorale, Rik, e con il 75,92% dei voti scrutinati, Nikolic è ormai al 49,76% e  Tadic, 47,15%.

Un distacco di appena 2 punti che denota quanto sia stato imprevedibile questo risultato decretato appunto solo dal fatto che forse la certezza, dimostratasi poi infondata, di aver vinto anche stavolta non ha invogliato l’elettorato di Tadic a recarsi alle urne, mentre i sostenitori di Nikolic si sono presentati in massa.

Ferdinando Pelliccia