In confidenza tutto quello che sto leggendo in queste ore sulla liberazione di Bruno Pelizzari e non Pellizzari, come si ostinano tutti a scrivere, Farnesina in testa, ha il sapore di notizie preconfezionate o frutto di chissà quali fantasie.
A Durban dove Bruno viveva e lavorava come ascensorista con la passione per la vela però, non di certo uno skipper come in tanti sostengono, vivono anche i suoi due figli Frans Pelizzari il primogenito e Jeffrey Pelizzari.
In quel lontano Paese da cui in pratica con questo trasferimento le autorità italiane stanno allontanando Bruno, vivono anche le 5 sorelle.
Vera Pelizzari in Hecht, Laura Pelizzari in Dickason, Dora Pelizzari in Hunt, Patrizia Pelizzari in Kelroe-Cooke e Nora Pelizzari in Wright.
Per cui sarebbe stato più sensato portarlo dalla Somalia in Sudafrica che era li a due passi: non in Italia.
Ed invece, nello spirito che sta animando tutta questa vicenda. Uno spirito fatto di improvvisazione in quanto dalla sera alla mattina ‘quelli’ della Farnesina si sono trovati tra le mani una notizia da spendere bene ai fini della rivalutazione del loro operato da sempre criticato specie nella gestione dei casi i cui italiani si sono trovati ostaggi nel mondo.
Probabilmente non sapendo nulla della vicenda e ancor di più animati dalla volontà di voler ‘mostrare’ un nuovo successo all’opinione pubblica italiana, l’italiano naturalizzato sudafricano Bruno Pelizzari sta tornando in quella Italia da cui ci mancava da tanti anni e che finora poco si era preoccupata che lui era ostaggio di una gang somala tanto è vero che mai lo aveva enumerato tra gli italiani ostaggi nel mondo.
Se il ministro avesse veramente informato della sua liberazioni i familiari questi di certo gli avrebbero detto portatecelo da noi ossia in Sudafrica che ormai è la seconda patria di Bruno avendo acquisito anche la cittadinanza di quel lontano Paese africano. Invece , ora dovranno sobbarcarsi loro un lungo viaggio per venire a riprendersi Bruno in Italia che ormai non è più la sua casa tanto è vero che Bruno non parla nemmeno italiano.
Una forte delusione l’ho ricevuta da Staffan de Mistura che è il mio idolo, ma del resto fa il suo mestiere che è quello del diplomatico e lo fa anche bene. Il numero due della Farnesina ha affermato: “Grande soddisfazione. E’ stato un ottimo lavoro di squadra. Ancora una volta la dimostrazione che nei casi come questo è importante avere pazienza determinazione e aspettare il momento giusto, evitando in ogni caso una prova di forza”.
Vorrei capire dove sta questo lavoro di squadra. La pazienza ci sta tutta, ma è di chi è costretto a leggere le ‘cose che dichiarano’.
Il momento giusto di fatto è stato un colpo di fortuna dei governativi somali che si sono imbattuti nella gang che teneva in ostaggio Bruno e Debbie liberandoli.
Che siano stati poi, miliziani islamici di al Shabaab o meglio Imaarah Islamiya come si fanno chiamare adesso, ho i miei dubbi in quanto non avrebbero certo lasciato in vita gli ostaggi.
Ferdinando Pelliccia