Il governo centrale indiano non può interferire con il processo a carico dei due marò detenuti in Kerala per l’uccisione di due pescatori”. Si tratta  della dichiarazione rilasciata stamani ai media dal ministro degli Esteri indiano, S.M. Krishna.

In India, nel carcere di Trivandrum capitale dello stato federale del Kerala sono stati incarcerati dal 5 marzo scorso, dopo essere stati il 19 febbraio scorso, due sottoufficiali della Marina Militare italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

I due sono accusati di aver provocato la morte di due pescatori locali che sarebbero stati uccisi dai militari italiani per errore in mare lo scorso 15 febbraio perché scambiati per pirati.

Un dichiarazione, quella odierna dal capo della diplomazia indiana, che giunge dopo che il 19 maggio scorso il tribunale indiano del distretto di Kollam nello stato federale del Kerala aveva rifiutato il rilascio su cauzione di Latorre e Girone, attualmente detenuti in India formalmente incriminati per omicidio.

Per la corte indiana sussistono rischi di fuga dal Paese dei due o la possibilità che possano influenzare i testimoni.

I due militari italiani facevano parte di un team di sicurezza di 6 soldati denominato Nucleo Militare di Protezione, NMP, istituito dall’Italia con la legge 130 del 2011 per difendere le navi di bandiera dai pirati. Al momento dell’incidente i due si trovavano imbarcati a bordo della MN
Enrica Lexie della società marittima F.lli D’Amato di Napoli battente bandiera italiana.

Attualmente tra Italia e India è in corso una dura battaglia legale in quanto le autorità italiane sostengono che la vicenda rientra nelle competenze internazionali che le attribuisce chiaramente  la competenza giurisdizionale in quanto la nave italiana Enrica Lexie al momento dell’incidente si trovava in acque internazionali e che i due militari italiani erano impegnati in una operazioni antipirateria internazionale per conto dello stato italiano e quindi godono di immunità funzionale.

In base a queste considerazioni le autorità italiane ritengono che i due marò debbano essere giudicati solo in Italia.

L’India invece, è convinta del contrario.

Secondo le leggi indiane se Latorre e Girone dovessero essere giudicati in India e dichiarati colpevoli di omicidio rischiano l’ergastolo o la pena di morte.

Un sottile filo di speranza per l’Italia di far valere le proprie convinzioni che poi, di fatto sono quasi delle certezze, è legato al ricorso presentato dal governo italiano alla Corte Suprema Federale di New Delhi che dovrebbe nelle prossime settimane esprimersi sulla competenza giurisdizionale e sulla immunità funzionale a cui si appella l’Italia.

L’Italia ha scelto come forma di protesta, verso gli sviluppi giudiziari della vicenda e specie contro le assurde accuse formulate dalla polizia indiana contro i due militari italiani, di richiamare in patria il proprio ambasciatore a New Delhi, Giacomo Sanfelice e di convocare alla Farnesina quello dell’India a Roma per portarlo a conoscenza della delusione del governo italiano su questi sviluppi.

Ferdinando Pelliccia