Il 24 agosto scorso al largo della Somalia si è tenuto un incontro. Ad incontrarsi sono stati i comandanti della forza navale dell’UE Somalia – Operazione Atalanta, EUNAVFOR, della missione NATO, Operation Ocean Shield,  e della Combined Task Force 151, USA. Il Commodoro Ben Bekkering, Olanda, a capo della missione Ocean Shield, e il Contrammiraglio Anho Chung, Repubblica di Corea, comandante della Task Force 151, sono stati ospitati a bordo della nave anfibia ITS San Giusto della Marina Militare Italiana che è la nave ammiraglia della missione Ue comandata dal Contrammiraglio Enrico Credendino, Italia. Delle altre due missioni sono rispettivamente navi ammiraglie la HNLMS Rotterdam e il ROKS Wang Geon. Incontrarsi per scambiarsi informazioni o idee o anche solo per parlarsi in maniera diretta è ormai entrato a far parte della routine nel contrasto al fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia. Appena il 23 luglio scorso si era infatti, tenuta un’altra riunione a bordo dell’allora nave ammiraglia della missione NATO, la HNMLS Evertsen. Lo scopo dichiarato di questi incontri è quello di analizzare congiuntamente i risultati ottenuti nel contrastare i pirati somali e tirare le somme facendo un bilancio sui risultati raggiunti. In questo modo congiuntamente si riescono poi, a tacciare le linee per nuove strategie di contrasto al fenomeno. Servono quindi a meglio affrontare il  fenomeno è sono figli di quella nuova politica varata di recente e basata su una maggiore collaborazione e migliore coordinazione nel contrasto al fenomeno almeno tra le tre principali missioni navali internazionali. Si lavora però, per allargare il dialogo anche alle altre missioni navali di quei Paesi che operano in maniera individuale. A questo scopo il 21 agosto scorso il contrammiraglio Credendino ha incontrato il capitano Yeng Liang che comanda una nave da guerra cinese, la Zhang Zhou, dispiegata nel Golfo di Aden dalla Cina a difesa dei  mercantili. Il dialogo e la collaborazione tra le varie forze protagoniste del contrasto ai pirati somali serve a rendere ancora più efficace il contrasto ai pirati somali, in corso ormai da anni, nel mare del Corno D’Africa e Oceano indiano.  Un mare per la cui libertà la comunità internazionale, NATO, Ue, ONU e USA in testa, si è infatti, posta a difesa. A questo scopo dal 2008 ha inviato nel mare del Corno D’Africa e Oceano Indiano navi da guerra a difendere, dalle varie gang del mare che infestano quelle acque, le navi del programma mondiale per l’alimentazione delle Nazioni unite, PAM, che cariche di aiuti umanitari dovevano attraversare il Golfo di Aden e il bacino somalo. Successivamente la protezione si è estesa anche ai mercantili e alle petroliere che dovevano attraversare uno dei corridoi più strategici al mondo e che passa attraverso il bacino somalo. Un corridoio che è passaggio obbligato lungo la rotta che collega l’Asia con l’Europa. Una rotta  attraverso cui transitano gran parte delle merci e delle risorse naturali destinate all’Occidente.  A queste missioni sono state date, attraverso risoluzioni ONU, regole d’ingaggio che gli consentono l’uso della forza contro imbarcazioni pirate. Regole che permettono loro persino di spingersi in acque territoriali somale. Oltre agli USA, Ue e NATO anche altri singoli Stati come la Russia, Cina, India, Corea del Sud, Iran, Filippine e altri ancora hanno inviato nel mare infestato dai pirati somali loro navi da guerra che però, operano in maniera individuale. Dopo un periodo di insuccessi, dovuti soprattutto alla mancanza di collegamenti tra le vari missioni navali internazionali, queste missioni sembra che ormai non trovino più ostacoli nel contrastare il fenomeno della pirateria marittima nel mare  del Corno D’Africa e Oceano Indiano. La navi da guerra dispiegate contro i pirati somali sono riuscite a migliorare  la loro capacità  di intervento e l’efficacia nel prevenire gli attacchi pirati  che ormai al largo della Somalia e nel Golfo di Aden non si registrano più dirottamenti e sequestri di mercantili come era un tempo quando ad essere catturate erano anche fino a 6 navi a settimana.