Gli investigatorti indiani hanno completato le loro indagini e contro i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno formulato i capi d’accusa.

Capi che vanno dall’omicidio, tentato omicidio, danni e azione comune per delinquere e comprendono anche la violazione dell’articolo 3 della Convenzione Internazionale per la repressione degli atti illeciti nella navigazione marittima.

Il deposito del dossier è avvenuta in extremis  proprio l’ultimo giorno utile per poterlo fare. Oggi infatti scadevano i 90 giorni che la legge indiana concede per farlo.

Se fosse passato questo termine l’Italia potreva chiedere e ottenere la scarcerazione immediata dei due militari su cauzione e forse un poco era su questo che si contava,  specie negli ultimi giorni.

Gli indiani però, hanno servito la’ beffa’ agli italiani con capacità e di questo se ne  devono essere resi conto in tanti.

Tanto è vero che alla luce di questi sviluppi  l’Ambasciatore a New Delhi, Giacomo Sanfelice è stato richiamato a Roma per consultazioni con il Governo.

Una formula questa, usata spesso nei casi in cui si decide di congelare temporaneamente i rapporti diplomatici tra due Paesi.

Un ‘incredibile svolta che rischia ora di inasprire i rapporto già tesi tra India e Italia.

Un primo segnale che le tensioni possano far precipitare a minimi storici i rapporti tra i due Paesi è il ”molto franco’ incontro  che si è svolto stamani  nella capitale del Kerala,  Trivandrum,  tra il numero due della Farnesina, Staffan de Mistura ed il primo ministro dello stato federale indiano, Oommen Chandy.

L’incontro era programmato nell’ambito dellavisita, la terza in pochi mesi, di de Mistura nel Paese asiatico in continuazione del febbrile lavoro diplomatico intrapreso dallo scoppio della vicenda oltre tre mesi fa.

Un incontro che si è svolto, come era da immaginarsi, con pochi convenevoli quasi a ‘muso duro’ tanto è vero che i due alla fine dell’incontro si mostravano con i volti chiaramenti segnati dal disappunto derivante dal diverso modo di vedere i fatti relativi alla vicenda che vede coinvolti i due marò detenuti in India con l’accusa di duplice omicidio.

De Mistura contesta a Chandy soprattutto il non immediato trasferimento dei due sotufficiali di marina dal carcere ad un’altra struttura non carceraria, come richiesto dalla Corte Suprema indiana. Chandy tergiversa ed ha rimandato ogni decisione di qualche giorno ancora.

Un fatto questo che ha molto deluso e demoralizzato anzitutto i due diretti interessati, Latorre e Girone, che vedevano in questa soluzione forse un modo per sentirsi meno ‘prigionieri’.

In merito al dossier depositato in tribunale stamani in India, de Mistura ha affermato che: “Aspetto a fare commenti dopo aver letto i capi di accusa, le motivazioni e le prove presentati”.

Il dossier dovrebbe essere portato a conoscenza dell’Italia entro le prossime 48 ore per farne partecipe la difesa.

Tutta la vicenda ha davvero dell’incredibile.

I due militari italiani quando è accaduto l’incidente, perchè  è solo questo, si trovavano a bordo di una nave italiana, la Enrica Lexie, per difenderla dai pirati in virtù di una legge italiana la Legge 130 del 2011.

Una situazione quella in corso che sta duramente mettendo alla prova  anche le famiglie dei due sotoufficiali di marina.

Tutta la loro insofferenza per una situazione condita da un lungo temporeggiare e tergiversare traspare principalmente dalle loro parole.

Essi chiedono al governo in particolare di cominciare a battere i pugni sul tavolo.

Purtroppo la verità è che tutta la vicenda è nata in maniera anomala e come tale è cresciuta alimentata da motivazioni politiche e forse sociali.

Il fatto è che nello stato del Kerala, da dove provenivano Valentine Jelestine e Ajesh Binki, i due pescatori uccisi in mare il 15 febbraio scorso, la vicenda è cresciuta nella convinzione generale che i due siano morti perchè qualcuno ha giocato a tiro a segno con loro.

Una convinzione che nessuno finora ha cercato o potuto dissipare.

Incidenti come quello che ha visto coinvolto, loro malgrado, i due marò sono nell’ordinarietà nell’Oceano Indiano. Si tratta di un mare infestato dai pirati somali che assaltano le navi per catturarle, dirottarle e tenerle in ostaggio,  insieme ai loro equipaggi, per mesi se non per anni pretendendo in cambio del loro rilascio un riscatto milionario.

Molto spesso i predoni del mare  usano barche da pesca per colpire mimetizzandosi in questo modo  tra i centinaia di pescherecci che solcano quel mare.

A volte è capitato che qualche pescatore sia stato scambiato per pirata e arrestato o addirittura ucciso.

Una situazione questa che ha esasperato le comunità costiere dei Paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano. L’India in particolare è tra i Paesi più colpiti da questo ‘fenomeno’. Infatti, pochi giorni dopo l’incidente che vede coinvolti i due marò ne avvenne un altro sempre al largo delle coster meridionali indiane, per fortuna con minori conseguenze.

Ferdinando Pelliccia