Pirati di nuovo in azione nelle acque dell’Africa Occidentale. Dopo gli episodi registrati alla fine dello scorso mese di giugno ieri i pirati hanno di nuovo attaccato un’imbarcazione nelle acque nigeriane nel Delta del Niger, regione petrolifera del sud del Paese africano. Ad essere stata presa di mira una barca che trasportava tre dipendenti dell’ENI verso un impianto petrolifero. Per il momento sembra che degli uomini a bordo della nave uno sia morto annegato e altri due risultino dispersi. Il morto è un cittadino nigeriano dipendente della società petrolifera italiana. L’episodio è avvenuto ieri lungo un fiume dello stato di Bayelsa e riporta di nuovo alla ribalta un fenomeno che nella regione comincia ad prendere piede ed espandersi in maniera pericolosa. Il fatto che il fenomeno della pirateria marittima sia in forte crescita nelle acque del golfo di Guinea, un’area che copre una dozzina di Paesi tra cui Togo, Lagos e Nigeria, preoccupa  non pochi. Almeno fino al 2010 il mare del West Africa sembrava quasi immune al fenomeno della pirateria marittima. Negli ultimi mesi però, si sono registrati assalti quasi ogni settimana. Tentativi di assalti che sono portati per lo più da predoni del mare nigeriani. Secondo l’International maritime bureau, Imb, nel primo semestre del 2012 sono stati messi in atto almeno 32 attacchi pirati dei quali gran parte andati a buon fine. Il conto è presto fatto. Rispetto allo stesso periodo del 2011 si registrano almeno 26 assalti in più. Un crescendo che viene letto in maniera negativa in quanto a livello mondiale gli atti di pirateria marittima sono in calo. Un calo che si registra persino al largo della Somalia dove il fenomeno negli anni scorsi, periodo 2009-2011, aveva raggiunto livelli preoccupanti. Sempre secondo quanto riporta l’Imb la maggior parte degli attacchi sono avvenuti al largo della Nigeria. Un particolare che rende chiaro che la maggiore attività è svolta proprio dalle gang del mare nigeriane. Addirittura sembra che questi predoni del mare stiano cominciando a colpire anche al largo lontano diverse miglia dalle coste. Un fatto questo che denota un evoluzione nel fenomeno oltre che un ricorso da parte dei pirati  nigeriani ad imbarcazioni d’altura, probabilmente pescherecci sottratti a pescatori e quindi anche facilmente mimetizzabili. A preoccupare è anche l’aumento della violenza. Si comincia a registrare un numero elevato di marittimi uccisi o feriti nel corso degli assalti pirati che ora avvengono anche durante la navigazione. Un fatto questo che in passato difficilmente si verificava. Gli ultimi episodi accaduti hanno mostrato un vero e proprio salto di qualità nelle azioni dei pirati nigeriani che oramai agiscono con modalità simili a quanto avviene di fronte alle coste somale come se avessero subito dei preoccupanti ‘innesti’. Si registra anche un cambio nel tentativo di catturare le navi. Prima l’assalto avveniva quasi sempre mentre le navi erano impegnate nelle operazioni di trasferimento del carico e lo scopo era quello di rubare il carico per poi, rivenderlo al mercato nero.  Questo faceva si che il sequestro si risolvesse in breve tempo. Se il trend del fenomeno dovesse continuare nella sua salita uno  degli hub commerciale emergenti nel Continente africano si ritroverebbe in serie difficoltà. La minaccia che viene dai pirati nigeriani porterebbe infatti, un danno enorme a quello che ormai è considerato il più importante hub per l’approvvigionamento di petrolio, metalli e prodotti agricoli per l’Occidente. Nell’agosto del 2011 la maggiore compagnia assicuratrice mondiale, i Lloyds Association di Londra, ha definito le acque del Golfo di Guinea come rischio al pari della zone di guerra. Un fatto questo che ha pericolosamente accomunato il mare dell’Africa Occidentale a quello dell’Africa Orientale. Un po’ come avvenne nel 2007 per il mare della Somalia questo ha comportato infatti, una forte impennata nei costi
assicurativi per gli armatori. La storia quindi si ripete e tra qualche mese la comunità internazionale potrebbe ritrovarsi a dover affrontare in maniera preoccupante il fenomeno della pirateria marittima anche sul fronte occidentale oltre che orientale. Per combattere il fenomeno, ormai in fase crescente, dalla fine del mese di settembre del 2011 diversi Paesi del Golfo di Guinea, in particolare Nigeria e Benin, hanno iniziato un pattugliamento navale congiunto alla largo delle loro coste, mentre è in fase di approntamento anche una forza aerea per il pattugliamento dall’alto. La lotta alla pirateria marittima però, come la Somalia insegna, deve essere condotta in maniera decisa e oltre la comunità internazionale deve coinvolgere anche tutti i Paesi della regione che per contrastare il fenomeno nel Golfo di Guinea devono costituire una loro forza militare navale congiunta specializzata appunto nel contrasto al fenomeno e questo prima che sia troppo tardi.

Ferdinando Pelliccia