Ogni  volta che penso alla deprecabile situazione in cui si trovano i nostri 2 Fucilieri, ostaggi degli indiani,  sale lo sconforto e la rabbia; non diplomatici, ma  quelli viscerali , vicini al “racco”, tipici del marinaio che tenta di gestire il proprio voltastomaco quando combatte con le tempeste in mare.
Sconforto, ogni giorno più acido, per la maturata consapevolezza che basta qualche piccola difficoltà affinché lo Stato, per cui hanno combattuto e giurato fedeltà fino al sacrificio della loro vita, li  lasci “orfani”. Ora, purtroppo, la palla sta sempre solidamente nelle mani indiane e stanno per farci un goal definitivo, dopo una serie infinita di autogoals  fatti dall’Italia – volutamente o meno – da quando è occorso quell’incidente, il 15 febbraio. L’ultima è:  “la non concessione della libertà, neppure su cauzione, perché potrebbero scappare, e lo Stato italiano non dà garanzie che siano presenti al processo”; una dichiarazione di grande fiducia e credibilità nello Stato italico (sic!), che , peraltro, è stato recentemente  oltraggiato  con l’accusa implicita  di “associazione a delinquere” , 4° capo di accusa  formulato a carico dei  2 Marò : altro che sberleffi, e braccio di ferro; qui siamo agli schiaffoni ed affronti istituzionali! Con la tipica arroganza e supponenza di chi ha torto marcio, Delhi gioca una  partita contro ectoplasmi, con mosse e contromosse non contrastate da nessuno, fingendo di passare la palla a quel sub-stato del Kerala, il cui premier Chandy si preoccupa più delle elezioni del 2 Giugno, giorno in cui  i keralesi saranno chiamati al voto. La politica  sembra giocare sempre più un ruolo prevalente per gli indiani, o un “escamotage” in questo miserabile “affair”, e  si scarica regolarmente a massa nei confronti dei nostri 2 Marò.  Il 2 Giugno vedremo il San Marco sfilare sulla Via dei Fori Imperiali, per la tradizionale parata  e, se non potrà indossare la “coccarda gialla” sulle loro uniformi in segno di supporto e vicinanza ai loro colleghi, marcerà  con il dolore e la rabbia nel cuore per l’assenza dei loro  “2 Leoni”, arrestati illegittimamente in India, la quale  -peraltro – beneficia più di tutti della “loro” missione antipirateria.
Assurdo e paradossale; speriamo soltanto che almeno l’ambasciatore indiano a Roma, a cui  dovrebbero rendere gli onori insieme con le altre  Autorità presenti, non sia invitato! Speriamo che il cerimoniale del Colle o la Farnesina  abbiano il buon gusto di non invitarlo per evitare scene fantozziane e ulteriormente mortificanti, soprattutto di quel glorioso Reggimento. Che non sarà proprio contento e disponibile ad accettare qualsivoglia ulteriore angheria, ad ingoiare di tutto, dai soprusi, agli abusi, agli sberleffi: la riga del pudore, limite della dignità, è stata abbondantemente superata anche per chi è aduso a “obbedir tacendo”. Sì, di tutto; nonostante i 2 Marò sostengano fin dall’inizio di aver  sparato – in acqua – a proravia  di un’altra imbarcazione, comunque diretta verso la E. Lexie con atteggiamento palesemente ostile; nonostante i tempi e gli orari della sparatoria differiscano di oltre 5 ore da quelli indicati dalla polizia keralese; nonostante i pirati (altro che poveri pescatori) fossero bene armati; nonostante le perizie balistiche siano state truccate e, nonostante, la Lexie , a quell’ora, navigasse in acque internazionali. Ora gli indiani estendono la loro giurisdizione sulla “luna”, fino a 200 miglia dalla costa, citando un’appendice della Convenzione sul Diritto del mare, mistificandone il significato;  basta leggerla per capire che  si attaglia solo al possibile sfruttamento economico del fondo del mare, da parte di ogni stato costiero, ma nulla dice  sulla giurisdizione delle acque sovrastanti!  Nonostante ciò gli indiani pretendono di estendere la loro sovranità e titolarità, come fossero acque territoriali, nel giudicare i 2 Marò, al posto della magistratura romana: siamo in pieno Alto Mare dove vige il Diritto internazionale; il mare è libero ed appartiene  a tutta la comunità mondiale, altro che indiana! Come risposta “ferma” al “disappunto” per il rifiuto indiano  a concedere i domiciliari (pur pagando), mettendo in dubbio la credibilità del nostro Stato, l’ambasciatore  italiano a Delhi, Sanfelice, viene convocato a Roma per consultazioni : capirai! Gli indiani che già ci considerano “il terzo mondo dell’UE”, degli intrallazzatori inaffidabili, si sono sbellicati dalle risate.

