Le aspettative sull’imminente e decisivo consiglio europeo alimentano facezie e calembour di varia leggerezza. Così nell’umorismo mediterraneo – non c’è solo quello inglese – fioriscono battute più o meno sapide sulla partita di calcio Germania-Grecia: per esempio si osservava che in caso di parità poteva sempre valere lo spread. Oppure: calcio di rigore o calcio al rigore? E via esorcizzando. Da noi l’insofferenza per la crisi genera fughe dalla realtà, ora tragiche (suicidi), ora farsesche: spread o non spread – che importa? – dopotutto la moneta possiamo anche stamparcela in casa. O no? E come escludere un bel ritorno alla lira, senza più seccanti parametri prussiani? Non so se l’intento sia serio (è certo che già l’indomani si sarà trattato di “provocazione giornalistica”). Ma forse tutto è prodigiosamente possibile in un’economia che pretende di garantire l’occupazione impedendo i licenziamenti e costringendo alle assunzioni. Laddove tutto è drammatico e nulla serio, parrebbe imbarazzante e impopolare assumersi le responsabilità di decenni d’indebitamento folle, mentre prendersela con gli esosi puntigli di Frau Merkel può rivelarsi uno sfogo catartico e perfino ridanciano, anche per aggregare un (debole) spirito nazionale.

Sembra che Berlusconi si sia detto convinto che l’unico modo di battere Grillo sia spararle più grosse di lui, a ruota libera. E ci riesce: audience garantita, ma si stempera il già labile confine tra politica e comicità.

Ma ora l’Oscar del Vaneggiamento va a Michele Serra, spesso ironicamente arguto sull’Amaca di Repubblica, tra l’accigliato moralismo dei colleghi – e va comunque riconosciuto che un post-comunista spiritoso è uno scoop. Ma stavolta il Nostro si è un po’ allargato: “Si legge che il voto greco non basta ai mercati, e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata  di tutte le ragazze vergini?(…) Ma poi chi sono questi misteriosi mercati?(….)Perché siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica?”
Eh, no. Un brianzolo liberista selvaggio potrà anche permettersi di non sapere cos’è l’economia. Ma non l’erede del grande Fortebraccio. Non un raffinato intellettuale di sinistra che dovrebbe semmai insegnarci che, nell’ortossia di Das Kapital – accidenti, ancora e sempre i tedeschi! – l’ Economia è Tutto. Definisce ruoli e rapporti sociali, detta le leggi della Storia, commercializza le anime, condiziona l’essere e lo spirito (vedi anche la critica di Feuerbach all’Idealismo hegeliano). Marxisticamente parlando, l’economia può alienare l’uomo e lo stesso Michele Serra, per il quale urgono intensivi corsi di Materialismo Storico e Dialettico, perché alla fine possa realizzare che non di metafisica trattasi, ma del concretissimo debito pubblico italiano, ovvero delle risorse di tutti noi. Non saremo più proni davanti al Feticcio-Spread, caro Serra, solo quando avremo risanato le nostre finanze. Non prima.

Più compassato e anglosassone lo humour di Monti, che si rivolge personalmente all’ultima invenzione antropologica continentale, dopo la Casalinga di Voghera e il fatidico Idraulico Polacco: parliamo del Mario Rossi tedesco, ovvero del comune uomo della strada: “Herr Müller, si fidi dell’Italia, che non chiede nulla e dà molto.” In effetti il nostro Paese concede alla Grecia aiuti in proporzione maggiori della Germania stessa, e più della Germania ha titolo per attendersi comportamenti ellenici virtuosi, più che i meschini sotterfugi emersi anche ultimamente. Mentre la Finlandia, surreale ma vero, vorrebbe il Partenone come pegno.

In previsione del prossimo Consiglio, di fronte al ricorrente dilemma o binomio rigore-crescita, sembrerebbe lecita una certa fiducia. Certo la Merkel non potrà ancora cedere sugli Eurobond: per il momento il teutonico Herr Müller, che purtroppo vota, non glielo consente. In compenso cominceranno ad attivarsi tutta una serie di istituti e congegni finanziari e bancari (progetto Draghi), destinati ad assicurare buona liquidità all’Unione, tra garanzie reciproche e controlli unificati, nella prospettiva di una non troppo lontana associazione confederale. Si parla anche di un grande fondo di ammortamento (European redemtion fund) per garantire in solido i singoli debiti sovrani, alimentato dai vari membri in proporzione alle rispettive esposizioni. Che era appunto l’obiettivo degli Eurobond. Il progetto è tedesco: chissà, potrebbe anche preludere a un bel crescendo wagneriano. Ma alla fine, la Finlandia restituirà l’Acropoli?

Gian Luca Caffarena