Con il trasferimento dei 2 Fucilieri del San Marco  dal carcere di Trivandrum  ad un più dignitoso     ex –riformatorio di  Kochi, sembrava intravedersi qualche tangibile spiraglio nell’ingarbugliato caso dei 2 Fucilieri del  San Marco, arrestati con pesanti ed inaccettabili  accuse che vanno dall’ omicidio volontario, all’associazione  per  delinquere, in seguito al presunto incidente occorso nell’ ambito della lotta antipirateria, in Oceano Indiano. Dopo 2 giorni, una buona nuova insieme ad una doccia fredda; la buona notizia è  quella della concessione della loro  libertà provvisoria, dietro versamento di cospicua cauzione; quella cattiva viene dall’Alta Corte del Kerala che  ha respinto il ricorso italiano circa la giurisdizione  sull’incidente avvenuto in Alto Mare, e quindi in acque internazionali.  La questione di fondo, come noto, riguarda proprio  il rispetto del Diritto internazionale, e  la Convenzione sul Diritto del Mare di Montego Bay che si attaglia speficamente al fenomeno della pirateria, laddove –come nel caso in specie- l’incidente che avrebbe visto da un lato la Nave ‘’Enrica Lexie’’ con i suoi NMP (Nuclei Militari di Protezione) del San Marco, e dall’altro un peschereccio con a bordo pescatori indiani, scambiati per pirati e mitragliati con perdita di 2 vite umane , deve essere trattato secondo la giurisdizione di ‘’Bandiera’’, cioè italiana, visto che è occorso nell’Alto Mare. Cioè,  la giurisdizione  e quindi il processo deve essere fatto in Italia, pur  prescindendo dalla loro colpevolezza o meno ( io resto profondamente convinto, ben conoscendoli, della loro  innocenza, comunque! ma anche le nostre autorità dovrebbero essere dello stesso avviso….invece titubano…).                             Di più, trattandosi di Militari che rappresentano uno Stato –anzi sono lo Stato-  comandati in missione antipirateria, godono indiscutibilmente della speciale immunità connessa con il loro status e riconosciuta da tutte le Convenzioni internazionali. Gli indiani, per contro,  hanno confutato  e formalmente rigettato –ieri- tali  ‘’titolarietà’’, dando  ulteriori schiaffoni  all’Italia, abusando della loro normativa penale nazionale cui hanno attribuito un ‘’primato’’ surrettizio che spetta, invece, al Diritto internazionale  : maliziosi e astuti come i pirati, nel catturare la nave con l’inganno , nell’ arresto dei 2 Fucilieri, nel falsare le prove balistiche, e poi  coriacei nel pretendere  la ‘’superiorità di rango’’ della loro legge, ancorchè palesemente conflittuale con la normativa internazionale  sopracitata. L’inanità  sostanziale, mostrata dallo Stato italiano nella vicenda, preoccupa; le azioni diplomatiche  ‘’soft’’ e le  strategie  ad esse connesse  si sono rivelate  poco influenti ; tenere il ‘’profilo basso ed il massimo riserbo’’ non sta pagando, se non parzialmente.  A distanza di  100 giorni  da quel famigerato 15 febbraio –data dell’evento- qualcosa di positivo sembra   affermarsi con il trasferimento dei 2 Fucilieri  in una struttura diversa dal carcere per delinquenti comuni, in un appartamentino dell’ ex-riformatorio di Kochi ; anche la concessione  dei  ‘’domiciliari’’  dietro cauzione, è uno step importante. Fonti diplomatiche  avevano  subito  considerato  quel primo trasferimento  ‘’un passo positivo della vicenda, ancorchè tardivo ed insufficiente’’, attesa la necessità del riconoscimento fondamentale del loro status di militari in missione  antipirateria comandati dalla Repubblica italiana.  Principio  internazionale finora del tutto negletto dalle autorità indiane ed oggi, sembra, parzialmente accettato.  Continuano  invece  i  ‘’palleggi’’ fra varie Corti, da quella di Delhi a quella del Kerala, che sono arrivati a qualificarli  addirittura quali ‘’terroristi’’, che operavano su una Nave’’ privata’’ e non avevano alcuna dipendenza gerarchica dal governo italiano!  Se tali assunzioni sono  l’effetto  di azioni  diplomatiche basate sulla mediazione e sul dialogo, forse è  meglio cambiare  le nostre strategie; l’aver portato all’attenzione del  Palazzo di Vetro la  questione, rimarcando il disappunto nazionale e la palese infrazione del Diritto internazionale soprattutto nelle operazioni antipirateria, ha molto meravigliato lo stesso Segretario Generale delle NU, che ha condiviso  l’opera italiana di mediazione,… ma senza alcun impegno!  