Non è tardata infatti la risposta del portavoce del loro Mini-Esteri  “non è una procedura inusuale… il richiamo dell’ambasciatore.”, cioè, a dire, che è del tutto normale: spallucce! Problemi loro non ne avvertono!  Emblematiche, poi,  le dichiarazioni del Comandante Noviello della Compagnia, presente a bordo quale “supporto” che, in una intervista  di ieri al “Corsera”, contesta in toto le  accuse e le assunzioni delle Corti indiane e della polizia del Kerala. In sostanza, oltre a confermare che il peschereccio St. Anthony non c’entrava nulla nell’incidente con la Lexie perché si trattava di altro battello, precisa – in quanto testimone al loro fianco – che i 2 Fucilieri  si sono limitati a sparare, dopo vari avvertimenti e, senza alcun dubbio, colpi in acqua, avendo visto “sicuro al mille per mille” solo schizzi sul mare e non sul peschereccio.  Inoltre, particolare non trascurabile, ben ricorda l’urlo di un Fuciliere che, avvistato l’avvicinamento di una imbarcazione, con un binocolo, attirava l’attenzione generale gridando “sono armati, armati!”, altro che poveri pescatori stanchi, quasi tutti a dormire! Menzogne indiane in continuazione, a partire dall’inizio, quando sono stati “gabbati” e la Lexie è stata fatta entrare nelle acque  territoriali; poi le “buone maniere” con cui – quando in porto a Kochi – sono stati invasi da una settantina di militari indiani e costretti con le buone o con le cattive (il Comandante sostiene che sono stati trattati subito da delinquenti!) a scendere a terra, invitati anche dai rappresentanti della Farnesina  ad “obbedire per evitare azioni di forza”.  Tutto questo non fa che dimostrare, ammesso che  fosse necessario, l’innocenza dei  2 Marò e confermare l’arroganza indiana, i loro inganni premeditati, i loro soprusi immotivati: loro hanno preso un “grosso granchio”, ma non lo vogliono riconoscere, pur di fronte ad evidenze lapalissiane e procedono nel loro disegno piratesco con assoluta “nonchalance”.
Le considerazioni potrebbero essere feroci e rabbiose nei confronti indiani, ma anche per i nostri responsabili, con epiteti non proprio eleganti; ma per tentare di uscire da questa maledetta “impasse” si ri-formula una scaletta di raccomandazioni ultimative, adattate alla situazione ormai deteriorata, ma da azionare senza ritardi.

  • 1°: Denunciare  formalmente l’India al Palazzo di Vetro per “gross violations” del Diritto Internazionale, ed inosservanza e infrazione della Convenzione di Montego Bay, pretendendo la giurisdizione di Bandiera;
  • 2°: Portare il giudizio del caso di fronte ad un Tribunale Terzo, costituito da  elementi neutri (né indiani, né italiani), o, in alternativa, farlo salire alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite;
  • 3° : Osteggiare ,in forma palese, la loro desiderata di pretendere un seggio permanente all’ONU  ,e convincere  i paesi dell’UE in tal senso, chiedendo alla ineffabile Mrs. PESC,  lady Ashton, di intervenire sulle sue ex-colonie;
  • 4° : Cacciare l’ambasciatore indiano a Roma, visto che l’India ci ha accusato – anche come Istituzioni Statali –  di essere dei delinquenti in concorso con i 2 Marò, comandati a fare quel “misfatto” di cui ci accusano;
  • 5° : Ritirare le Navi  Militari Italiane dall’operazione  “ATALANTA”, a  guida  europea, che opera in Oceano  Indiano per il contrasto alla pirateria;
  • 6° : Ridurre  grosse aliquote dei contingenti militari italiani inseriti nelle varie Alleanze, a partire dall’Afghanistan, con un disimpegno nazionale molto anticipato rispetto a quello che sarà definito oggi (2014), nel Summit  NATO di Chicago.

La politica morbida e la diplomazia hanno fallito; i 2 Fucilieri sono ancora in carcere, dopo 90 giorni e non si intravedono luci all’orizzonte, ma la situazione peggiorerà ulteriormente se non poniamo in essere le predette azioni e non mostriamo, come Italia, “attributi diversi”.
Lasciamo pure i pirati agli indiani ed  i Talebani agli Afgani; se non esistono le tutele e le garanzie di giocare la partita secondo le regole ed il Diritto Internazionale, pensiamo più agli interessi di casa, del Mediterraneo, nella nostra giurisdizione: almeno qui non dovremo discutere sulla sua legittimità applicativa  e si eviteranno continui abusi e “gavettoni” gratuiti da parte di un “terzo mondo”, incivile  e truffaldino.
Se, no… “Arremba… San Marco!”

Amm. Giuseppe Lertora