Dopo un’intesa settimana che ha visto tante situazioni concretizzarsi in tanti si aspettano che la prossima settimana la vicenda marò sia ancora di più al centro dell’attenzione per tanti diversi motivi.

Lo scorso venerdì si è tenuta una nuova udienza davanti alla corte del distretto di Kollam.

In quell’occasione il giudice ha deciso di estendere di altri 14 giorni la carcerazione preventiva per i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che ora scade il 25 maggio prossimo.

Il giudice ha anche stabilito che entro il 19 maggio prossimo il gruppo di indagini speciali, Sit, della polizia del Kerala deve presentare i capi di accusa contro i due.

La richiesta di chiusura delle indagini è motivata dal fatto che stanno per scadere i termini concessi dalla legge indiana per la carcerazione preventiva, tre mesi.

Nella stessa sede è stata anche presentata dai legali dei due sottoufficiali di marina una richiesta di libertà su cauzione per loro. Una richiesta che è stata però, respinta dalla corte.

Annunciato contro questa decisione un ricorso, che verrà presentato la prossima settimana.

La corte di Kollam ha respinto la richiesta per ragioni di competenza in quanto non ha i poteri per concedere la libertà su cauzione ne per  respingerla definitivamente.

Si è trattato di un passaggio obbligato questo, che ora permetterà ai legali dei due militari italiani di rivolgersi direttamente alla ‘Session Court’, il tribunale superiore di Kollam, per presentare stessa istanza.

I due militari italiani attualmente si trovano in carcere a Trivandrum in India con l’accusa, avanzata dalle autorità dello stato federale indiano del
Kerala, di aver ucciso in mare per errore due pescatori indiani scambiati per pirati. Se giudicati secondo la legge indiana rischiano l’ergastolo quanto la pena di morte.

Nel momento dell’incidente, il 15 febbraio scorso, i due marò erano impegnati in un servizio di scorta anti-pirateria a bordo della nave italiana, Enrica Lexie, come stabilito da una legge italiana, la 130 del 2011.

Nei prossimi giorni, 15 maggio, è attesa anche la decisone in merito al provvedimento adottato dalla Corte suprema di New Delhi il 9 maggio scorso. In quell’occasione sono stati dati 7 giorni di tempo alla direzione della prigione di Trivandrum per decidere se concedere o meno la possibilità a Latorre e Girone di avere una sistemazione alternativa al carcere. Una sorta di arresti domiciliari.

L’India ha agito spingendo avanti la tesi che il fatto che le vittime siano indiane e che si trovassero su un peschereccio indiano sono elementi validi a giustificare tutte le misure restrittive che le autorità indiane hanno adottato.

In verità il diritto internazionale stabilisce che ciò che avviene in acque internazionali, come in questo caso, va giudicato dalla giurisdizione di bandiera. Da questo principio è nata una lunga battaglia legale con l’Italia.

La prossima settimana la vicenda sarà ancora di più al centro dell’attenzione in quanto per il 15 maggio prossimo è atteso in India anche il numero due della Farnesina, Staffan De Mistura nell’ambito dell’azione di pressing sulle autorità indiane per riportare a casa i due marò in atto da mesi da parte della diplomazia italiana.

Nel frattempo, sono rientrati in Italia gli altri 4 commilitoni dei 2 marò che costituivano il Nucleo Militare di Protezione, NMP, in servizio anti-pirateria a bordo della Enrica Lexie.

I 4 rientrati in Italia la sera del 10 maggio scorso dopo aver potuto lasciare l’india il 5 maggio scorso quando la Enrica Lexie a bordo della quale sono rimasti segregati dal 15 febbraio scorso ha ricevuto il via libera a lasciare il porto di Kochi nel Kerala.

Renato Volgina, Antonio Fontana, Alessandro Conte e Massimo Andronico, tutti pugliesi e tutti fucilieri del Reggimento San Marco ai pm della Procura di Roma, Francesco Scavo e Elisabetta Ceniccola, e a quelli della magistratura militare, che li hanno interrogati per tutta la notte hanno raccontato la loro versione dei fatti, ma soprattutto hanno detto di non essere stati testimoni diretti della sparatoria.
La loro audizione è stata comunque secretata.

I 4 militari italiani, a differenza degli altri due che sono formalmente indagati per omicidio volontario, sono stati ascoltati come persone informate dei fatti.

Ancora una volta i magistrati italiani sono tornati anche sulle circostanze che hanno portato la nave a tornare in acque territoriali indiane mossa che l’ha praticamente gettata nelle mani degli indiani. Al fine di chiarire finalmente ogni dubbio su chi abbia autorizzato l’inversione di rotta dovrebbe essere ascoltato anche Umberto Vitelli, comandante della nave italiana al tempo dei fatti.

Vitelli e il suo secondo, Carlo Noviello sono stati infatti sbarcare a Colombo nello Sri Lanka dall’armatore, la società di navigazione F.lli D’Amato di Napoli, che ha deciso di far continuare il viaggio alla Enrica Lexie con un nuovo comandante.

Una decisione che potrebbe dare spazio a tante interpretazioni.

Ferdinando Pelliccia