L’aver richiamato in Patria il nostro ambasciatore a New Delhi per consultazioni  e  mostrato il nostro rincrescimento a quello indiano a Roma, sono serviti a smuovere  appena le acque, ma senza turbamenti indiani. Forse, visto che il dialogo e la mediazione hanno dato  solo risultati marginali, e la beffa continua, bisogna  essere ancora più determinati e meno diplomatici ; primo: denunciando formalmente l’India all’ ONU per ‘’gross violations’’ al Diritto internazionale, come Paese fuori dalla Carta delle N.U.; secondo: far rientrare il loro ambasciatore in India . Poi ,per far pesare la situazione a livello mondiale,-terzo-: togliere ,subito, le nostre Unità navali dalle varie Coalizioni operanti in Oceano indiano proprio nel contrasto alla pirateria, considerando non più  ‘’sicura’’ la partecipazione  di militari  vista la degenerazione indiana. Ciò  a  significare  che di fronte a paradossali  prese di posizione dell’India, o di un qualunque altro Stato, con una spregiudicatezza inaccettabile, non  si può adottare una linea ondivaga, sottotraccia, sperando solo nel riserbo e nel dialogo: che è fra sordi. Bisogna far sentire la propria voce, denunciare  con determinazione l’infrazione dei diritti fondamentali (Internazionali) e mettendo in totale e chiara evidenza il loro comportamento di ‘’pirati’’, con tutti i mezzi possibili. Anche la pubblica opinione ha  voce flebile ; è frustrante  -ma emblematico del nostro patriottismo ‘’sinistrorso’’ che manifesta nelle piazze  per le più solenni sciocchezze -vedere  quanto  ‘’poco’’  i nostri media , che si definiscono liberali e democratici, supportino  e  parlino dei 2 Fucilieri. Almeno  i marinai italiani  e le persone di buon senso civico  e statuale  debbono tenere vivo l’interesse sulla vicenda, a qualunque costo; bisogna uscire dall’ombra, cambiare la strategia  del ‘’silenzio assordante’’ (ed un po’ imbelle!) e quell’etica? dell’ acquiescienza  che favorisce solo gli indiani:  personalmente considero un ‘’dovere’’ scrivere di loro con regolarità, affinchè qualche ‘’ idea’’  venga recepita ed attuata da coloro che ci governano. Non possiamo sperare in  una ‘’riconversione indiana’’ verso le fonti del Diritto, né in una loro decisione giudiziaria indulgente,  comunque illegittima, ma che potrebbe infliggere sanzioni  estremamente severe ai nostri 2 Fucilieri : azioni e non parole. Di approcci  indiani arroganti, altalenanti, umorali ed illegittimi nei confronti di questi nostri 2 Fucilieri, che sono lo stesso Stato Italiano (che piaccia o no a qualche falso pacifista da strapazzo), in questi 3 mesi ne abbiamo visto troppi.  E, allora, procediamo con le ‘’azioni’’  suggerite qui  sopra; portare inoltre, formalmente –in parallelo e senza indugio-  il caso alla Corte internazionale di giustizia ( o ad un Tribunale terzo, neutro) affinchè i 2 Marò siano soggetti ad un processo ‘’giusto e legittimo’’ ed infine, incominciare- non a parole- a ridurre i nostri contingenti inseriti nelle diverse Coalizioni internazionali, a partire dalla missione  antipirateria ‘’ATALANTA’’  ed anche dall’Afghanistan, prefigurando un disimpegno anticipato anche sulla scaletta definita al recente Summit  NATO  di  Chicago. La dignità e la credibilità di uno Stato si misura non solo dalle capacità di dialogo e mediazione per la risoluzione di problematiche di rilievo, ma soprattutto  dal modo di porsi  e di far rispettare i propri Diritti nella  scena internazionale; e…non è mai troppo tardi!

Non aspettiamo che gli indiani emettano un verdetto  pesante nei confronti dei nostri Fucilieri; anticipiamo qualche nostra legittima  ‘’mossa’’ senza abbassare la guardia; non bastano  illusori  ‘’contentini’’ se poi si viene sbeffeggiati sulle questioni vitali,  ci vuole ben altro! E, allora, che il nostro governo  cambi  strategia; non ci sono scusanti, e non ce ne saranno se l’epilogo sarà disastroso  per i ‘’mandanti’’ responsabili : che debbono  fare  davvero di tutto – con azioni concrete , e non a parole- per farli tornare a casa, e presto!

amm. Giuseppe Lertora