L’indimenticabile Ammiraglio si è “congedato dalla vita” all’età di 80 anni, il 22 febbraio 2003, a Roma. Mi piace ricordarlo con un suo leggendario concetto che sovente amava esprimere: «Per fare un determinato lavoro bisogna essere dei veri galantuomini, altrimenti, si rischia di sporcarsi, non solo le mani…». In un momento in cui si discute di attuare la riforma dei servizi segreti italiani, non si può fare a meno di ricordare il grande protagonista dello spionaggio internazionale.
L’ex direttore del Sismi (oggi Aise) Fulvio Martini non prediligeva molto la parola “spia”, ma piuttosto preferiva, non a caso, il termine “intelligence”. Sicuramente è stato un uomo riverito e riconosciuto a livello internazionale, un esempio di agente segreto doc, uno degli attori principali della Guerra fredda.
Quando pensiamo a lui, i ricordi ci conducono per mano alla fatidica “notte di Sigonella” che, in quel lontano ottobre 1985, dimostrò al mondo intero il suo spirito di sacrificio, senso del dovere e amor di Patria.
Ecco i ricordi dell’Ammiraglio su quella drammatica vicenda: «Il caso ha voluto che io diventassi l’uomo che, sul terreno, ha gestito, in nome del Presidente del Consiglio Craxi, la crisi con gli Stati Uniti… Non so ancora, dopo tanti anni, quali siano stati i contatti diplomatici e i rapporti tra le parti, le promesse che si erano scambiate; non so quello che si dissero: Craxi, Andreotti, Mubarak, Arafat e gli altri che parteciparono alla trattativa. Seppi soltanto che ai dirottatori della “Achille Lauro”, sbarcati ad Alessandria e presi in consegna dagli egiziani, erano stati promessi un salvacondotto e il trasferimento in un altro Paese arabo. Chi partecipò a quell’episodio, difficilmente potrà dimenticare i particolari: gli alti e bassi, l’oppressione delle responsabilità, le speranze, le tensioni, l’attesa delle decisioni altrui. Il mio antagonista americano, il generale Steiner, era un privilegiato; aveva le notizie in tempo reale, parlava con gli Stati Uniti via satellite su strani apparecchiature che codificavano e decodificavano istantaneamente le sue parole. I miei sistemi di comunicazione, invece, erano più ruspanti… La Cia consegnò al Sismi il testo definitivo cinque giorni dopo quello che è comunemente noto come “l’incidente di Sigonella”. Forse, se ce l’avessero dato un po’ prima, le cose sarebbero andate diversamente. È difficile dirlo. Certo è che la posizione del gruppo dirigente italiano che aveva gestito la vicenda di Sigonella non era compatto, sosteneva tesi diverse. Il Sismi si trovò ancora una volta, come si dice, “in mezzo alla tempesta…”». (Fulvio Martini)
Tornando ai giorni attuali, caratterizzati dalla crisi mondiale sia sul piano politico-economico che sociale, è indispensabile che le forze politiche trovino unità di intenti in ambito sicurezza, dimostrando forte senso di responsabilità, capacità di dialogo e confronto, in modo da attuare al più presto, un’adeguata riforma dei servizi segreti italiani, al passo con i tempi.
Marco Federico

