Dalle pagine web del sito on line sudafricano http://www.iol.co.za/ viene rivelato che nel rilascio di Bruno Pelizzari e Deborah Calitz
hanno avuto un ruolo importante i membri della comunità somala in Sudafrica. Secondo questa comunità per il rilascio dei due turisti-velisti prigionieri in Somalia è stato pagato un riscatto di 700 mila euro e che questo riscatto sia stato versato solo in parte dai familiari dei due ostaggi. Per mesi amici, familiari e donatori privati, tra cui i rifugiati somali in Sudafrica, hanno contribuito a raccogliere il denaro per cercare di ottenere i fondi necessari a poter procedere con i negoziati con i loro sequestratori.
Alla fine è stata messa da parte una discreta somma, circa 150 mila dollari, che Vera Pelizzari in Hecht ha messo poi a disposizione dei sequestratori del fratello Bruno e dell’amica Debbie. Proprio l’aver stabilito il contatto con la comunità somala in Sudafrica ha dato un forte aiuto nella soluzione della vicenda.
Dalla stessa comunità sono giunti inviti ai sequestratori affinchè lasciassero andare i loro ostaggi perché questo non faceva bene ai rifugiati somali in Sudafrica. Il fatto stesso che Abdul Hakim Mohamed influente presidente Nazionale del Consiglio Comunitario in Sudafrica si trovasse in Somalia proprio nei giorni in cui sono stati rilasciato Bruno e Debbie porta a credere che forse si sia fatto portatore di parte del riscatto e forse mediatore nelle trattative e nello scambio.
Sempre secondo quanto rivela il sito http://www.iol.co.za/ sembra che la comunità somala in Sudafrica abbia anche contribuito all’individuazione sia del luogo dove erano detenuti Bruno e Debbie sia chi erano i loro sequestratori.
Inoltre, pare che effettivamente i due ostaggi erano prigionieri dei miliziani islamici che dal 2007 si battono contro il governo federale transitorio somalo di Mogadiscio, Tfg. Pare che a questi fossero stati ceduti dalla gang del mare che li aveva catturati in mare quasi subito dopo il sequestro avvenuto nell’ottobre del 2010. Sempre secondo quanto rivela il sito online sudafricano sembra che i tempi del rilascio di Bruno Pelizzari e Deborah Calitz abbiano ricevuto una forte spinta in avanti dopo l’avvio di relazioni diplomatiche tra Sudafrica e Somalia.
A margine di tutto questo lo scorso mese di marzo Vera Pelizzari mi raccontava in una mail di essersi messa in contatto con i Carabinieri d’Italia che avevano avuto un contatto con la madre che vive a Rezzonico, Marena, Como. Bruno Pelizzari ha 2 passaporti italiano e sudafricano ed è il suo unico figlio maschio di sei figli. Le hanno detto che la vicenda non doveva diventare pubblica, e hanno promesso che se ne sarebbe occupati, ma non li abbiamo mai più sentiti. In merito Vera mi ha fornito una lettera data luglio 2011 indirizzata al maresciallo dei carabinieri Zacconi da cui mi ha riferito di non aver mai ricevuto risposta. Vera racconta che non ricevendo aiuto da nessuno e tantomeno dai governi sudafricani e italiani, avendo Bruno doppia cittadinanza, quanto fosse stato importante l’aiuto ricevuto invece, da Darren Simpson che su una stazione radio con coraggio ha colto l’occasione per esporre tutta la storia e fare un grande spettacolo. La cosa ha dato molto risalto alla vicenda e portato un sacco di soldi in donazioni. Vera racconta anche che dopo diverse ‘disavventure’ avute con presunti mediatori dei pirati aveva lei stessa
stabilito un contatto diretto con i sequestratori. Il suo interlocutore si chiamava Alì. Vera racconta di aver offerto ad Alì in cambio del rilascio del
fratello Bruno e di Debbie 31mila dollari e poi, di aver subito rilanciato con 76 mila dollari e di aver ricevuto in cambio una risata di scherno. Vera però, racconta di aver capito che nel trattare occorreva tenere bassa la somma da offrire perché era scontato che dall’altro lato se ne uscivano con la solita richiesta di 1-2 mln di dollari che poi veniva spuntata ogni volta che si rilanciava per questo era importante partire bassi per poi arrivare ad una cifra accettabile.
Alla fine questa vicenda ha evidenziato come sempre quanto sia complesso negoziare per ottenere il rilascio degli ostaggi in mano ai pirati somali e ancor peggio della solitudine che vivono amici e familiari di sequestrati lasciati soli con le loro angosce. Il brutto è che poi, puntualmente chi è rimasto fuori da tutta la storia si presenta, a cose fatte, a guadagnare la scena e a mostrarsi sul palco come se fosse stato merito suo il buon esito della vicenda. In questo caso specifico Bruno Pelizzari deve il suo ritorno alla ‘vita’ alla forza di volontà e caparbietà di una piccola grande donna, la sorella Vera: è lei la vera eroina di questa vicenda.
Il fenomeno della pirateria marittima resta una costante minaccia per le navi commerciali e gli Yacht al largo delle coste della Somalia e nell’Oceano Indiano. Pur essendosi ridotta la percentuale della capacità di successo dei pirati somali in maniera decrescente il fenomeno continua ad impegnare economicamente e militarmente la comunità internazionale.
Ferdinando Pelliccia

