La nave Enrica Lexie ieri sera è stata finalmente lasciata andare via dagli indiani.

La nave battente il tricolore ha potuto levare l’ancora e prendere il mare lasciando definitivamente il porto di Kochi nello stato federale indiano del Kerala e le acque territoriali indiane.

L’imbarcazione è rimasta nelle mani degli indiani dal 15 febbraio scorso.

Dal giorno cioè in cui era stata fatta rientrare in porto con uno stratagemma dalle autorità locali, mentre si trovava già al largo, e poi, posta praticamente sotto sequestro.

Questo perché le autorità del Kerala ritengono che due dei sei militari italiani presenti a bordo, il capo della squadra, Massimiliano Latorre ed il suo vice Salvatore Girone, siano i responsabili della morte di due pescatori locali, Valentine Jelestine e Ajesh Binki.

I due sarebbero stati uccisi per errore al largo della costa del Kerala perché scambiati per pirati.

Il fatto che dei pescatori sono statiscambiati per pirati e per tali sono stati uccisi ha finito nel tempo per esasperare gli animi. Purtroppo di incidenti simili se ne verificano tantissimi nell’Oceano Indiano. Però, mai finora erano stati ‘presi’ i responsabili o presunti tali.

I sei militari italiani sono tutti componenti di un Nucleo Militare di Protezione, NMP.

Si tratta di  team di sicurezza istituiti dall’Italia con la legge 130 del 2011 per difendere le navi di bandiera dagli attacchi pirati.

Il ricorso ai team di sicurezza armati a bordo delle navi nel mare infestato dai pirati somali si è rivelato in poco tempo il solo mezzo efficace per combattere la pirateria marittima.

Un fenomeno questo, che negli ultimi 4 anni si è rivelato la più redditizia attività criminale al largo delle coste del Corno d’Africa e Oceano Indiano con la cattura e il sequestro di migliaia di marittimi di diversa nazionalità trattenuti anche per mesi in attesa di ricevere un riscatto in cambio del loro rilascio. Ad essere stati colpiti anche marittimi italiani e navi di bandiera.

Purtroppo il verificarsi di questo tragico incidente, che ha visto coinvolto loro malgrado un NMP e una nave, la MN ‘Enrica Lexie’ della società di navigazione F.lli D’Amato di Napoli, ha messo in discussione l’utilità del ricorso ai militari per difendere dai pirati  le navi civili.

La F.lli D’Amato è la stessa società armatrice della petroliera Savina Caylyn sequestrata, dirottata e trattenuta dal mese di febbraio del 2011 fino al mese di dicembre dello stesso anno, dai pirati somali e che per il cui rilascio hanno preteso un riscatto milionario.

Impossibile non gioire per la notizia che le autorità del Kerala hanno finalmente mollato la presa.

Una contentezza però, smorzata dal fatto che sono stati lasciati a terra, in carcere, i due militari italiani accusati di duplice omicidio.

I due sottoufficiali di marina in un primo momento sono stati sottoposti a fermo di polizia, dal 20 febbraio  scorso, ed ora invece, dal 5 marzo scorso sono detenuti nel carcere di Trivandrum, capitale del Kerala, dal 5 marzo scorso con l’accusa di duplice omicidio. Se riconosciuti colpevoli in India rischiano l’ergastolo o la pena di morte.

Dal 15 febbraio scorso tutte le parti coinvolte nella vicenda si sono mosse nell’obiettivo comune di stabilire la verità dei fatti oltre ogni ragionevole dubbio. Dubbi che sono tanti e tutti a sfavore degli indiani che però, si sono ostinati fin dall’inizio a portare avanti le loro accuse di omicidio nei confronti dei due marò italiani. Accuse che sono ancora tutte da provare.

Nei due racconti, fatti dagli italiani e indiani, si sono riscontrate numerose incongruenze della versione dei fatti. Inoltre, non vi è giurisdizione dell’India sulla vicenda in quanto l’episodio è avvenuto in acque internazionali.

Proprio su questo punto è in corso la ‘battaglia legale’ più forte. Tra qualche giorno la Corte Suprema indiana esaminerà il ricorso presentato dall’Italia per ottenere il riconoscimento della giurisdizione. Un riconoscimento che è fondamentale per ottenere il rilascio anche dei due fanti di marina e la possibilità di poterli processare in Italia e secondo le leggi italiane.

Ora la Enrica Lexie, con a bordo oltre l’equipaggio, 5 marittimi italiani e 18 indiani,  anche i 4 marò del Reggimento San Marco, è attesa per domani lunedì nello Sri Lanka dove farà scalo per sottoporsi a delle riparazioni e per consentire l’avvicendamento degli uomini del team di sicurezza e di una parte del suo equipaggio che potranno finalmente, dopo tanto tempo, tornare in patria e riabbracciare i loro cari.

Con questo importante risultato non si può dire di aver messo la parola fine all’intera vicenda, ma certamente è stato segnato un punto a favore dell’Italia.

Ora tutti gli sforzi della diplomazia italiana si concentreranno sull’obiettivo di riportare a casa anche Latorre e Girone.

Ferdinando Pelliccia