Una improvvisa malattia ha ucciso in ospedale in Belgio, dove era ricoverato dallo scorso mese di luglio, Meles Zenawi. La morte del  cinquantasettenne primo ministro etiope è sopraggiunta nella notte tra lunedì e martedì al termine di una improvvisa quanto misteriosa malattia durata due mesi e che si era complicata nelle ultime settimane. Un periodo questo, in cui il leader etiope è completamente scomparso dalla scena politica nazionale e internazionale. L’ultima sua apparizione pubblica risale infatti, al mese di giugno scorso in Messico partecipò al G20. Ex leader della guerriglia separatista dell’Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front, FRDPE, contribuì nel 1991 alla cacciata di  Mengistu Haile Mariam. Da allora ha sempre dominato la vita politica nazionale prima come presidente dal 1991 al 1995 e poi, come premier. Zenawi era primo ministro  dell’Etiopia dal 1995, l’ultima riconferma nel 2010, e di recente aveva annunciato di volersi ancora candidare anche alle elezioni del 2015. Le sue funzioni saranno ora assunte ad interim dal vice premier, Hailemariam Desalegn. Zenawi era un abile stratega oltre che un abile politico. L’Etiopia sotto la sua guida ha ricevuto un massiccio afflusso di aiuti e investimenti dall’estero che ha fatto conoscere al Paese africano un boom economico non indifferente che ha molto aiutato il Paese africano a crescere. Con la morte di Zenawi in Etiopia, ma anche in tutto il Corno d’Africa, si aprono ora nuovi e incerti scenari. La sua morte lascia infatti, un profondo e improvviso vuoto di potere in uno degli stati chiave della tormentata regione africana. Difficile però, credere che l’Etiopia non continui a muoversi lungo il solco tracciato dal suo primo ministro che ha dominato la politica nazionale e regionale per oltre due decenni senza mai sbagliare un ‘colpo’. Negli ultimi anni grazie al suo premier l’Etiopia ha assunto infatti, un ruolo centrale nel destino di molti Paesi confinanti. Personaggio rappresentativo Zenawi si era dimostrato un valido alleato, in particolare degli Stati Uniti, nella lotta al terrorismo di al Qaeda nella regione e specie nella vicina Somalia dove l’Etiopia ha inviato anche il suo esercito nel 2006 a sostegno del debole governo transitorio somalo di Mogadiscio, Tfg, per combattere e contribuire alla cacciata dal Paese del movimento dell’Unione delle Corti Islamiche, UCI, e guadagnarsi in questo modo ancora di più la stima  e la gratitudine dell’Occidente. Zenawi aveva svolto un ruolo importante anche nei colloqui di pace che poi, hanno condotto alla formazione di due stati, il Sud Sudan e il Sudan. Un attivismo politico il suo oscurato però, più volte nel corso degli anni da accuse di violazioni dei diritti umani e di violenze contro i suoi oppositori. La morte del leader africano ha suscitato enorme dispiacere e coinvolgimento nella comunità internazionale che ha voluto esprimere le proprie condoglianze al popolo etiope per la perdita del loro leader. Mentre da una parte si piange per la morte del premier etiope dall’altra ci sono coloro i quali invece, la festeggiano. A salutare con compiacimento la morte di Zenawi sono stati in Somalia i miliziani islamici filo al Qaeda degli al Shabaab. Per anni hanno subito la pressione militare di Addis Abeba e di Zenawi ed ora sperano che con la sua morte questa pressione si riduca. I mujaheddin somali hanno definito la giornata ‘storica’ sostenendo che l’Etiopia ora collasserà. Un’idea quest’ultima che fonda le sue basi sul fatto che l’Etiopia è uno tra gli Stati africani con il maggior numero di etnie diverse e che difficilmente ora continueranno a convivere in pace. Zenawi aveva avuto una grande intuizione che evitò la dissoluzione dell’Etiopia. Nel 1994 l’allora presidente etiope fece approvare una Costituzione di stampo federalista per contrastare le spinte disgregadici.

Ferdinando Pelliccia