Un corrispondente della Bbc, in viaggio con gli osservatori delle Nazioni Unite, è riuscito a vedere edifici sventrati e bruciati, ma nessun segno di vita nel piccolo villaggio vicino alla città di Hama dove mercoledì, 6 giugno, si era compiuta un’ennesima strage di civili.

Condannando il massacro, il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha dichiarato di essere profondamente preoccupato per la Siria, in cui potrebbe scoppiare una guerra civile da un momento all’altro.

Secondo la Bbc, almeno 78 sarebbero le persone che sono state uccise nell’attacco di mercoledì scorso che, secondo le opposizioni, è certamente avvenuto per mano delle forze di sicurezza del regime del Presidente Bashar Assad, che si sarebbero mosse insieme ai miliziani al Shabiha (formazioni paramilitari filogovernative considerate responsabili anche del massacro di Hula) prima bombardando il villaggio con l’artiglieria e poi compiendo le incursioni casa per casa. Ancora una volta, tra le vittime, molte donne e bambini.

Stando alla testimonianza di un attivista anti-regime di Hama, riportata da Al Jazeera, “la maggior parte delle vittime sono state bruciate nelle loro case e molte sono state uccise con i coltelli, in modo terribile”. Un’intera famiglia allargata, 35 persone in tutto, sarebbe stata completamente sterminata. E, infatti, un intenso odore di carne bruciata è quello che ha sentito il corrispondente della Bbc che oggi è riuscito a giungere sul posto.

Il governo siriano ha accusato genericamente “i terroristi” dell’accaduto, dichiarando: “quello che alcuni media hanno riferito a proposito di ciò che sarebbe successo ad al-Qubair, nella regione di Hama, è completamente falso. Sono stati dei gruppi terroristici a compiere quei crimini odiosi ad Hama, uccidendo nove persone. Le notizie diffuse dai media contribuiscono solo a versare il sangue dei siriani”.

Resta però il fatto che l’esercito regolare siriano ieri ha effettivamente impedito agli osservatori delle Nazioni Uniti di raggiungere il villaggio in questione. Questi ultimi sono però riusciti ad arrivare sul posto oggi, insieme al corrispondente della Bbc che ha affermato: “edifici sventrati, odore di carne bruciata e nessun segno di vita. Questo è ciò che resta del piccolo villaggio”. Secondo la Bbc, tra le nove e le 78 persone sarebbero rimaste uccise nell’attacco e, stando al racconto di molti attivisti, le forze governative avrebbero già provveduto a rimuovere i corpi delle vittime.

Secondo l’Onu sarebbero almeno 9mila le persone morte a causa delle proteste pro-democrazia che hanno avuto inizio il 15 marzo del 2011. Per l’Osservatorio siriano per i diritti umani, invece, le vittime sarebbero almeno 13mila.

Luciana Coluccello