All’indomani delle elezioni politiche in Grecia, oggi le borse europee non hanno dato segnali di ripresa tranne, appunto, quella di Atene. Nel primo pomeriggio a Milano, il Ftse-Mib torna a accentuare i cali con un meno 2,02 per cento, mentre la tensione si è ricreata anche sulle emissioni italiane. I rendimenti dei Btp a 10 anni risalgono al 6,05 per cento e il loro differenziale o spread rispetto ai Bund torna a 4,64 punti percentuali, o 464 punti base. Banche e titoli di Stato spagnoli sono tornati ad essere bersagliati da pesanti vendite. Oltre agli squilibri sui conti pubblici, la Spagna si ritrova a dover intervenire su un sistema bancario con numerosi istituti in grave dissesto, a causa delle loro esposizioni al comparto immobiliare. E oggi è di nuovo sulle banche che si concentrano i cali in Borsa, nel pomeriggio Madrid ha accusato un meno 1,74 per cento.

Il risultato elettorale greco di domenica non allontana lo spettro dei problemi di fondo dell’Unione europea valutaria e di questo ne è profondamente convinto Nigel Farage, leader del partito Indipendente britannico (UKIP) che, nel rimarcare come i tassi decennali sul debito spagnolo viaggiano oltre il 7%, denuncia lo spostamento della spirale della crisi dell’euro dalla Grecia alla Spagna.

“Piuttosto che una tornata elettorale – ha dichiarato Farage – il popolo greco dovrebbe avere l’opportunità di esprimere la propria volontà attraverso un referendum monetario, lo stesso promesso dal primo ministro Papandreou prima che fosse rimosso dal suo incarico, senza tanti complimenti  e con l’incoraggiamento della UE. In Grecia è notevole la crescita dei partiti contrari al salvataggio economico e all’euro rispetto alla disparità di finanziamenti che esiste nei confronti dei partiti filoeuropei e pro euro sovvenzionati in quel Paese”.

Lavinia Macchiarini